Il ministro dell'Interno Lamorgese che perde tempo a denunciare il sindaco De Luca per vilipendio
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Il ministro dell’Interno Lamorgese ci è andata giù pesante e ha denunciato per vilipendio della Repubblica, delle istituzioni costituzionali e delle forze armate, il sindaco di Messina, Cateno De Luca.  

Il sindaco di Messina ha provato a fermare l’ingresso in Sicilia di persone che avevano il diritto di farlo e che per questo erano passate ai controlli delle forze dell’ordine dalle città di partenze. L’ira di De Luca si è riversata sul ministro dell’Interno, Lamorgese, il quale ha segnalato all’autorità giudiziaria il comportamento del sindaco.

“Parole offensive”

“La decisione è stata assunta – spiegano dal Viminale – dopo le parole gravemente offensive e lesive dell’immagine per l’intera istituzione, pronunciate pubblicamente e con toni minacciosi e volgari. Proprio in una fase emergenziale in cui dovrebbe prevalere il senso di solidarietà e lo spirito di leale collaborazione, le insistenti espressioni di offesa e di disprezzo ripetute per giorni davanti ai media da parte del primo cittadino di Messina all’indirizzo del ministero dell’Interno appaiono inaccettabili e censurabili sotto il profilo penale per il rispetto che è dovuto a tutti i cittadini e a maggior ragione da chi riveste una funzione pubblica anche indossando la fascia tricolore – alle istituzioni repubblicane e ai suoi rappresentanti”.

Ora, la Procura di Messina iscriverà nel registro degli indagati il sindaco per il reato di vilipendio previsto dall’articolo 290 del codice penale punito con la multa da 1000 a 5000 euro. Per questo reato, perché si possa essere esercitata l’azione penale attraverso la richiesta di rinvio a giudizio, è necessaria l’autorizzazione del ministro della Giustizia.

“Io sto con Cateno De Luca e con tutti i sindaci che, come lui, con coraggio e determinazione sono ogni giorno in trincea per tutelare in modo concreto la propria comunità”.

Così Gabriella Giammanco, portavoce di Forza Italia in Sicilia e Vice Presidente azzurra in Senato. “Il sindaco di Messina, denunciato per vilipendio dal ministro Lamorgese, ha cercato solo di fermare il grande esodo che da Nord a Sud del Paese avrebbe potuto mettere a rischio la salute dei siciliani e la tenuta del nostro sistema ospedaliero. Ovviamente speriamo che ciò non sia già accaduto ma bene ha fatto De Luca ad accendere i riflettori sullo Stretto di Messina. Sinceramente immaginavo che la ministra, in un momento così drammatico, avesse ben altre preoccupazioni di quella di denunciare un sindaco che fa il suo dovere per i propri concittadini”.

Non si capisce, insomma, come mai il Governo non si preoccupi di mettere in campo le risorse necessarie a salvare l’economia e a fare tesoro dei tanti errori commessi nella gestione dell’emergenza.

“Ci vediamo in tribunale”

Attraverso Facebook il sindaco messinese ha risposto al ministro: “Sono stato denunciato per aver scoperchiato le vergogne dello Stato!”, la prima spallata. “Lei continui a fare il suo mestiere, io il mio. Ci vediamo in tribunale”, ha poi tuonato. Non una ma più volte: “Tenga conto che se questo è un avvertimento ne prendo atto ma vado avanti. Non mi fermo perché non è pensabile che chi è sopra le nostre teste possa continuare a dileggiare i comuni, i sindaci, le popolazioni. L’altra vergogna di Stato è nel comunicato del 23 marzo nel quale lei ha dichiarato il falso e mi assumo la responsabilità di quello che dico”, ha aggiunto De Luca.

Il fatto

De Luca non ha voluto che un centinaio di persone, tra cui venti minori, tutti siciliani residenti al Nord, in attesa a Villa San Giovanni, varcasse lo stretto. Una situazione “taciuta dal Viminale per dimostrare normalità quando di normale qui non c’è niente”. Il sindaco di Messina ha parlato di “depistaggio di stato”, di attacchi a lui e al presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, di un “sistema di controllo farlocco”.  

La notte del 23 marzo

“Lo stretto, stando all’ultimo dpcm, può essere attraversato soltanto per motivi di necessità e di urgenza e per motivi di lavoro. Queste sono le uniche condizioni ammesse in questo momento della legge. E non è neanche più previsto che il Presidente della Regione possa autorizzare lo spostamento di passeggeri attraverso il transito su navi merci. Anche questa facoltà è stata eliminata nella notte del 22 marzo.” Così l’assessore Dafne Musolino riepiloga la vicenda che ha portato allo sfogo del sindaco di Messina e, oggi, alla denuncia per vilipendio.

Le disposizioni del Governo

“Il 23 marzo, in base alle disposizioni del governo abbiamo avuto tutte queste persone ferme sulla riva allo Stretto sulla sponda Calabra che dovevano attraversare. E alcune avevano le condizioni per attraversare. Altre, invece, al controllo non le avevano. Allora – aggiunge Musolino – abbiamo atteso di fare controlli per volere un po’ peccare di pragmatismo. Nonostante tutte le rassicurazioni formali pervenute dal Viminale, abbiamo notato che su 26 autovetture, transitate la sera del 23, 20 appartenevano a pendolari e, dunque, unici in diritto di transitare. Le restanti non avevano le condizioni per l’attraversamento dello Stretto. Ciò significa che uno su due non avrebbe potuto attraversare lo Stretto quella notte”.

Le entità portuali non avevano il diritto di controllare le autocertificazioni. O meglio, le richiedono ma senza verificare il motivo del passaggio.

“Io voglio sottolineare che il ministro secondo me ha preso una posizione sbagliata” spiega il sindaco De Luca. “Sarei stato anche disponibile a fare le mie scuse per il tono o per il contenuto di quello che è stato il mio grido di dolore”. “È logico che essere pure accusati di essere mistificatori io non lo accetto. E mai lo accetterò.” “Noi abbiamo visto che sullo Stretto, e i dati che abbiamo constatato con tanto di relazione delle Forze dell’ordine, il comunicato del ministero del 23 sera era scollegato dalla realtà di quella sera.”

Di admin

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