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In Europa il clima è migliorato che porterà a una crescita economica nel prossimo trimestre.

Dunque, secondo Francesco DaveriProfessor of Practice e direttore del programma Full-Time MBA della SDA Bocconi School of Management dell’Università Bocconi, “tira aria di recessione”. Una sensazione, la sua, che si basa sul composite Pmi  (Purchasing managers index) elaborato dalla società Markit intervistando i responsabili degli acquisti di beni e servizi per le imprese.

“Tiene conto di nuovi ordini, produzione, occupazione, consegne e scorte nel settore manifatturiero e dei servizi. Può essere quindi indicativo delle aspettative delle imprese. Un valore inferiore a 50 indica una probabilità di contrazione, mentre un valore superiore al 50 indica una possibile espansione”. Il Pmi composto dell’Italia, dopo ottobre, è stato inferiore a 50 anche in novembre (49,3): l’economista ne conclude che diventa più probabile un quarto trimestre negativo, “e quindi che l’Italia entri ufficialmente in recessione dopo la piccola contrazione del Pil osservata nel terzo trimestre”A scendere soprattutto la media degli indici per il settore manifatturiero (48,6) mentre quello dei servizi è in leggero aumento (50,3).

La contrazione nel manufatturiero si deve al calo di produzione e ordini: meno domanda dall’estero uguale meno export. La lieve crescita dei servizi è dovuta all’incremento del portafoglio clienti, ma l’aumento delle commesse resta il più lento da quattro anni. L’aria non è buona nemmeno in Europa, ma pur scendendo sia a ottobre sia a novembre, il Pmi composto dell’eurozona “rimane molto al di sopra della soglia critica di 50”, con conseguente possibile crescita dell’economia dello 0,3% nel quarto trimestre.  

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