Generali, retroscena di un potere
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In tutte le parti del mondo le grandi banche, unitamente alle assicurazioni, sono public company governate da manager che devono rendere conto del loro operato a una platea di azionisti. In Italia non è così.

Gli azionisti delle public company mondiali sono i cosiddetti investitori istituzionali (hedge fund, fondi pensione, asset manager). Nel nostro Paese, i miliardari Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio sono all’ultimo miglio di una scalata che mira al controllo delle Generali. Ovvero l’unica vera multinazionale finanziaria del Paese.

Mediobanca, come ricostruisce L’Espresso, proprio su Generali fonda buona parte del suo bilancio e di quel che resta del suo potere. In vista dell’assemblea dei soci i due attaccanti possono contare su un pacchetto azionario del 14,7 per cento, che diventa il 16,4 per cento se si tiene conto dei titoli in portafoglio all’alleata Fondazione Crt. Mediobanca invece è al 17,2 per cento circa, compreso un 4,2 per cento preso in prestito in vista della conta finale di aprile.

Caltagirone e Del Vecchio

Gli scalatori calcano le scene della finanza nazionale ormai da decenni. Caltagirone e Del Vecchio non hanno nulla in comune tra loro salvo l’età avanzata. Il primo nasce costruttore e ora controlla un gruppo che spazia dall’immobiliare al cemento all’editoria. Del Vecchio ha unito la sua Luxottica alla francese Essilor per creare il più grande produttore mondiale di lenti e occhiali, un colosso che in Borsa vale oltre 75 miliardi, molto più del doppio rispetto a Generali. I due sono legati dall’ambizione di salire sul trono della finanza italiana per correggere la rotta di Generali che – secondo i due scalatori – continua a perdere terreno nei confronti dei maggiori concorrenti europei. In sintesi – sostengono i critici – la strategia dell’amministratore delegato Philip Donnet si sarebbe concentrata troppo sul mercato domestico. Un mercato dove ormai gli spazi per crescere sono ristretti.

I colossi europei

Allianz vale in Borsa il triplo di Generali, mentre Axa e Zurich la superano del doppio. Ma la performance del titolo Generali è più che soddisfacente. L’andamento degli ultimi tre anni evidenzia come la compagnia italiana superi la tedesca Allianz ed è battuta nettamente solo dall’elvetica Zurich guidata da Mario Greco.

A partire dall’aprile scorso Caltagirone ha speso almeno 600 milioni per incrementare il suo pacchetto dal 5,63 per cento all’attuale all’8,04 per cento. Ai prezzi di Borsa della prima settimana di febbraio i titoli intestati a una dozzina di sigle societarie riconducibili al gruppo romano valgono circa 2,3 miliardi di euro. Succedono cose curiose: la voce “azioni Generali”, valutata 126 milioni, è diventata l’attività più importante nei conti semestrali (giugno 2021) della Caltagirone editore, società quotata in Borsa che pubblica, tra l’altro, quotidiani come “il Messaggero” e “il Mattino”. Anche Del Vecchio dalla primavera scorsa ha messo sul piatto almeno mezzo miliardo di euro per portare la sua quota nel capitale del Leone dal 4,8 al 6,6 per cento circa. Entrambi gli scalatori hanno finanziato gli acquisti reinvestendo i generosi dividendi distribuiti dalla compagnia triestina nel corso del 2021.

Le liste

Di questo passo c’è il rischio che la partita su Generali si decida in tribunale, tra ricorsi e controricorsi. Alla fine, salvo sorprese clamorose, in assemblea si confronteranno tre liste. Quella presentata dal consiglio uscente, sostenuta da Mediobanca, un’altra targata Caltagirone, su cui confluiranno anche i voti di Del Vecchio e Fondazione Crt e poi quella di Assogestioni.

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