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«Il video poker è un gioco d’azzardo, derivato dal poker, molto diffuso nei casinò, che si gioca con una console computerizzata di dimensioni analoghe ad una slot machine». Questa è la definizione che dà Wikipedia. Dietro al gioco però ci sono storie di famiglie distrutte e che lo Stato, in concorso di colpa, ha permesso.

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«Il video poker è un gioco d’azzardo, derivato dal poker, molto diffuso nei casinò, che si gioca con una console computerizzata di dimensioni analoghe ad una slot machine». Questa è la definizione che dà Wikipedia. Dietro al gioco però ci sono storie di famiglie distrutte e che lo Stato, in concorso di colpa, ha permesso. La particolarità del video poker sta nel fatto che il giocatore non gioca contro un avversario umano, bensì contro una macchina: questo toglie al gioco il contatto umano tipico dei giochi di carte, che, a seconda dei contesti e delle modalità di gioco, possono essere considerati giochi di società. 

IL 50% DELL’USURA SI RICONDUCE AL VIDEO POKER

Secondo l’associazione “Insieme contro l’azzardo”, nata in seno alla Consulta nazionale antiusura, il 50% dell’usura è riconducibile al “mondo delle scommesse”. La denuncia è forte e lo Stato pare non rispondere a questa vera e propria emergenza. O meglio, la politica butta fumo negli occhi producendo campagne di sensibilizzazione sull’argomento. Come dire: con una mano prende i proventi dei “disgraziati” e con l’altra dà soldi per le pubblicità in un rapporto 1000 a 1. Secondo l’associazione, slot machine, poker on-line, scommesse legali e clandestine stanno riducendo allo stremo le famiglie italiane già condannate dalla crisi economica. Il cartello punta il dito contro le pubblicità ingannevoli che mostrano vincite facili e diffuse, parla di immoralità costituzionale del gioco d’azzardo e chiede leggi che tutelino le famiglie. Attilio Simeone, coordinatore nazionale del cartello “Insieme contro l’azzardo” ha dichiarato che:«su 10 casi di usura accertata 4,6 sono da ricondurre al gioco d’azzardo. Quando parlo di usura accertata, mi riferisco a procedimenti penali che sono in corso nei confronti degli usurai. Per cui, il fenomeno non può che preoccuparci tantissimo. Accade anche che gli utenti siano continuamente tartassati dalla pubblicità, che noi definiamo ingannevole, che induce alle scommesse, a tentare la “dea bendata”, che 99,9 volte su 100 però non bussa all’uscio della propria porta. Questo fenomeno è diventato una malattia collettiva, una malattia sociale. Basti pensare che oggi in Italia ci sono un milione e mezzo di giocatori d’azzardo patologici e, per ogni giocatore d’azzardo, ci sono altri 6 soggetti tra familiari, amici, colleghi di lavoro, che soffrono i riflessi negativi del gioco d’azzardo. Quindi ci sono 9 milioni di italiani che sono seriamente coinvolti in questa realtà. Italiani che vivono di un’economia domestica – l’unica che oggi ha la capacità di reggere la crisi economica – seriamente compromessa». Tra l’altro, nella Costituzione, si fa riferimento al fatto che ogni impresa deve avere una sua utilità sociale. La Corte costituzionale, in usa sentenza del 1975, affermò che l’impresa del gioco d’azzardo è priva di utilità sociale, per cui non può essere presa in considerazione dalla nostra Carta costituzionale. Ora, sembra che tutto questo si sia sovvertito.

CRIMINALITA’ ORGANIZZATA
L’azzardo è una straordinaria fonte di reddito per lo Stato, infatti l’Italia risulta tra i primi 5 Paesi al mondo per volume di gioco, e nel 2012 di 94 miliardi spesi in gioco, all’erario sono andati 8 di tasse.  Guarda caso, la nostra piovra, mette slot e videopoker al secondo posto del proprio business subito dopo il narcotraffico. Pure i Monopoli per un lungo periodo ha sfruttato “l’azzardo legalizzato” fino a quando la Procura di Milano ha aperto un’inchiesta: a quel punto hanno ritirato le licenze. I controllori del gioco sono eredi ripuliti di storici clan ’ndranghetisti. A Milano i fratelli reggini Francesco e Giulio Lampada controllano bar e slot machine. La Europlay, che si occupa di noleggio e commercio di new slot, ha sede proprio nel bunker di famiglia, a Cisliano. In un’inchiesta riportata dal il “Giorno di Milano” i capi del clan, in un’intercettazione dichiaravano:«Vedi qua?» diceva Lampada «Ho una chiavetta nera e ho praticamente un centinaio di sportelli bancomat disposti tra Milano e provincia. Tu dici: che sono questi sportelli bancomat? È la chiave del cambiamoneta: ti faccio un esempio, stasera sono con te e mi serve contante, 1000 euro, vado in un bar, apro, e me li prendo, così». L’incasso quotidiano da macchinette mangiasoldi, va dai 20 ai 40mila euro, grazie a schede taroccate. Racconta un testimone: «I collegamenti e i software della macchinette venivano alterati all’insaputa dei titolari dei bar: le slot vengono scollegate dalla rete dell’Agenzia delle entrate e viene sostituita la scheda madre con una clonata. Poi, però, bisogna avere amici tra chi fa i controlli…». Le amicizie di tali criminali si confondono fra politici e forze dell’ordine. Ad esempio, sempre secondo il quotidiano milanese, Lampada puntava ai Monopoli sfruttando come gancio un consigliere regionale del pdl calabrese, Francesco Morelli (condannato). Morelli, deteneva quote dell’Andromeda srl:«per l’esercizio del Punto.it e del gioco legale a distanza». Le sue 1500 videolottery erano distribuite fra centro e nord: alcune taroccate, quasi tutte scollegate dalla rete Sogei, cioè invisibili al fisco. Può uno Stato combattere la criminalità con personaggi televisivi? Non credo proprio.

di Antonio Del Furbo

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