Luc Montagnier è morto. Il nobel per gli studi sull'Aids
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Il professor Luc Montagnier è morto all’ospedale americano di Neuilly-sur-Seine L’ex premio Nobel per la medicina è morto martedì all’ospedale americano di Neuilly. 

Il dottor Gérard Guillaume, uno dei suoi più fedeli collaboratori, che il professore si è spento serenamente circondato dai suoi figli.

Luc Montagnier aveva 89 anni (18 agosto 1932 – 8 febbraio 2022) ed era un biologo e virologo, ma anche e soprattutto un uomo di notevole intelligenza, che viveva per la scienza. Oltre ad essere stato nominato Premio Nobel per la Medicina nel 2008 per la scoperta del virus dell’AIDS, durante la sua vita ha lavorato al fianco dei più grandi istituti scientifici del mondo. Direttore di ricerca emerito al CNRS, professore all’Institut Pasteur, direttore del Center for Molecular and Cellular Biology al Queens College della City University di New York, direttore di un istituto di ricerca alla Jiao-tong University di Shanghai. Ha sostenuto per molti anni l’Accademia delle Scienze e l’Accademia Nazionale di Medicina attraverso la sua ricerca. Per questo ha ricevuto innumerevoli premi e riconoscimenti.

Papaia, autismo, vaccini

Nonostante la sua età avanzata e nonostante tutte le critiche subite negli ultimi anni, in particolare da parte della comunità scientifica, Luc Montagnier si è sempre battuto per la scienza libera. 

Montagnier era stato oggetto di numerosi disconoscimenti all’interno della comunità scientifica. Una deriva iniziata negli anni 2000, con la papaia fermentata come trattamento per il morbo di Parkinson. Nel 2009 – l’anno dopo aver ricevuto il Nobel – Montagnier spiega che un buon sistema immunitario può sbarazzarsi dell’HIV “in poche settimane” e che una buona dieta ricca di antiossidanti permette di essere esposti al virus senza essere infettati cronicamente. 

Nello stesso anno sostenne l’idea che il DNA potesse imprimere un’impronta elettromagnetica sulle molecole d’acqua. Proprietà che sosteneva potesse essere utilizzata per test diagnostici per l’AIDS o la malattia di Lyme. Montagnier era convinto che i disturbi dello spettro autistico sono di origine batterica e possono essere trattati con antibiotici . Nel 2017 ha presentato diverse tesi anti-vaccinazione, come il legame tra vaccinazione e sindrome della morte improvvisa del lattante invalidata attraverso la ricerca scientifica. Un collettivo di 106 accademici di medicina e scienze lo aveva poi criticato per aver “trasmesso, al di fuori delle sue competenze, messaggi pericolosi per la salute, a dispetto dell’etica che deve governare la scienza e la medicina”. Durante la pandemia del Covid-19 si oppose anche alla vaccinazione.

Il dubbio sulla morte

Alcuni utenti di Internet hanno dubitato della veridicità di questa morte. Mercoledì pomeriggio l’avvocato Fabrice Di Vizio, garante legale per No vax, è rimasto “sorpreso” quando ha scoperto “l’annuncio di FranceSoir”, prima di notare poche ore dopo che “la morte di Luc Montagnier non è stata smentita .

Dubbio poi rafforzato dalla pubblicazione di un articolo dal sito Médiamass, in cui si affermava che Luc Montagnier è stato “vittima di una voce infame”“Niente panico, a 89 anni Luc Montagnier è ancora vivo e vegeto”. 

A stretto giro è arrivato anche un tweet di Minute Ricardo, rubrica scritta da Richard Boutry, ex giornalista diventato una figura di spicco dell’antivax. In un messaggio pubblicato il 9 febbraio, il suo account Twitter affermava che “il professor Montagnier non è morto”.

L'”esilio” in Cina

Nato nella Loira, figlio di un commercialista, con una militanza comunista in gioventù, aveva scelto di accompagnarsi negli ultimi anni a personaggi controversi, come il paladino anti-vaccini, il medico ultraconservatore Henri Joyeux. Luc Montagnier è stato amico di Jacques Benveniste, l’autore di una presunta “memoria dell’acqua” per dimostrare l’efficacia dell’omeopatia. Ogni volta che veniva attaccato, Montagnier si difendeva presentandosi come una vittima del “sistema”. E spesso rifiutava di parlare ai giornalisti accusati di “deformare il suo pensiero”. Dopo aver denunciato un “clima di terrore intellettuale” in Francia, aveva scelto di “esiliarsi” in Cina, creando una fondazione di ricerca nell’Università Jiao Tong di Shanghai. Il suo obiettivo, spiegava allora, era costruire un “approccio pluridisciplinare”. Nella terra del Dragone, diceva, c’era più “apertura e dinamismo” che in Francia.

Alla fine anche il sogno cinese era finito. Nel frattempo le varie società che gestivano i suoi brevetti in Francia sono quasi tutte chiuse o fallite. L’Unesco ha tolto gli stanziamenti alla fondazione mondiale per la ricerca e la prevenzione dell’Aids creata nel 1993 e di cui era presidente. Montagnier viveva in una dimora ottocentesca a Plessis-Robinson, placida campagna a sud di Parigi. All’Institut Pasteur, dove Montagnier ha lavorato alla scoperta dell’Hiv ed era ancora professore emerito, non era più il benvenuto.

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