De Cecco, faide familiari e sentenze in attesa
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L’ennesimo capitolo giudiziario della De Cecco si arricchisce di nuovi fatti. Il giudice del lavoro ha legittimato il licenziamento del direttore del controllo di gestione Antonio Di Mella, chiudendo un capitolo della faida familiare.

Per il giudice del Lavoro Ilaria Prozzo, l’operazione è stata finalizzata ad escludere il presidente dall’attuale posizione, nella quale Di Mella, secondo quanto scrive il giudice in sentenza, sarebbe stato una pedina importante a fianco dell’allora amministratore delegato della società F. F.

Per il giudice, quindi, “Alla luce delle considerazioni che precedono devono ritenersi pienamente provati i fatti oggetto della contestazione disciplinare e pienamente legittimo il licenziamento irrogato. I fatti, pienamente provati per la loro gravità, integrano senza dubbio una giusta causa di licenziamento”. Dunque, viene rigettato il ricorso di Antonio Di Mella e lo stesso condannato al pagamento anche delle spese di lite pari a 18 mila euro.

Il giudice del Lavoro oggetto di una interpellanza parlamentare

Tempo fa Zone d’Ombra Tv si è occupato proprio del giudice Ilaria Prozzo sollevando dubbi su un probabile conflitto d’interessi. Un’inchiesta che ha smosso la politica al punto che l’onorevole Carmela Grippa del M5S, dopo aver letto la nostra inchiesta sulla vicenda del giudice Ilaria Prozzo, socia di una S.r.l., ha chiesto al ministro della Giustizia, Marta Cartabia, di agire nel merito.

“Al Ministro della giustizia per sapere se non ritenga opportuno adottare iniziative normative volte ad affrontare le questioni citate al fine di evitare in maniera efficace tutte le possibili situazioni di conflitto di interesse per coloro che svolgono funzioni giurisdizionali, a salvaguardia delle caratteristiche di indipendenza e imparzialità cui devono essere improntate tali funzioni”.

Scrive ancora l’onorevole Grippa:

“il Giudice Ilaria Prozzo ha la propria residenza nella sede della società Towa Team S.n.c.” “ed è quindi in rapporti con l’ex socio Mastropaolo TonyIl quale, come Amministratore delle suddette due società attive HYDRO INXX SRL e TOWA TEAM S.N.C. di Mastropaolo Tony & D’Alessandro Walter, svolge tuttora attività commerciale per la trasformazione e fornitura di prodotti per la stampa digitale per la stipula di convenzioni con enti pubblici e privati anche attraverso la partecipazione a gare d’appalto. Società che conclude operazioni contrattuali, fidejussioni, assume quote e partecipazioni sociali, svolge attività di partecipazione e assunzione compravendite e gestione di interessenze e partecipazioni in società a scopo di stabile investimento, attività delle holding impegnate nelle attività gestionale (holding operative) con attività di marchant bank, come risulta dagli allegati atti notarili costitutivo e dalle visure delle suddette società”.

Sicuramente il giudice avrà agito in maniera corretta nell’enunciare la sentenza. Ci chiediamo a questo punto quale sia il valore di una nostra inchiesta e, soprattutto, di una interpellanza parlamentatre.

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Il ‘legame’ di De Cecco con il Procuratore Aggiunto Anna Rita Mantini

Parlando di giustizia abruzzese non può passare inosservato un altro fatto che ci appare molto strano quando si parla della galassia De Cecco. Anna Maria Mantini – magistrato teatino con lunga esperienza in varie Procure e Tribunali d’Abruzzo – è stata promossa a procuratore aggiunto alla Procura di Pescara a inizio 2018. A novembre 2020 è stata incaricata ad interim di svolgere le funzioni di procuratore capo.

Il marito del procuratore capo Anna Maria Mantini ha ricevuto a inizio 2021 un incarico di prestigio. Stefano Florio è stato nominato dirigente della F.lli De Cecco di Filippo S.p.A. Alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pescara – coordinata dalla moglie del suo neo-dirigente di fiducia – Filippo Antonio De Cecco è sotto indagine per gravi reati societari.

Il grano estero e la richiesta di archiviazione della Procura di Chieti

Filippo Antonio De Cecco ordinò di classificare l’origine di quasi 5 mila tonnellate di grano di bassa qualità, da francese a ‘pugliese’. Fece acquistare 30 mila tonnellate di grano North Dakota, di identità e valore ben inferiori rispetto alle origini ‘Italia, Arizona e California’ dichiarate in etichette e pubblicità.

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A novembre 2020 sono finiti sott’inchiesta i vertici del colosso alimentare di Fara San Martino. La Procura di Chieti aprì un fascicolo per frode in commercio. La procura spiccò tre avvisi di garanzia nei confronti del presidente Filippo Antonio De Cecco, di Mario Aruffo, direttore acquisti, e Vincenzo Villani, ex direttore controllo qualità.

Al setaccio hard disk e posta elettronica

I Nas passarono al setaccio hard disk e posta elettronica aziendale. Ai carabinieri risultavano che svariate tonnellate di grano furono importate dalla Francia facendolo, dunque, risultare come grano pugliese, e dunque italiano. Il tutto senza comunicare adeguatamente al consumatore la scelta.

La Procura ci ripensa

Il pubblico ministero di Chieti Giuseppe Falasca prova a chiudere l’inchiesta che rivela – sulla base dei documenti acquisiti – la più grande frode del secolo, nel settore agroalimentare. Per il Pm le false dichiarazioni rese dal ‘cavaliere’ all’Antitrust e il reato associativo non sono importanti.

Il giudice per le indagini preliminari Luca De Ninis è ora chiamato a pronunciarsi sulla vicenda.

De Cecco e Legnini

Il presidente Filippo Antonio De Cecco ha sempre stimato l’ex vicepresidente del Csm Giovanni Legnini tanto da regalargli “un’opera del maestro Arnaldo Pomodoro intitolata ‘La Stele all’epoca del suo mandato. Un’opera di circa 8.000 euro. Un’attenzione che si aggiunge al tirocinio di livello executive accordato al nipote di Legnini, Piernicola Di Nizio. 

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