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Arrivano le trivelle in Adriatico. Grazie a ministero della Transizione ecologica e all’ex ministro Costa

Arrivano le trivelle in Adriatico. Grazie a ministero della Transizione ecologica ed ex ministro Costa

Il progetto delle trivelle in Adriatico parte da lontano. E mentre in Italia si faceva una finta battaglia, i colossi avevano già le autorizzazioni

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L’immenso giacimento di gas attende solo di essere trivellato. Un progetto che sarebbe dovuto partire già l’anno scorso e che oggi, grazie al famoso ministero Transizione ecologica vede il suo compimento.

Listen to “Trivelle-MP3” on Spreaker.

E a breve verrà costruita la piattaforma estrattiva. Com’era ovvio, la decisione ha fatto andare su tutte le furie i sindaci della zona del Po, di destra e di sinistra. Le trivelle in Adriatico arrivano.

“Sia chiaro, noi non vogliamo diventare come Taranto”.

Gianni Padovani è il sindaco di Mesola, ed è anche presidente della Comunità del Parco, che associa i colleghi di un territorio di quasi 140mila ettari di area protetta, riserva di biosfera e quindi Mab Unesco. Aree, dunque, in cui si tutelano la biodiversità e sviluppo sostenibile.

“Da quando siamo stati incoronati come Mab, abbiamo puntato tutto sul turismo ambientale, e slow. Il nostro è un territorio poco urbanizzato, il mare è quello della pesca e delle vongole, per noi anche una trivella è già troppa”, dice Padovani, e ricorda anche che nel Boscone della Mesola vive il cervo autoctono (Cervus Elaphus).

Tra l’altro, il governo pare essere schizofrenco. Infatti, da una parte approva le trivellazioni e dall’altra con il Recovery Fund mette sul tavolo 55 milioni per un progetto di protezione delle pinete e delle dune, da Rosolina a Ravenna.

Il sindaco di Goro, Diego Viviani, a Repubblica spiega quale altro problema porteranno le trivelle. “Questi impianti di trivelle sono estremamente negativi, sottraggono materiale dal sottosuolo, l’impatto c’è”. E già c’è il cambiamento climatico, “ma se anche noi gli diamo una mano…”.

Vadis Paesanti, vicepresidente Confcooperative FedAgriPesca, aggiunge: “Io penso che prima di dare l’ok a Teodorico, dovrebbero fare un protocollo per spostare tutta la popolazione da qui fino a Cattolica”. La paura è che tutta l’area – una delle più turistiche d’Italia – finisca miseramente sotto. “E tanto per fare un esempio, Porto Garibaldi è andato sotto due anni fa, sono bastati tre giorni di scirocco”.

Insomma, il ministero della Transizione approva per dare modo al ministero dello Sviluppo economico di rilasciare la concessione alle estrazioni.

Correva l’anno 2019

Le trivellazioni nell’Adriatico erano già tutte programmate a partire almeno dal 2019. Nel report relativo al terzo trimestre dell’anno l’azienda australiana Po Valley, che detiene diversi asset sia onshore che offshore in Nord Italia, rendeva noto il completamento dell’iter autorizzativo mettendo in produzione i due giacimenti di gas Selva (a nord-est di Bologna) e Teodorico (offshore dell’Emilia-Romagna, in Adriatico) a partire dall’anno successivo, ovvero il 2020.

Nel 2019 la società ammette che l’iter autorizzativo di entrambi i progetti stava procedendo come previsto. Per il Selva il Ministero dell’Ambiente aveva richiesto la documentazione integrativa, mentre anche per il Teodorico, dopo l’autorizzazione preliminare, erano state inviate le integrazioni.

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C’era già allora un grande ottimismo tanto che il CEO di Po Valley Energy, Michael Masterman, dichiarò:

“Il nostro team ha fatto buoni progressi per la documentazione relativa all’approvazione finale per il Selva e il Teodorico. Ci aspettiamo di avere il via libera definitivo per mettere in produzione i due giacimenti nel corso del prossimo anno”.

In quel periodo al ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare c’era un uomo come Sergio Costa, espressione del M5S. Una forza politica che si è sempre battuta – fino a quando erano all’opposizione – contro le trivelle. Stranamente nel decreto milleproroghe non ci fu traccia dello stop alle domande di autorizzazioni per ricerche di gas e petrolio in terra e in mare.

E mentre in Italia cadeva un silenzio tombale sulla vicenda, all’estero si parlava di ciò che stava accadendo nel Paese. Il CEO della United Oil and Gas, Brian Larkin, al TG irlandese raccontava nel 2018 di come trivellare e sfruttare l’Italia. Parla dei suoi rapporti con il Ministero italiano, dei suoi viaggi a Roma, di come abbia stretto le loro mani, creato un rapporto positivo nei palazzi romani verso la ditta irlandese.

E così il 21 Novembre 2017 è stato inaugurato il pozzo Podere Maiar 1, appunto nella zona detta Selva, all’interno della concessione Podere Gallina.

Le quote di Po Valley alla United Oil and Gas

Successivamente la Po Valley d’Australia decide di cedere parte delle sue attività all’irlandese United Oil and Gas (per il 20%) e all’inglese Prospex Oil and Gas (per il 17%). La Po Valley è titolare solo del 63% della concessione e l’incarico della trivellazione vera e propria è stato dato alla United Oil and Gas. Brian Larkin già nel 2018, come abbiamo detto, diceva di aver sottoposto i documenti per lo sfruttamento di Podere Gallina al governo italiano. L’iter era già chiaro: un anno per il processo di assegnazione e per la messa in atto. Oltre alle trivelle si voleva costruire un gasdotto da circa 1 chilometro. Un progetto di 2,5 milioni in cui non lavorerà nessuno – o quasi – per via di operazioni completamente automatizzate.

Ditte quotate in Borsa

Tre ditte con capitali sociali limitati che, appena create, sono state quotate sulle borse “alternative”. La Prospex Oil fu quotata sulla AIM di Londra dove era anche quotata la Mediterranean Oil and Gas di Ombrina, poi sparita.

I focus dell’azienda di Perth (che in Italia ha i propri uffici a Roma) restano gli asset energetici, sia onshore che offshore, in Nord Italia, che al momento sono: il giacimento di gas onshore Selva Malvezzi; il giacimento offshore di gas in Adriatico Teodorico; la licenza di esplorazione per gas e condensato Torre del Moro e i giacimenti di petrolio Ravizza e Bagnolo.

Per quanto riguarda la concessione Selva Malvezzi, Po Valley – in base al programma di investimenti già formulato – intende installare un impianto per la produzione di gas totalmente automatizzato nel sito esistente del pozzo Selva/Podere Maiar e realizzare una pipeline lunga 1 Km per connettere il pozzo con la rete nazionale del gas. In base agli studi preliminari compiuti dalla società, il pozzo produrrà circa 150.000 metri cubi di gas al giorno.

di Antonio Del Furbo

antonio.delfurbo@zonedombratv.it

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