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Domenico Arcuri, l’uomo dei disastri a cui Draghi dà 4 milioni di euro e il giro delle “mazzette” durante il lockdown

Domenico Arcuri, l'uomo dei disastri a cui Draghi dà 4 milioni di euro e il giro delle "mazzette" durante il lockdown

Il nome di Domenico Arcuri rispunta nuovamente. Draghi lo premia con una consulenza di oltre 4 milioni di euro.

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Sulla gestione della pandemia al tempo di Domenico Arcuri le varie maggioranze che si sono succedute non hanno mai voluto una Commissione d’inchiesta. Eppure ci sarebbe da indagare.

Di nuovo l’attenzione ricade sul periodo più oscuro dell’ultimo periodo: quello dell’emergenza Covid. In particolar modo il tempo che va da marzo 2020 a marzo 2021 in cui Domenico Arcuri occupa la poltrona di Commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica COVID-19.

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Il contratto di Arcuri da oltre 4 milioni di euro

Il problema è che su Domenico Arcuri, nonostante i pesanti indizi, la politica – e al momento anche la magistratura – fa finta di nulla. Anzi, la politica pare avere sempre un occhio di riguardo per i “trombati”. Così dopo aver ridato una poltrona nuova di zecca come consulente del lavoro a Elsa Fornero, il governo Draghi trova un altro alloggio per lo stesso Domenico Arcuri. Il numero uno Invitalia, rimasto fedelissimo a Conte, è quello a cui ha pensato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Bruno Tabacci quando si è trattato di fare una convenzione da 4.094.062,12 euro con Invitalia. La firma, secondo il documento in mano al Giornale, porta la data dell’11 marzo 2021, undici giorni dopo la nomina di Tabacci a sottosegretario di Palazzo Chigi con delega alla programmazione e al coordinamento della politica economica. Il documento porta la firma della dottoressa Francesca Maria Macioce, dirigente di prima fascia del Dipartimento con validità dal 31 marzo.

Il compito di Arcuri

Compito di Invitalia, dunque di Arcuri, è quello di “Rafforzare la capacità delle strutture di governo per il monitoraggio dell’avanzamento finanziario e procedurale degli investimenti pubblici, per la mappatura del portafoglio di progetti finanziati in ottica Programmi-Progetti, la ricognizione di aree e progetti in criticità realizzativa, da sottoporre ad azioni di supporto, e per l’attuazione della strategia di sviluppo sostenibile all’interno del Cipess” (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile).

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Nonostante i disastri, Arcuri è stato premiato anche dal governo Draghi.

Arcuri passerà alla storia per la lentezza del piano vaccinale, i banchi a rotelle comprati per scongiurare la Dad e rimasti “chiusi” dentro le scuole deserte causa lockdown, lo strascico giudiziario legato all’acquisto, durante la pandemia, di mascherine e i dispositivi di sicurezza, strapagati anche se a volte inutilizzabili. Come nel caso dei respiratori acquistati dalla Fondazione cinese in cui c’è come vicepresidente Massimo D’Alema, che del supermanager calabrese è mentore e amico da una vita. Fino alla sonora bacchettata della Corte dei Conti per come Arcuri ha gestito con soldi pubblici il vaccino Reithera, beffando persino i 900 volontari della sperimentazione

La Commissione d’inchiesta

Qualcuno continua a chiedere una commissione d’inchiesta che faccia luce sul periodo in cui Arcuri ha gestito tutto. Ma nulla si muove. Matteo Renzi spinge per la richiesta della Commissione in grado di fare luce sugli appalti Covid. Il leader di Italia Viva evoca “mazzette”, fa il paragone con Tangentopoli e attacca: “Un paese civile fa una commissione di inchiesta sulla più grande ecatombe italiana e sulla centrale di acquisti per l’emergenza Covid. Se non sono girate mazzette c’è quasi da chiedersi perché. Noi non dobbiamo parlare di Cina, ma capire se qualcuno ha mangiato in Italia sulla pandemia”. Ma la commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid si dovrebbe occupare – come è stato stabilito dagli emendamenti approvati in commissione Affari costituzionali – solo dei fatti avvenuti prima del 30 gennaio 2020, giorno della dichiarazione dell’emergenza da parte dell’Oms.

E solo della “congruità delle misure adottate dagli Stati in cui il virus si è manifestato inizialmente per evitare la propagazione nel mondo”. Cioè la Cina. Resterebbero fuori dal faro, dunque, non solo i provvedimenti della task force istituita dal governo e del Comitato tecnico scientifico, non solo la mancata attivazione del piano pandemico – fronti su cui indaga la Procura di Bergamo – ma verrebbe esclusa anche la gestione degli appalti pubblici per il reperimento dei dispositivi di protezione individuale e delle attrezzature mediche. Si tratta di procedure di acquisto svolte sia tramite gare che con affidamenti diretti, come consentito per legge dai poteri straordinari conferiti al commissario.

La commessa da 1,2 miliardi di euro

Renzi chiede si faccia luce soprattutto sulla maxi commessa da 1,2 miliardi di mascherine acquistate tra marzo e aprile 2020 dalla struttura all’emergenza di Arcuri da tre aziende cinesi per il tramite di alcuni intermediari. Mediatori che hanno ottenuto provvigioni milionarie dalla Cina per quell’affare, su cui c’è un’inchiesta aperta della Procura di Roma. “Ritengo – aveva già detto Renzi – che ci siano state delle provvigioni, dei giri di denaro pazzeschi. I numeri di Tangentopoli erano più bassi”. E ancora, mette nero su bianco nel suo libro: “Singoli individui avrebbero lucrato un enorme vantaggio economico da una situazione di disperazione del Paese. Chi sono queste persone? A che titolo hanno ricevuto questi denari?”.

Secondo il leader di Iv la commissione dovrebbe occuparsi anche delle forniture di banchi a rotelle e di “ventilatori cinesi malfunzionanti, ma garantiti da Massimo D’Alema”. Si riferisce all’acquisto, nel primo periodo dell’emergenza, di 140 ventilatori in Cina da parte della Protezione Civile con l’aiuto dell’ex premier.

Al momento tutto tace.

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