Il procuratore Capristo, arrestato oggi Capristo con l’accusa di corruzione in atti giudiziari, era sott'indagine anche per il "Sistema Siracusa"
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Il procuratore Carlo Capristo, arrestato oggi per con l’accusa di corruzione in atti giudiziari era già coinvolto in un altro guaio giudiziario. La toga, infatti, è sotto inchiesta per un’altra vicenda messa sotto la lente d’ingrandimento dalla procura di Messina. In questo caso il magistrato è accusato di abuso d’ufficio.

Le contestazioni si riferiscono al periodo in cui Capristo guidava la procura di Trani e legate alla vicenda del falso complotto per depistare le indagini dei pm di Milano sulle tangenti pagate dall’Eni in Nigeria. Al centro della vicenda un solo uomo: Piero Amara. L’avvocato ha, per sua stessa ammissione, inventato il cosiddetto “Sistema Siracusa“: un’organizzazione che riusciva a “comprare” le sentenze del consiglio di Stato, ad avvicinare magistrati e politici, a orientare decisioni. E, in un’occasione, a pilotare l’apertura di un’inchiesta completamente inventata. 

L’inchiesta

Nell’indagine per abuso d’ufficio a Messina Capristo è indagato dalla procura di Messina per il principio della continuazione. L’ufficio inquirente è competente per i reati commessi da magistrati del distretto di Siracusa. A Siracusa lavorava Giancarlo Longo, un magistrato che ha poi patteggiato cinque anni per corruzione e lasciato la magistratura. Longo era una sorta di “pm di fiducia” di Amara. È lui che apre l’indagine posticcia sull’Eni. L’inchiesta ipotizza un complotto organizzato contro l’amministratore delegato Claudio Descalzi: ma è un’indagine completamente inventata dallo stesso Amara, che dell’Eni è stato per anni legale esterno e dalla stessa azienda avrebbe ricevuto almeno 11 milioni di euro.

Gli esposti anonimi 

Tre gli esposti anonimi di Amara. Da Trani Longo si farà trasmettere da Capristo una delle segnalazioni dell’avvocato siciliano. Una trasmissione anomala perché Capristo avrebbe dovuto girare gli esposti a Milano, naturale sede per indagare su Eni. Francesco Greco sull’Eni indaga per vederci chiaro sulle presunte mazzette pagate per accaparrarsi il giacimento petrolifero Opl 245 in Nigeria. È per quell’anomala trasmissione che i pm di Messina contestano a Capristo l’abuso d’ufficio. L’avvocato, come riferisce Il Fatto, ha raccontato di aver avuto un incontro con Capristo a Roma: “Percepii”, dice l’avvocato, “che lui non vedeva sfogo in relazione a questa vicenda”. A quel punto decide di muoversi per farla approdare a Siracusa. 

Capristo: “Mio operato corretto”

“Sono stato già interrogato dai colleghi di Messina alcune settimane fa alla presenza del mio difensore e ho rappresentato loro la correttezza del mio operato“, dice all’Ansa Capristo.  “Nessuno poteva immaginare all’epoca alcun preordinato depistaggio. Quando giunsero gli anonimi a Trani furono assegnati a due sostituti che si occuparono dei doverosi accertamenti sulla loro fondatezza. Successivamente venne formalizzata una articolata richiesta del fascicolo dal pm di Siracusa. La richiesta fu analizzata dai due sostituti che con apposita relazione mi rappresentarono che gli atti potevano essere trasmessi. Vistai la relazione e disposi la trasmissione del fascicolo al procuratore di Siracusa. Nessuno poteva immaginare all’epoca alcun preordinato depistaggio”. 

Savasta, Nardi e il caso Palamara

Antonio Savasta è uno dei due sostituti ai quali si riferisce Capristo. Svasta è stato poi arrestato per corruzione in atti giudiziari e rimosso dalla magistratura dal Csm. Al momento dell’arresto era in servizio a Roma. A dare l’ok al suo passaggio nella Capitale era stata la prima commissione del Csm, della quale faceva parte in quel periodo Luca Palamara, oggi sotto inchiesta per corruzione. Per la procura di Perugia, quand’era al Csm, Palamara avrebbe ricevuto 40mila euro per fare nominare Giancarlo Longo alla procura di Gela. A pagare sarebbe stato Amara, legale dell’Eni.  

Scoperto il tesoro del giudice Antonio Savasta: 22 case e 12 terreni.

E come dimenticare gli incontri tra Lotti e Cosimo Ferri? I carabinieri di Barletta sono convinti che Ferri era in confidenza con Michele Nardi, un altro magistrato di Trani arrestato con Savasta per corruzione. Nardi è uno che aveva conoscenza ad alto livello, prima di essere arrestato. “Savasta, avendo coscienza delle acclarate conoscenze, anche influenti, che Nardi ha all’interno del Palazzo Ministeriale, chiede di poterlo incontrare privatamente per chiedere delle informazioni che riguardano le sue vicende pendenti presso il Csm. Effettivamente, nel corso della presente attività d’indagine, si è potuto riscontrare che il Nardi, intrattiene rapporti confidenziali con alcuni esponenti del Csm  nonché con alti funzionari del Ministero della Giustizia, tra cui il sottosegretario Cosimo Ferri“, scrivono i carabinieri.

Amara e Verdini

Amara conosceva Lotti come ha ricostruito ilfattoquotidiano.it, dando conto delle testimonianze in tribunale dell’ex ministro dello Sport e dell’avvocato siracusano. Audizioni proprio davanti al tribunale di Messina che sta processando Denis Verdini. “Ho incontrato Lotti già nel 2014. L’ho incontrato più volte nel corso di diversi anni”, sostiene Amara. “Ho conosciuto l’avvocato Amara a un cocktail o a una cena verso la fine del 2015. Penso di averlo visto un’altra volta, nell’anno 2016 ma non so contestualizzarlo”, la versione di Lotti. 

A Lotti avesse Amara gli sarebbe stato presentato “dall’avvocato Mantovani, capo legale dell’Eni”. Una circostanza che Mantovani smentisce.  

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