La politica si fronteggia in questi giorni – e soprattutto in queste ore – sulla vicenda dei parlamentari che hanno richiesto il bonus covid, addossando parte delle responsabilità a governo e Inps. Sicuramente l’esecutivo avrebbe potuto fare meglio, ma siamo sicuri che l’opposizione italiana sarebbe stata in gradi di fare meglio? In fondo Meloni e Conte non sono così diversi.
Il dubbio è lecito a vedere il livello dei protagonisti politici di centrodestra che si tengono in vita con iniezioni di populismo e fake news quotidiane.
Eppure il tema dei contributi e degli aiuti a famiglie e Partite iva non dovrebbe alimentare uno scontro concentrato sull’ego di ognuno vista la delicatezza dell’argomento. È bene ribadire, infatti, che milioni di italiani combattono quotidianamente per superare tutte le criticità economiche generate dal Covid-19. Ritardi eccessivi ci sono stati nell’erogazione dei bonus da 600 e 1000 euro. Alla fine, comunque, la situazione si è normalizzata.
Il 20 maggio la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni scrisse su Facebook, con numeri arrotondati ‘molto’ in eccesso, che un milione di lavoratori autonomi “sta ancora aspettando il bonus 600 euro”. E sempre la Meloni a fine luglio in Abruzzo diceva: “Quando ho chiesto al governo italiano di mettere 1000 euro sul conto di chi non ce la fa, e poi si fanno le verifiche a valle, mi hanno detto che sono ‘Cetto la qualunque’, loro, che danno il reddito di cittadinanza a Pietro Maso, a spacciatori e mafiosi”.
Insomma, il partito della Meloni, che si propone come alternativa alla guida del Paese, pare avere le idee chiare su come amministrare i soldi pubblici.
Eppure, proprio in Abruzzo dove Fratelli d’Italia ha eletto il suo primo governatore, qualcosa non va come dovrebbe andare. Il bando per contributi a fondo perduto per contrastare gli effetti della grave crisi economica e che prevede “la concessione di contributi a fondo perduto a favore dei settori turismo, commercio al dettaglio ed altri servizi” se la prende comoda. Il Riferimento progettuale è quello del – POR FESR Abruzzo 2014-2020, ASSE III rivolto “alle imprese localizzate nella Regione Abruzzo di tutti i settori economici ammessi dalla normativa europea, nonché i soggetti esercenti attività di lavoro autonomo, titolari di partita IVA”.
Il contributo è determinato applicando sull’ammontare dei ricavi o dei compensi di aprile 2019, o sull’ammontare medio mensile dei ricavi o dei compensi individuati ai sensi del comma 3 dell’Articolo 5 dell’avviso, le seguenti percentuali:
15% per le imprese e i lavoratori autonomi con ricavi o compensi fino a euro 120.000,00 nel periodo d’imposta precedente a quello in corso;
7,5% per le sole imprese con ricavi da euro 120.001,00 fino a euro 400.000,00 nel periodo d’imposta precedente a quello in corso;
5,5% per le sole imprese con ricavi superiori a euro 400.001,00 fino a euro 1.000.000,00 nel periodo d’imposta precedente a quello in corso.
Dunque, si tratta di somme importanti che potrebbero ridare linfa vitale alle imprese e -perché no- salvarle dalla chiusura.
Peccato che le erogazioni, forse, arriveranno tra qualche mese. Sul sito della Regione non vi è traccia dello stato di avanzamento del contributo. Siamo a conoscenza del fatto, però, che per il bando ci sono 19 milioni di euro. Altri fondi dovrebbero essere destinati con la riprogrammazione. Per la graduatoria e la conseguente erogazione dei fondi bisognerà attendere le istruttorie che -udite, udite- non ancora iniziano.
L’ipotesi, a questo punto, è che i fondi per le imprese in difficoltà potrebbero arrivare (forse) per ottobre. Sempre se le aziende non falliscono facendo un favore ala Regione Abruzzo. E chissà se la Meloni è a conoscenza di questi ritardi.