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Era il 15 marzo del 2014 quando Marino Andolina ci rilasciò questa intervista. Era amareggiato ma combattivo. Fiducioso nella politica e nella magistratura. Ma poi le cose non sono andate come lui sperava. 

“Qui abbiamo centinaia di persone, di bambini e di adulti che stanno morendo le cui famiglie hanno l’evidenza che la cura può salvarli, probabilmente per la maggior parte, eppure questa possibilità di salvezza viene loro negata. Con motivazioni innominabili”.

Erano i giorni del fuoco incrociato contro il metodo Stamina e il medico faceva una sua analisi su ciò che accadeva. Difendeva il professor Davide Vannoni con cui portava avanti la battaglia. Convinto nel ribadire che la terapia funzionasse e che era in grado far guarire i malati. “Non fa male e fa bene e c’è una legge come il decreto Turco che lo permette” diceva. Quindi l’appello alla politica:“Il parlamento deve sostenerci per far sì che venga rispettata la legge Turco. Sette bambini con Sma, malattia progressiva mortale, sette su sette hanno movimenti articolari che prima non c’erano”.

In merito alle dichiarazioni di alcuni pazienti che lo accusarono di aver preso soldi per farli accedere alla terapia, disse:“nessuno mi ha mai pagato dagli anni ’70”. Era convinto, Andolina, che dietro la macchina del fango ci fosse una sola persona che agiva secondo la logica che:“Demolendo l’uomo si otteneva la demolizione della metodica”. Però, aggiunse:”Se noi abbiamo ragione loro potrebbero andare in galera”.

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