La pseudo-rivolta di Capitol Hill
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Com’è stato possibile che un esercito di scalmanati e variopinti estremisti pro Trump abbia potuto mettere a ferro e fuoco il cuore di Capitol Hill?

Eppure Washington – fino a prova contraria – dovrebbe essere uno dei luoghi più sorvegliati al mondo, con un controllo a tappeto di ogni movimento. Una sorveglianza ancor più alta visto che si tratta di un Paese che ha subito i colpi del terrorismo.

Cos’è accaduto dunque?

Il primo dubbio riguarda i numeri. I manifestanti pro Trump erano tanti ma non era un’orda impossibile da fermare. Gli uomini del servizio d’ordine presenti a Capitol Hill erano troppo pochi anche per il numero di sostenitori che hanno marciato verso il Campidoglio. Forze dell’ordine in numero limitato nonostante si sapesse da tempo che qualcosa sarebbe accaduto a Washington.

La minaccia c’era e tutti ne erano consapevoli.

John Magaw, ex direttore dei servizi segreti, ha riferito che nella sua “esperienza di 50 anni nelle forze dell’ordine, questo è senza precedenti”, “il coordinamento della sicurezza è virtualmente andato in pezzi. Stiamo osservando il deterioramento della legge e dell’ordine negli Stati Uniti. Diventa solo caos”. Ed Davis, ex commissario del dipartimento di polizia di Boston, è sulla stessa lunghezza d’onda di Magaw: “Deve esserci la volontà politica di mettere in campo le risorse necessarie per fermare ciò che avrebbe dovuto essere visto… Questo è il risultato di una mancanza di volontà politica di controllare un tentativo di insurrezione”.

Tra l’altro non è chiaro chi avesse il compito di gestire e coordinare tutto l’apparato di sicurezza coinvolto nelle violenze del Campidoglio. Nel mirino è entrata subito la Capitol Police, che avrebbe dovuto controllare la situazione. C’è un rimpallo di responsabilità tra Dipartimento di Giustizia e Dipartimento della Homeland Security. Su Axios sia l’Fbi che l’Homeland Security hanno fatto capire di essersi schierati per sostenere la Capitol Police.

I buchi nella sicurezza sembrano evidenti.

Le indagini sono in corso ma le immagini parlano chiaro. Sui social network sono apparsi foto e video di una polizia ben poco intenzionata a fermare i rivoltosi, quasi che l’ordine ricevuto fosse quello della linea morbida. C’è chi addirittura accusa degli uomini del servizio d’ordine di aver aiutato la folla.

Altro problema riguarda la Guarda nazionale. Il generale Mark Milley ha detto che una volta appurati gli scontri in Campidoglio, l’intero corpo di Washington DC era stato attivato per sedare pacificamente la rivolta. Ma il sindaco della capitale, tre giorni prima degli scontri, aveva chiesto che fossero schierati trecento uomini della guardia, che però non sono stati mobilitati.

Alcuni sospettano che il Pentagono si sia tirato indietro.

Nancy Pelosi, il cui ufficio era stato appena invaso dai manifestanti, ha chiesto aiuto ai governatori di Maryland e Virginia per inviare i loro uomini, e solo in quel momento, quando sono stati mobilitate le unità degli altri Stati, è intervenuto il corpo della capitale.

La Difesa ha confermato che sarebbe stato Mike Pence e non Trump a dare l’ordine di mobilitare gli uomini. Stessa ipotesi che hanno ribadito fonti accreditate ai media Usa.

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