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L’ex re della sanità privata siciliana era stato condannato a 15 anni e 6 mesi nel processo per le ‘talpe’ alla Dda di Palermo come prestanome del boss Bernardo Provenzano e manovratore di una rete che carpiva informazioni riservate sulle indagini.

Aiello, che ha 58 anni, scontava la pena agli arresti domiciliari nella sua abitazione di Bagheria (Palermo), perchè affetto da una forma di favismo ritenuta incompatibile con la reclusione. Ora il Tribunale di sorveglianza di Palermo, presieduto da Alberto Bellet, in base anche ad alcune perizie, ha stabilito che nel carcere milanese di Opera esistono le condizioni per garantire ad Aiello adeguata assistenza e ha perciò disposto il suo trasferimento in quel penitenziario. La scarcerazione di Aiello perchè continuasse a scontare la pena agli arresti domiciliari era stata disposta dal Tribunale di sorveglianza dell’Aquila. All’epoca era detenuto a Sulmona, dal 22 gennaio del 2011, dopo essere stato condannato definitivamente. La decisione dei giudici aquilani aveva suscitato polemiche, e il ministro della Giustizia, Paola Severino, aveva disposto un’indagine interna. Accertamenti erano stati avviata separatamente anche da Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Con il rientro di Aiello in Sicilia, a Bagheria, la competenza sul suo caso è tornata al Tribunale di sorveglianza di Palermo, che su richiesta del procuratore generale Mirella Agliastro, dopo le necessarie consulenze mediche, ha individuato nel carcere di Opera l’istituto adatto per accogliere Aiello e garantirgli la dieta particolare che deve seguire per il favismo. 

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