La carica dei parlamentari contro il taglio dei vitalizi: rivogliono i soldi e annunciano battaglia
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Si sa, in tempi difficili ognuno cerca di portare il pane a casa come meglio può. Governo e Agenzie delle Entrate permettendo, ovvio. In genere i tempi bui vengono illuminati dalla speranza e dal sacrificio. E, nella maggior parte dei casi, buttate nelle tenebre sono le persone che vivono ai margini o che hanno perso il lavoro e sono stritolati nella morsa dei debiti. In Italia, però, c’è un’altra categoria che batte cassa: quella degli onorevoli che rivogliono i vitalizi.

La diffida

Un rumore che rimbomba nell’aula della Camera: i rappresentanti del popolo tuonano, ancora una volta, contro la riduzione del vitalizio. E, per questo, sono decisi a dare battaglia. Tanto che hanno già diffidato l’ufficio di presidenza di Montecitorio. Un atto trasmesso in piena emergenza Covid.

In una lettera inviata all’associazione degli ex parlamentari si contesta la riduzione degli assegni decisa dai vertici di Camera e Senato. A essere diffidati il presidente di Montecitorio, Roberto Fico, e ciascuno dei componenti dell’ufficio di presidenza. Tutti i “responsabili a titolo solidale e personale” sono invitati a provvedere, in un termine congruo, “alla rideterminazione degli assegni vitalizi colpiti dalla delibera n.14/2018”.

Eccessivo taglio

Al centro della contestazione dell’associazione la decisione presa ad aprile dal consiglio di giurisdizione della Camera, che ha riconosciuto l’eccessivo peso dei tagli solo per chi non ha altro reddito ed è affetto da gravi malattie. Montecitorio è dunque invitata a rendere più soft le riduzioni degli assegni di tutti gli ex parlamentari: l’entità media di ogni taglio è del 42 per cento. Sono 1.398 i ricorsi presentati alla Camera.

L’associazione chiede che agli ex eletti alla Camera e al Senato vengano applicate le stesse decurtazioni previste per le cosiddette pensioni d’oro nel comparto pubblico e privato: una riduzione che va dal 10 al 40 per cento. “Non vogliamo essere penalizzati rispetto a qualunque altra categoria di cittadini”.

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