Brexit, la Gran Bretagna apre agli immigrati: mancano i lavoratori. Ma bisognerà pagare
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Dopo la Brexit Boris Johnson non voleva più migranti a basso costo dall’Europa. E diceva: “possiamo farcela da soli”. Ma mancano ancora i lavoratori.

Brexit. Anche per questo il governo Johnson nel 2021 ha approvato il nuovo e severo sistema di immigrazione a punti “australiano”, che ha complicato decisamente gli arrivi dei nuovi migranti economici, europei e italiani inclusi.

A 7 anni dal referendum Brexit e a tre dall’uscita definitiva di Londra dalla Ue, gli inglesi non riescono ancora a colmare moltissimi posti di lavoro: al momento sono 1,2 milioni quelli vacanti. Questa cifra non cambia da oltre un anno, mentre la disoccupazione è altrettanto stabile, al 3,7%. Insomma, ci sono lavori, soprattutto quelli manuali e sfiancanti, che i britannici non vogliono fare in ogni caso, anche se gli ideologhi della piena occupazione pensavano il contrario.

Per il Financial Times, sull’occupazione è in arrivo un significativo dietrofront del governo di Rishi Sunak. Il 43enne primo ministro britannico è molto più pragmatico dei suoi predecessori Johnson e Truss, viene dalla finanza e sa di cosa ha bisogno l’economia. Per questo, è molto probabile che nei prossimi mesi verranno concessi migliaia di visti facili ai migranti di tutto il mondo, non solo europei. Si inizierà dalle costruzioni. Ma, come scrive il quotidiano della City, è molto probabile che il nuovo schema, presentato la prossima settimana, venga presto esteso anche ad altri settori dell’economia britannica, che non può più sostenere un numero così alto di posti di lavoro vacanti. 

Una mossa che non farà piacere alla destra anti migranti del suo partito conservatore, che potrebbe presto scivolare in uno nuovo psicodramma politico.

Nonostante la Brexit e il “pieno controllo delle frontiere” come auspicavano gli euroscettici, nel 2022 c’è stato infatti il record di migranti netti arrivati nel Regno Unito: 504mila persone in un anno. Certo, il numero è stato gonfiato da molti rifugiati trasferitisi regolarmente, come quelli da Ucraina, Afghanistan e Hong Kong. Ma non si era mai vista una cifra così alta, anche quando Londra era membro della Ue.

Parallelamente, c’è la questione degli sbarchi dei barconi dalla Manica, che ha convinto Sunak a lanciare nei giorni scorsi una nuova, dura legge contro migranti e rifugiati che attraversano illegalmente il Canale. Secondo la nuova legislazione, coloro che arriveranno irregolarmente sulle coste inglesi saranno detenuti, espulsi nei loro Paesi di origine o terzi sicuri come il Ruanda, le loro richieste di asilo saranno ignorate e non potranno mai più vivere oltremanica o chiedere la cittadinanza britannica o asilo nel Regno Unito. Parola d’ordine di Sunak e della ministra dell’interno Suella Braverman: “Stop the Boats”, “fermare i barconi”. 

Ingresso in Gran Bretagna a pagamento

I cittadini italiani ed europei non residenti oltremanica dovranno compilare un modulo e pagare una somma di denaro per visitare o trascorrere anche solo un giorno in Inghilterra e nel Regno Unito. Il governo britannico ha annunciato oggi un’altra svolta post Brexit, che ricorda la documentazione americana “Esta”, necessaria a turisti e altri viaggiatori stranieri per entrare negli Stati Uniti. Ora, come in questo caso, sarà obbligatoria anche alla frontiera della Gran Bretagna e si chiamerà Eta (Electronic Travel Authorisation).

Cos’è l’Esta?

