Gli affari e le sette segrete di Ripepi, consigliere di Fratelli d'Italia
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Ammette lui stesso di essere indagato e di essere già stato interrogato. Massimo Ripepi, consigliere comunale di Reggio Calabria, si è sospeso da Fratelli d’Italia dopo essere finito al centro delle polemiche per aver indotto una coppia a non denunciare gli abusi sessuali subiti dalla figlia di soli 8 anni.

Circostanza emersa dal decreto di revoca della responsabilità genitoriale alla coppia e di allontanamento della minore. Ripepi però insiste: si tratta di dichiarazioni della madre “assolutamente false sulle quali io posso riferire perché avvenute alla mia presenza e con il mio diretto coinvolgimento”. Lui, dunque, sarebbe “vittima della donna”, che disperata per la perdita dell’affidamento della figlia, avrebbe cercato in lui un capro espiatorio.

“Cercai sempre, nel limite delle mie possibilità, di preservare la piccola bambina da ulteriori eventi traumatici e la famiglia da giudizi infondati” spiega Ripepi e assicura che “seppure oggi io (e con me la mia famiglia) viva un biasimo collettivo, non mi pento delle mie azioni e delle scelte compiute sempre ispirate al bene della piccola e della sua famiglia. Per questo ancora oggi, nonostante l’accaduto, nel mio cuore c’è un bellissimo ricordo della bambina e di questa famiglia”. 

Poi l’accusa al giornalismo animato da:

“necessità di sbattere in prima pagina e in testate giornalistiche on line (la cui traccia rimarrà indelebile), nell’intento di colpire un politico, particolari intimi riguardanti il racconto di una bambina che tra qualche anno in coscienza vedrà la propria triste vicenda riportata in modo così crudo con dovizia di particolari, costretta a rivivere il trauma in modo amplificato dalla consapevolezza che è stato oggetto di così tanta diffusione mediatica”.   

Da pastore di un movimento cristiano personalissimo e “homemade” i toni sono ben differenti. E lì lui è “l’Unto”, “Massimo Cristo”, “Papà”. Per una comunità di oltre 200 adepti Ripepi è l’apostolo di dio in terra, un prescelto, la cui autorità o parola non può essere messa in discussione.  

Non è un “ministro di culto”, spiega lui stesso. Ha rinunciato da tempo all’incarico formale che  lo avrebbe reso incompatibile con l’incarico di consigliere comunale che ininterrottamente svolge dal 2007 prima sotto Pace (Patto cristiano esteso), poi sotto quelle di Forza Italia, per finire in ultimo in Fratelli d’Italia.

“Vivevamo in una bolla” 

I suoi adepti lo descrivono come “un uomo integro che ha fatto solo del bene”. Chi lo critica, sono “avvoltoi” e “sciacalli”, la notizia sugli abusi taciuti viene bollata come un’arma per distruggerlo politicamente. Roberto Ripepi, fratello del consigliere, scrive:

“più leggo il Capitolo 27 del Vangelo di Matteo e più sono consapevole di come anche mio padre Gesù Cristo è stato crocifisso da giusto in un contesto di ingiustizia, ipocrisia e falsità di uomini avidi di potere e di un popolo stolto fattosi ingannare dalle apparenze e dalle menzogne”.

Gli ex adepti hanno paura di ritorsioni, aggressioni verbali, persecuzioni per sé e per la sua famiglia, per questo chiede l’anonimato e di nascondersi dietro un nome di fantasia.

“Adesso mi sento libero, ma quando sei lì dentro non capisci. È un sistema che finisce per assorbire la tua intera vita, taglia tutti i contatti con l’esterno, soprattutto se vivi all’interno della comunità” dice un ex adepto.

Formalmente lui non è il capo spirituale. Ci sono altri dieci “pastori anziani”, ma in realtà è lui ad avere in mano le redini della comunità. Mettere in discussione i suoi comandi, impossibile. “Lui è l’apostolo di dio, quindi dubitare delle sue parole vuol dire dubitare di dio – spiega con difficoltà un altro ex adepto – e tutti te lo ricordano, te lo fanno pesare. È una pressione impossibile da sopportare”.

Ogni fedele deve versare la decima, la quota mensile del 10% dei propri ingressi.

“Anche se non ce la fai, se la tua pensione è minima lo senti come dovere morale. Prendo 289 euro, la mia quota non la facevo mancare mai. E nessuno mi ha mai detto ‘lascia stare’. Ma per me era giusto”.

Persecuzioni e stalking

Quando una donna anni fa ha lasciato la comunità ha pagato a caro prezzo quella scelta. Veniva definita “Satana”, “Jezabel”, “Killer di anime”. Esternazioni che a Ripepi, all’epoca candidato al Senato, costò un decreto penale di condanna per diffamazione e danno d’immagine.

Il meccanismo di reclutamento

Gli adepti agganciano i potenziali nuovi seguaci. Capita anche che ci si avvicini spontaneamente. L’identikit restituisce una persona in difficoltà, magari sola, reduci da una crisi, un trauma o un lutto o con problemi psicologici ed economici importanti. All’arrivo in comunità, per i primi tempi diventano il centro delle attenzioni di tutti. Dai “soldati” agli anziani, fino a Ripepi che per tutti è il capo indiscusso “e per un po’ ti fa circondare da altri che si mettono a disposizione. Crea una rete e tu ti ci accomodi”. Poi si presenta il conto. Perché attorno alla chiesa c’è una rete di attività, cooperative, società in cui molti adepti lavorano.  

Il mondo economico

L’Acu, Azione cristiana umanitaria, è stata messa in piedi da Gilberto Perri, funzionario di polizia e autoproclamato apostolo. Lo stesso con una condanna a dieci mesi con pena sospesa per aver falsificato note e relazioni di servizio per coprire un agente. Alla sua morte, la chiesa da lui fondata si è divisa in tre fazioni. A Ripepi è toccata la più grande.

L’istituto per la famiglia è in mano alla figlia del fondatore e cognata di Ripepi, Emmanuela Perri. Lo strumento per intervenire nella società e prendere fondi pubblici è la cooperativa “Turismoxtutti”. Presidente e faccia pubblica è Patrizia D’Aguì, moglie di uno degli anziani della comunità. Il turismo però è solo parte delle attività della cooperativa. Sul sito web, la cooperativa si dice pronta ad offrire i servizi più diversi. Come, ad esempio, l’organizzazione del Mediterranean Wellness, una sorta di meeting estivo del fitness, e sagre. Nell’orbita di “Turismoxtutti” c’è anche una testata giornalistica, Veritasnews, di cui la cooperativa risulta editore. Il direttore fino a ottobre del 2016 è stato Enzo Tromba, ex politico transitato dai Ds all’Idv, di cui è stato segretario regionale. Diversi testimoni lo raccontano come massone, persino fondatore di una loggia poi “dimessosi nel 2010”.  

L’uomo di Fratelli d’Italia 

In Fratelli d’Italia Ripepi era stato accolto a braccia aperte. E ha deciso di autosospendersi prima che lo facessero d’ufficio da Roma.

Il commissario regionale del partito, Denis Nesci dice che:

“È fin troppo ovvio che ci troviamo dinnanzi ad un fatto che trascende la politica e da ogni valutazione ad essa connessa. Ci sono valori non negoziabili che nemmeno il semplice dubbio – ha sottolineato in una nota- può esimerci dal prendere le distanze da una vicenda che li mette fortemente in discussione”.  

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