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Alberotanza, “Se avessimo la forza apriremmo le carceri”

“Avanti popolo, bandiera rossa trionferà!”. Questo era lo slogan del mitico partito comunista, quello per intenderci, di Togliatti e di Berlinguer e non di queste mezze “cotiche” di pidiellini, rifondaioli e sellini. Attivisti che spesso li trovi in piazza a protestare e poi in qualche consiglio d’amministrazione. Sono quelli che “gli intellettuali siamo noi e tu chi bip sei?” Quelli che quando il sottoscritto va in strada a raccontare lo sciopero secondo i lavoratori e non secondo il “Vendolino”, ti guardano dalla testa ai piedi e ti gridano “borghese”. Che pena questi tipi di personaggi. Il partito dell’alternativa comunista pare invece che sia qualcosa di diverso. Sinceramente non sapevo della sua esistenza se non fino a quando ha sfilato nelle strade di Teramo al grido di:”Liberi i compagni dalle carceri”. I loro compagni sono quelli arrestati per gli scontri del 15 Ottobre scorso a Roma dalla Digos e dai Ros.Il coordinatore regionale Giovanni Alberotanza a PrimaDaNoi.it ha dichiarato non hanno richieste da fare agli organi di repressione perchè non sono enti per loro riconosciuti. Si è voluta creare una paura che richiamasse allo spettro anarco-insurrezionalista, secondo il coordinatore, ma che di fatto non esiste. E’ solo un alibi per fermare la rivoluzione e la schiavitù delle masse. Sempre secondo Alberotanza continua dicendo che:”se avessimo la forza di aprire il carcere e tiri fuori i compagni non staremmo qui a discutere. Gli apparati repressivi dello Stato borghese tornano a sbattere i fantomatici “mostri” in prima pagina per annientare i movimenti di lotta che a Teramo, come a Roma a Cosenza a Padova nelle altre realtà coinvolte e nel resto del Paese, cercano di mettere in discussione il sistema capitalista che crea precarietà, disoccupazione e sfruttamento, la cui, questa si, vera violenza si abbatte quotidianamente su lavoratori, studenti, precari ed immigrati». Parole dal chiaro riferimento marxista ma che hanno almeno un orgoglio identitario che genera attenzione e rispetto per chi le pronuncia. Vuoi vedere che stiamo cadendo a tutta velocità negli anni ’60 e che forse si torna a sognare e lottare per un ideale?

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