Luca Ventre, l'italiano morto nell'ambasciata italiana dell'Uruguay
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Tutto è accaduto in 40 minuti. Luca Ventre, italiano 35enne che vive a Montevideo, capitale dell’Uruguay, la mattina del 1 gennaio scavalca la cancellata dell’Ambasciata italiana fino a quando ne esce apparentemente privo di sensi.

A quel punto Ventre viene trasportato a braccio da un poliziotto e alcune guardie locali che si trovavano all’interno del perimetro della struttura. Da lì a pochi minuti, dopo essere arrivato in ospedale, morirà.

Le telecamere di sorveglianza dell’ambasciata italiana dimostrano che una volta entrato senza permesso nel cortile, il 35enne ha tentato di fuggire scavalcando nuovamente il cancello. Ma l’intervento di un membro del personale glielo ha impedito, stendendolo a terra e, con l’aiuto di un’agente, lo ha immobilizzato con una stretta al collo durata circa 14 minuti. Da quel momento, in base ai video dell’ambasciata e dell’entrata ambulanze del pronto soccorso, Ventre non si risveglierà più. E nonostante dai verbali degli agenti coinvolti emerga che il 35enne si trovava in uno stato di semincoscienza. A chiarire l’accaduto saranno due indagini: una per omicidio di secondo grado e una per omicidio preterintenzionale.

L’ambasciata e la comunicazione della morte il giorno dopo

L’ambasciata aveva inizialmente comunicato la morte dell’uomo il 2 gennaio. Dopo alcuni giorni sono emersi vari dubbi e incongruenze rispetto alla versione ufficiale, alimentati dalle testimonianze dei suoi familiari e dai filmati delle telecamere dell’ambasciata.

Cosa faceva Ventre in ambasciata?

Si cerca di capire cosa facesse Ventre la mattina del primo gennaio nell’ambasciata, perché avesse scavalcato il cancello, e perché nei giorni precedenti avesse detto ai familiari di sentirsi in pericolo di vita.

Le origini di Ventre

Ventre era originario della Basilicata e viveva in Uruguay dal 2012. Era padre di una figlia di 6 mesi. I familiari risiedono a Senise, in provincia di Potenza. Il padre in Uruguay. La sua famiglia ha alcune attività imprenditoriali nel paese, dalla ristorazione all’importazione di prodotti alimentari italiani. Ventre è morto all’Hospital de Clinicas di Montevideo, dove era stato portato da agenti della polizia dopo che era stato arrestato nella sede dell’ambasciata italiana.

La ricostruzione dell’ambasciata

Nel primo comunicato l’ambasciata spiegava che Ventre, la mattina del primo gennaio, si era arrampicato per scavalcare il muro dell’edificio, che in quei giorni era chiuso per le festività. I filmati delle telecamere di sorveglianza all’esterno del palazzo, mostrano Ventre uscire da un’automobile con una borsa in mano e poi scavalcare. Qualche minuto dopo, nelle riprese delle telecamere del cortile interno, si vede di nuovo Ventre – con una borsa in mano – che cerca di scavalcare, questa volta per uscire. Mentre è già arrampicato sulla parete, viene fermato da due persone: il ministero degli Esteri italiano riferisce che si tratta di un uomo di una società di vigilanza locale e di un agente della polizia uruguaiana.

Ventre viene fatto scendere da due uomini e non oppone resistenza: prima si inginocchia con le mani dietro la schiena, poi viene immobilizzato a terra. Alle 7:08 si vede l’uomo della sicurezza prendere la pistola del poliziotto e allontanarsi col telefono all’orecchio. Il video è composto in alcune parti da fermi immagine. Il poliziotto mette il braccio sul collo di Ventre, che si muove, come se provasse a liberarsi. Poi dalle 7:18 non si vedono più suoi movimenti per diversi minuti, mentre il braccio del poliziotto continua a premergli sul collo. Alle 7:40 si apre il cancello dell’ambasciata e Ventre viene trascinato a peso morto da altri due agenti.

Le immagini successive sono quelle delle telecamere all’esterno dell’ospedale, in cui si vede Ventre trasportato su una carrozzina. Uno dei poliziotti gli tiene la testa, un altro gli regge la gamba sinistra: quando la lascia si vede un movimento, ma non è possibile distinguere se si tratti di una reazione volontaria oppure no.

Il fratello: “si sentiva braccato”

Fabrizio Ventre, fratello di Luca, ha spiegato che il 31 dicembre il fratello gli aveva detto al telefono di sentirsi in pericolo di vita e di voler rientrare al più presto in Italia, ipotizzando che fosse all’ambasciata per motivi di visti, e che non si aspettasse di trovarla chiusa. “Si sentiva braccato da qualcuno, però non mi ha dato ulteriori dettagli“, ha detto Fabrizio Ventre.

Il referto

Nel primo referto dell’autopsia su Luca Ventre si legge che le lesioni superficiali sul corpo non sono sufficienti a spiegare le cause della morte e saranno necessari altri esami.

Il ministero degli Esteri ha fatto sapere di aver messo i filmati ripresi dalle telecamere dell’ambasciata a disposizione delle due magistrature, italiana e uruguaiana.

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