Pensioni: il futuro nero. Il pericolo di vedere intaccati gli assegni
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Dunque, la seconda ondata di pandemia si porta dietro altre cattive notizie. Non solo il collasso delle imprese ma anche delle pensioni.

La Consulta qualche settimana fa ha riconosciuto come legittimo il contributo di solidarietà sugli assegni alti per 3 anni. Inoltre ha considerato corretto il blocco delle rivalutazioni per i trattamenti previdenziali che superano i 100mila euro l’anno. In sostanza viene legalizzato uno scippo per questioni di cassa. A primo impatto sembrerebbe non riguardare molti pensionati. Eppure dietro questa sentenza si nasconde una verità: passa il principio per cui si possono tagliare gli assegni andando a ledere diritti acquisiti anche in passato.

Pensioni in pericolo

Lo scenario che attende l’Italia è quella di una massiccia riforma previdenziale che andrà ad eliminare Quota 100. Il governo giallorosso sta studiando un nuovo sistema per garantire l’uscita anticipata. In questo senso si fa sempre più strada l’idea di un calcolo totalmente contributivo dell’assegno. Si abbandona, dunque, integralmente il sistema retributivo che riguarda ancora tanti pensionandi che potrebbero lasciare il mondo del lavoro nei prossimi mesi o anni. La riforma contributiva che spinge il governo è fatta per sistemare le casse. Come sottolinea il Giornale la legge Fornero prevede il sistema contributivo per tutti coloro che avevano 18 anni di contributi al 1995 a partire dal pagamento delle pensioni dal 2012. Ma il rischio è che questo tipo di meccanismo possa essere allargato anche agli assegni già liquidati applicando lo stesso teorema che ha messo sul campo la sentenza della Consulta con gli assegni alti.

Il tutto prevedendo una quota destinata a un contributo di solidarietà che però a questo giro potrebbe colpire assegni e trattamenti previdenziali ben sotto i 100.000 euro su base annua.

Evitare il peggio

Bankitalia nei giorni scorsi ha lanciato l’allarme sugli assegni del futuro e sulle capacità di spesa sul fronte previdenziale. I continui richiami degli ultimi giorni all’uso della previdenza integrativa vanno letti anche in questa direzione: mettere da parte una quota consistente durante la carriera lavorativa da affiancare a quella poi materialmente erogata dalla cassa previdenziale. Al momento in Italia la pensione integrativa è decollata soltanto a metà nonostante una cospicua percentuale da portare in detrazione. Ma all’orizzonte s’intravede un futuro nero sul sistema previdenziale.

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