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La questione è grossa. Molto grossa. C’è un fiume che attraversa parte dell’Abruzzo. E c’è un’area totalmente contaminata di rifiuti addirittura dagli anni ’90. E nessuno se n’è mai accorto.

Il tratto in questione è quello ricadente nel territorio di Guardiagrele (Ch) in cui vi è una vasta presenza di rifiuti nei calanchi e nel torrente Laio, torrente che sfocia nel fiume Aventino. Una burocrazia lenta che, insieme  a politici spesso distratti, ha “prodotto” il danno per l’intero territorio.

“Ci sono tonnellate e tonnellate di rifiuti di plastica e amianto” spiega Augusto De Sanctis della Soa. Rifiuti che scendono a valle dalle discariche, usate dal Comune di Guardiagrele negli anni ’70, adiacenti al letto del fiume. “Una quantità di rifiuti come due volte la piramide di Cheope, ben 4,5 milioni di metri cubi di rifiuti misti che hanno contaminato la falda di arsenico, piombo e idrocarburi” aggiunge ancora De Sanctis. E, come se non bastasse, interi alberi sono ricoperti di plastica. 

Correva l’anno 2008 quando il Comune di Guardiagrele segnalò alla Regione la possibile presenza di siti contaminati. Dopo quattro anni, nel 2012, lo stesso Comune depositò una caratterizzazione che evidenziò una pesante contaminazione oltre i limiti della soglia di legge. I consulenti del Comune consegnarono relazioni accompagnate da foto inequivocabili dell’intera massa di rifiuti precipitata a valle fino ad arrivare nell’alveo del torrente. 

Si arriva al 15 gennaio del 2016 e nel verbale della Conferenza dei servizi si scrive che “vista la gravità della situazione, nonché la presenza di inquinanti di natura pericolosa, la presenza di un corso d’acqua superficiale, di una zona particolarmente tutelata, il Comune di impegna contestualmente all’inoltro dell’analisi di rischio una unica proposta di fattibilità di bonifica dei due siti […]“.
Il Comune, di lì a poco, consegna alla Regione l’Analisi di rischio ma dimentica la proposta di fattibilità del progetto di bonifica. Le relazioni dei geologi confermano il superamento anche delle Concentrazioni soglia di rischio per i seguenti parametri: piombo, manganese, arsenico, aromatici C9-C10, Alifatici C9-C18, 1,2,3 tricloropropano. Pertanto il sito è ufficialmente inquinato.

Nonostante la gravità della situazione passa un altro anno per avere l’ufficializzazione dell’approvazione da parte del Servizio gestione rifiuti della Regione di questa documentazione, con determina del 25 maggio 2017. Arta e Regione, nel 2016 e nel 2017 stigmatizzarono il fatto che non si era provveduto alla messa in sicurezza di emergenza delle aree per l’acqua sotterranea. Il 31 agosto 2018 la Regione diffidò il Comune. 

Il Comune di Guardiagrele, in particolare, non si è mossa per la bonifica delle discariche abbandonate di Brugniti e Colle Barone, che, denuncia il Forum H2O, precipitando nei calanchi, rischiano di contaminare il torrente Laio, affluente dell’Aventino. 

La stranezza, però, sta nel fatto che la lettera del dirigente regionale Longhi segue di alcuni giorni la richiesta di accesso agli atti fatta il 22 agosto dalla Soa, la Stazione ornitologica abruzzese onlus. Il Comune ha l’obbligo di adempiere per legge alle procedure di bonifica, in primis garantendo ogni misura di messa in sicurezza di emergenza e poi presentando un progetto di messa in sicurezza permanente.

Sia nel 2016 che nel 2017 ARTA e Regione stigmatizzano che:

– non si è provveduto alla messa in sicurezza di emergenza (MISE) delle aree per l’acqua sotterranea, visto che alcuni limitati interventi realizzati anni addietro si sono rivelati del tutto insufficienti;
– il Comune non ha consegnato un’ipotesi progettuale per la bonifica/messa in sicurezza permanente.

“Non hanno alcuna scusante i ritardi macroscopici del Comune di Guardiagrele” spiegano dal Forum H2O. Il Comune ha l’obbligo da anni di risolvere questa vicenda.

 

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