Le banche chiudono i rubinetti: il timore è il Covid
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Le rilevazioni della Banca centrale europea, tra luglio e settembre le banche europee hanno inasprito gli standard creditizi per la concessione di prestiti alle aziende e mutui alle famiglie.

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Sono 143 le banche dell’eurozona. Le stime riferiscono di un ulteriore inasprimento nei prossimi mesi per via dell’incertezza della ripresa e del prolungamento delle misure di supporto all’economia messe in campo dai governi.

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La domanda di prestiti e di linee di credito da parte delle aziende è diminuita nel terzo trimestre 2020. Conseguenza il fatto del minor fabbisogno di liquidità di emergenza rispetto al trimestre precedente. Per ciò che riguarda il quarto trimestre le banche prevedono un netto aumento nella domanda di prestiti da parte delle imprese alla luce delle nuove misure restrittive adottate in tutta Europa.

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Sul fronte delle famiglie, gli standard creditizi per mutui e credito al consumo hanno continuato a inasprirsi significativamente nel terzo trimestre, a causa del peggioramento delle previsioni economiche e dell’affidabilità creditizia dei consumatori stessi colpiti dalla pandemia da Covid. Nell’ultimo trimestre 2020 le banche prevedono un’ulteriore stretta sugli standard creditizi per i prestiti per l’acquisto di abitazioni e un calo della domanda di mutui.

Le banche ricavano circa il 60% dai prestiti.

Vista la contrazione dei tassi, quando non negativi, i ricavi vengono compromessi. E alle banche, in sostanza, non conviene più prestare soldi. comprime i ricavi di questa voce. Le banche, però, dispongono anche di linee di finanziamento a costo zero messe a disposizione dalla Bce. Un’operazione fatta per erogare credito all’economia reale.

L’allarme della vigilanza Bce sui crediti malati

La stretta creditizia avviene mentre monta la preoccupazione per la prossima esplosione dei crediti deteriorati. Ovvero per i prestiti erogati dalla banca che non vengono più restituiti, o vengono restituiti solo in parte per via delle difficoltà economiche dei debitori. Quando accade la banca è costretta a svalutare in tutto in parte il valore del prestito erogato e quindi ad incamerare perdite nel bilancio. Timore espresso dal presidente dell’autorità di supervisione delle banche della Bce, Andrea Enria. Il presidente ha spiegato che l’ammontare dei crediti deteriorati potrebbe raggiungere i 1.400 miliardi di euro, ossia ben al di sopra dei valori raggiunti nel 2008 o nel 2011 durante la crisi dei debiti sovrani europei.

Bad bank

Enria ha quindi auspicato la creazione di una “bad bank” europea, ossia una banca in cui convogliare i crediti malati in moto da toglierli dai bilanci bancari. Quando gli Npl sono a bilancio le banche sono infatti obbligate a destinare denaro a copertura delle future perdite. Fondi che quindi non possono essere disponibili per i prestiti ad imprese e famiglie.

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