Covid, Sputnik V: il vaccino russo e la politica filo-russa. Razov: "non chiara la posizione dell'Italia"
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La vicenda legata al vaccino Sputnik, e che abbiamo raccontato nei giorni scorsi, si arricchisce di particolari. Interviene l’ambasciatore della Federazione russa, Sergey Razov, che spiega che non si vuole imporre lo Sputnik V a nessuno e che non c’è alcuna “operazione diplomatico-propagandistica” in corso.

La volontà intorno alla vicenda Sputnik V, spiega Razov, è quella di condividere un vaccino ritenuto efficace perché qui si tratta “della vita e della salute dei cittadini” e “la lotta alla pandemia richiede convergenza e unione delle forze”. Chiarimenti che arrivano dopo le polemiche seguite all’annuncio della prossima produzione dello Sputnik in Lombardia da parte dell’azienda italo-svizzera Adienne Pharma&Biotech.

La Camera di Commercio Italo-Russa (ente milanese privato) aveva annunciato che l’Italia sarà il primo Paese europeo a produrre le dosi del vaccino russo Sputnik V. “Sarà coinvolto lo stabilimento della Adienne Srl a Caponago, a Monza, a partire da luglio – spiega Vincenzo Trani, presidente della Camera di Commercio Italo-Russa – . È stato firmato un accordo tra l’amministratore delegato Kirill Dmitriev del Russian Direct Investment Fund (Fondo governativo del Cremlino, ndr) e l’azienda italiana. Produrranno 10 milioni di dosi entro l’anno”.

Una vicenda che ha provocato non pochi tumulti dalla parti del governo visto che l’esecutivo non ne sapeva nulla.

Si è parlato di un uomo, ovvero di Vincenzo Trani, molto conosciuto dal Cremlino. Trani ha il contatto con Antonio Fallico, presidente di Banca Intesa Russia. Fallico riferisce che ci sono altre due aziende italiane interessate alla produzione del vaccino russo: “Molto note nel settore – spiega Fallico – sono nella fase finale delle trattative con il Fondo russo”. Il nome di Trani spunta anche – riferisce Repubblica – nelle carte dell’indagine vaticana su monsignor Becciu e i fondi della Santa Sede attraverso la Mikro Kapital, di cui è fondatore. “Una volta mi arrivò l’indicazione di investire 30 milioni in Mikro Kapital, che fa prestiti a piccole imprese”, ha raccontato in un’intervista Enrico Crasso, per 27 anni gestore del patrimonio riservato della Segreteria di Stato. Trani era anche presente alla cena a Villa Madama organizzata nel luglio del 2019 in onore della visita in Italia del presidente Vladimir Putin.

Sputnik senza autorizzazione

Il vaccino russo Sputnik non è approvato dall’Agenzia europea del farmaco. In queste ore inizia la procedura di analisi prodromica alla valutazione finale. Dunque, se anche dallo stabilimento di Caponago uscissero all’improvviso milioni di fiale, non sarebbero utilizzabili e somministrabili in Europa. Non solo. Le autorità sanitarie russe dovrebbero aprire i laboratori agli ispettori Ema, permettendo loro di verificare tutte le fasi della produzione, e rendere disponibili i dati dei trial clinici per fasce e per tipo di popolazione sottoposta al campione.

Lo sconcerto dell’ambasciata

Razov si dice “sconcertato” dalle strumentalizzazioni e assicura come per il momento non via sia alcun ruolo attivo della sua ambasciata nella promozione di accordi strettamente “commerciali”. E in merito all’intesa con Adienne per la produzione dello Sputnik in Lombardia e trattative per portare la produzione in Italia, Razov all’Ansa dice:

“L’intesa da lei menzionata tra la società svizzera Adienne Pharma&Biotech, i cui impianti di produzione sono situati sul territorio della regione italiana della Lombardia, e il Russian Direct Investment Fund – un fondo sovrano di investimento della Federazione Russa – è il risultato di negoziati diretti. Secondo i dati del RDIF, la produzione del vaccino Sputnik V in detta azienda farmaceutica potrebbe essere avviata tra alcuni mesi. Per quanto riguarda il ruolo dell’ambasciata, posso dire che noi, nei limiti delle nostre competenze, prestiamo il massimo sostegno allo sviluppo della collaborazione italo-russa nella battaglia contro l’infezione da coronavirus, ma non siamo coinvolti, in nessuna forma, in trattative commerciali”.

E, aggiunge:

“Francamente, suscitano vero sconcerto le interpretazioni comparse su alcuni media italiani a proposito di una sorta di offensiva diplomatico-propagandistica per introdurre il vaccino russo e addirittura di una ‘colonizzazione vaccinale’ dell’Europa da parte della Russia. Il coltivare delle fobie, inclusa la russofobia, è una cosa poco producente. Ancora una volta responsabilmente dichiaro che noi non imponiamo nulla a nessuno. L’Ambasciata riceve, da parte di regioni, aziende private, organizzazioni e persone fisiche, numerose richieste di acquisto e molte proposte di produzione del vaccino russo per l’Italia. La nostra posizione è oltremodo trasparente: la Russia è aperta a tutte le forme reciprocamente accettabili di collaborazione, tuttavia le relative richieste devono essere presentate tramite i canali governativi ufficiali”.

Secondo Bruxelles la Russia non ha neanche la capacità di produrre dosi sufficienti di Sputnik per la propria popolazione. Eppure Mosca ha parlato della possibilità di inviare 50 milioni di dosi all’Europa da giugno.

“In Russia lo Sputnik V è prodotto in sei fabbriche farmaceutiche. La domanda interna del farmaco è soddisfatta completamente. Si sta organizzando la produzione in 10 siti internazionali, tra cui Bielorussia, India, Cina, Brasile e Corea del Sud. E dunque, mi pare, le previsioni cui Lei accennava sono assolutamente realistiche”.

Il dato politico secondo Razov – e qui si torna al presunto “scavalcamento” di Palazzo Chigi nella trattativa con le Regioni – è che:

“Il governo italiano in merito alla politica di Bruxelles nei confronti della Russia ha un carattere estremamente contraddittorio, dovuto in larga misura all’applicazione del principio dell’unanimità nella soluzione delle questioni più importanti delle relazioni con il nostro Paese. In pratica, la politica generale concordata della Ue non di rado è ostaggio di un noto e piccolo gruppo di Paesi dell’Unione Europea. Per quanto riguarda l’Italia, alla quale ci legano tradizionali rapporti di amicizia, constatiamo che le principali forze politiche sono concordi nel ritenere importanti la normalizzazione e il miglioramento delle relazioni tra la Russia e l’Unione Europea.

Valloreja, presidente Amici della Russia: “Primo vaccino al mondo a essere registrato”

“La partita che si sta giocando è geopolitica che ha messo il mondo in allerta visto che la Russia ha prodotto per primo il vaccino”. Così Lorenzo Valloreja, presidente Amici della Russia, intervistato da Zone d’Ombra Tv. “Putin, chiamato dal governo Conte, intervenne nella prima fase della pandemia con mezzi e uomini. Un’operazione non ben vista dall’Europa e che costrinse i russi ad andare via immediatamente”.

Secondo Valloreja, però, Draghi sarebbe stato a conoscenza del caso Sputnik. Testimonianza ne è il fatto che proprio la sua associazione ha provveduto a inviare una lettera al presidente del Consiglio, Mario Draghi. “Abbiamo chiesto a Draghi di farsi carico presso l’Ema per organizzare il vaccino Sputnik. Il premier ne ha parlato con Von der Leyen e criticato l’Europa rispetto alla gestione pandemica.”

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