Come l’Esta, l’Eta britannico sarà un modulo elettronico che ogni viaggiatore dovrà compilare prima di mettersi in viaggio, fornendo dati biometrici e rispondendo ad alcune domande. E come nel caso degli Stati Uniti bisognerà pagare una “piccola cifra” seppur ancora non quantificata dal governo di Rishi Sunak – 21 dollari per entrare sul suolo americano – e con una validità di due anni. Il nuovo regime – che non si applica ovviamente agli europei e italiani legalmente residenti nel Regno Unito andrà in vigore per turisti e viaggiatori di tutto il mondo dal 2024. Ma prima ci sarà una sperimentazione con i cittadini del Qatar, dei Paesi del Golfo e della Giordania dall’ottobre 2023. 

Insomma, addio definitivo alla libera circolazione per gli europei, e lo stesso per i britannici in Ue.

Oggi, anche dopo la Brexit, un italiano che vuole trascorrere dei giorni di vacanza a Londra o nel Regno Unito ha solo bisogno di un passaporto biometrico per entrare sul suolo britannico, da scannerizzare ai varchi elettronici “e-gates”: pochi secondi e si è oltre la frontiera, senza bisogno di alcun visto. Mentre i britannici, per entrare in Ue per turismo o altre permanenze brevi, non possono utilizzare gli e-gates ma altrettanto non necessitano di un visto turistico e possono rimanere al massimo per tre mesi in Europa. Tutto questo, dall’anno prossimo, non sarà più possibile, da ambo le parti. Perché gli europei in viaggio verso Uk avranno bisogno anche della documentazione preventiva Eta e lo stesso i britannici verso la Ue, dove sempre nel 2024 entrerà in vigore uno schema molto simile, ossia l’Etias (European Travel Information and Authorisation System).

Cos’è la brexit?

La Brexit è il processo attraverso cui il Regno Unito (UK) ha deciso di uscire dall’Unione Europea (UE). Nel giugno del 2016, il Regno Unito ha indetto un referendum sull’appartenenza del paese all’UE, che ha portato alla vittoria del “Leave” (cioè l’uscita dall’UE) con il 51,9% dei voti. Dopo intensi negoziati, il Regno Unito ha ufficialmente lasciato l’UE il 31 gennaio 2020, dando il via a un periodo di transizione durante il quale il paese ha continuato ad applicare le regole dell’UE fino al 31 dicembre 2020. La Brexit ha avuto importanti conseguenze politiche, economiche e sociali sia per il Regno Unito che per l’UE, tra cui la ridefinizione dei rapporti commerciali e politici tra il Regno Unito e l’UE, l’instabilità politica interna nel Regno Unito e l’incertezza per i cittadini britannici che risiedono nell’UE e viceversa.

Pro e contro della brexit?

La Brexit ha suscitato molte opinioni contrastanti sulle sue conseguenze. Ecco alcuni dei principali argomenti a favore e contro la Brexit:

Pro:

  • Sovranità nazionale: la Brexit ha permesso al Regno Unito di riprendere il controllo delle sue leggi, della sua politica commerciale e della sua politica di immigrazione.
  • Maggiore flessibilità: il Regno Unito non è più vincolato alle regole dell’UE, il che significa che può prendere decisioni più rapidamente e in modo più flessibile.
  • Risparmi finanziari: il Regno Unito non dovrà più contribuire al bilancio dell’UE e potrebbe risparmiare denaro in termini di spese governative.

Contro:

  • Impatto economico negativo: la Brexit ha creato incertezza economica e commerciale, con possibili conseguenze negative per il commercio, gli investimenti e l’occupazione.
  • Perdita di influenze: il Regno Unito ha perso la sua influenza all’interno dell’UE e potrebbe essere meno in grado di difendere i suoi interessi sui mercati internazionali.
  • Instabilità politica interna: la Brexit ha creato tensioni politiche interne nel Regno Unito, con possibili conseguenze sul suo futuro come paese unito.

In generale, la Brexit ha avuto e continuerà ad avere effetti significativi sia per il Regno Unito che per l’UE.

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