Coronavirus, la risposta che poteva arrivare dall'Abruzzo con il progetto "Sanità sicura 2020"
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In Italia, come sempre accade, l’arrivo dei disastri segnano, in maniera drammatica, la realtà dei fatti. Il coronavirus è solo l’ultimo degli eventi negativi che ci ricorda di quanto, alcune delle strutture del nostro Paese, siano fragili.

Una di queste, senza girarci troppo intorno, è la Sanità. Ad essere sincero – dico questo per sgomberare subito il campo da ogni dubbio – avrei creduto che il Servizio sanitario nazionale avesse risposto in maniera peggiore. E, invece, ha retto seppur con tutte le problematiche del caso.

“I dati e i numeri, nonostante l’Italia sia bloccata, dimostrano che la curva dei contagi cresce ancora e crescerà ancora”, ha detto in una recentissima conferenza stampa il governatore della Regione Abruzzo, Marco Marsilio. La mia attenzione, non a caso, si concentra su una delle regioni del Sud per meglio capire in che direzione si sposterà l’emergenza in quei territori spesso preda di conflitti d’interessi in tema di sanità. Ci restano pochi giorni, se non poche ore, di respiro prima che finiscano i ventilatori e quindi la possibilità di assistere persone in terapia intensiva”, dice Marsilio. “Quello che manca davvero sono i ventilatori, i monitor e il personale. Abbiamo dovuto dire no alla richiesta del governo di mandare qualche medico in Lombardia perché non siamo in condizioni”.

È bene ricordare al presidente Marsilio che, se la politica in passato avesse fatto la propria parte, forse, e dico forse, gli abruzzesi non si sarebbero ritrovati in queste condizioni.

Nel 2013 partì, proprio in Abruzzo, un progetto denominato Abruzzo 2020 Sanità Sicura tra regione Abruzzo e Israele. Si trattava di un progetto con una durata triennale 2013-2016 e, come soggetto capofila, c’era, addirittura, la Asl di Pescara. Un gruppo di lavoro composto dalle quattro aziende sanitarie regionali, quindi dalle Facoltà di Medicina e Chirurgia delle Università Abruzzesi di Chieti-Pescara e L’Aquila e dall’ASR Abruzzo.

Il progetto Sanità sicura

Le finalità del progetto erano quelle, come scrivemmo, di portare l’assistenza di emergenza-urgenza direttamente sul territorio. L’input politico fu dato l’allora governatore abruzzese, Gianni Chiodi. La volontà, in sostanza, era quella di sviluppare un’agenzia qualificata di emergenza-urgenza con un gruppo di circa 170 professionisti. Si voleva soddisfare la richiesta di formazione proveniente dagli operatori della medicina di urgenza e di emergenza di tutto il sistema sanitario abruzzese. Un progetto d’avanguardia e di caratura internazionale sviluppato con Israele che, come ha riconosciuto l’Oms, ha il sistema sanitario tra i più avanzati al mondo.

Ogni anno una commissione, assegnata dal Ministero della Salute del governo israeliano, presenta e pubblica un ‘paniere’ omogeneo di servizi medici e prescrizioni. Nel paniere viene indicato il servizio minimo che deve essere reso disponibile a tutti i membri dei fondi che versano alle mutue soldi in base al reddito. Questo ha permesso di raggiungere la parità tra tutte le mutue, in modo tale, che tutti i cittadini siano in grado di accedere all’assistenza sanitaria di base.

160 operatori medici

“Rispetto al giugno del 2013 – dichiarava all’epoca il capo della cooperazione, Gabriele Rossi – grazie ad ‘Abruzzo 2020 Sanità Sicura’, la nostra regione ha oggi una community di sanitari dell’emergenza di oltre 160 operatori medici e infermieri, costituita in modo omogeneo tra le quattro ASL e tutti i territori dell’Abruzzo.”.

Le parole profetiche in tempo di coronavirus

“In un malaugurato caso di maxiemergenza, oggi la sanità abruzzese, grazie ad ‘Abruzzo 2020 Sanità Sicura’, può mobilitare istantaneamente decine di sanitari dell’emergenza-urgenza da Vasto a Teramo, passando per Avezzano, Lanciano, L’Aquila, Sulmona, Guardiagrele, Chieti, Penne, Pescara, Atri, Giulianova, Sant’Omero, etc. che sono un ‘corpo’ selezionato e formato di sanità di emergenza-urgenza che parla la stessa lingua, che sa lavorare insieme, che ha maturato un sano cameratismo in grado di ridurre nefaste conflittualità, soprattutto in condizioni estreme come terremoti, disastri ambientali, etc.” 

A rileggere oggi le parole di Rossi, con il coronavirus che sta lacerando il sistema sanitario, fa un certo effetto.

Un progetto “bocciato” dal successore di Chiodi, Luciano D’Alfonso, e snobbato dall’attuale governatore. “A Marsilio chiesi nel dicembre 2018 di aiutarci a proseguire il progetto. Non mi ha mai convocato” ha riferito Rossi in questi giorni.

Intanto il Galilee Reasearch Istitute (Migal) di Israele ha annunciato di aver raggiunto “risultati scientifici” tali da poter “portare alla rapida creazione di un vaccino contro il coronavirus”.

In Abruzzo negli ultimi anni, invece, il progetto è stato bloccato e un presidente fatto fuori per mano giudiziaria. La storia un giorno, probabilmente, ci dirà altro.

 

di Antonio Del Furbo
antonio.delfurbo@zonedombratv.it

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