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Imbarazzante. Semplicemente imbarazzante. Un giudice che indaga su un caso delicatissimo ride mentre il giornalista gli pone delle domande.

Le indagini, in questi giorni, si stanno concentrando sulle persone che passarono nel vicolo dove fu ritrovato esanime l’allora capo della comunicazione di Monte dei Paschi di Siena, David Rossi.

L’inviato de Le Iene ha provato a intervistare il pm che era di turno la sera della morte di Rossi, il magistrato Nicola Marini. Il giornalista ha fatto due domande precise al giudice:

1) Perché il pm scrisse all’ingerner Scarselli, che gli aveva fatto notare le ombre nel vicolo, che si trattava solo di passanti?

2) Come mai non acquisì le immagini di tutte le videocamere presenti in zona?

Inoltre, sembrerebbe che “alcuni pixel fossero alterati in modo da non far vedere una figura che sembra affacciarsi”.

 

Il magistrato, come è chiaramente visibile dal servizio, non ha nessuna intenzione di rispondere. Dopo aver chiuso la testa della iena nella portiera dell’auto, avvia l’auto cercando di “seminare” il cronista. L’inviato, però, insiste con le domande:

“Vedo che ha una buona preparazione”, dice il pm sorridendo al giornalista che lo insegue sorridendo (qui il video). “Vediamo chi arriva primo laggiù”.

Monteleone lo “rimprovera”: “Ma è una cosa seria, c…o ride dottore?”.

Il magistrato rallenta la corsa della macchina e prova a spiegarsi: “La cosa è seria, ma non va trattata in questo modo”.

Sul caso, intanto, continua a esserci una zona grigia in cui non si riesce ad entrare. Come, ad esempio, i probabili festini tra giudici e politici di cui già abbiamo scritto. Notizie, tra l’altro, anticipate dall’ex sindaco di Siena, Pierluigi Piccini.

 

“Troppo spesso sui giornali si riporta la frase: ‘La famiglia di David Rossi sta cercando la sua verità’. È un’affermazione che non sopporto. Cosa è ‘la verità della famiglia‘? La verità è unica ed è di tutti”.

Questo il commento a Di Sabato, su Siena Tv, di Ranieri Rossi, fratello di David. Sono passati cinque anni e due inchieste archiviate e la famiglia di David Rossi non si arrende.

Ranieri Rossi e il conduttore della trasmissione, Daniele Magrini, espongono con dovizia di dettagli tutti i documenti raccolti: viene mostrata una ricostruzione in 3D, mai accettata dalla procura di Siena. Nel filmato è digitalizzato tutto il vicolo nel quale è stato trovato il corpo di Rossi. Nel video si evince che la finestra da cui potrebbe essere caduto David non è quella del suo ufficio, ma quella del piano di sopra, perché la caduta ha delle dinamiche che non collimano con l’altezza di 14,35 metri della finestra del terzo piano. Poi c’è l’ombra che si affaccia sul vicolo, mentre Rossi era agonizzante sul suolo: si dimostra che lo sconosciuto avrebbe percorso almeno quattro metri della stradina.

Il programma mostra foto della polizia scientifica e della seconda autopsia, avvenuta tre anni dopo la tragica morte di Rossi. “David aveva la camicia fuori dai pantaloni” – spiega il fratello – Lui abitualmente non la indossava in quel modo. Oppure in qualche modo la camicia è uscita, in qualche fase precedente alla caduta. Questo non è mai stato preso in considerazione dai pm. La camicia ha buchi nella manica destra, lacerazioni, di cui una di 10 cm, e un buco nel margine inferiore sinistro.

Poi si arriva al mistero dell’orologio di David e viene ricostruita una ipotesi sulle lesioni riportate sul polso, un ematoma evidente e tre zone ‘disepitelizzate’. In più, sotto le scarpe di David Rossi sarebbe stata ritrovata vernice bianca e l’unico ufficio dove si stavano eseguendo lavori di tinteggiatura, come spiega Ranieri Rossi, era appunto quello del piano superiore.

Vengono analizzate le macchie riportate sui pantaloni del dirigente di Mps. “Mi hanno consegnato dopo l’autopsia una busta della Coop contenente la camicia e i pantaloni insieme” – rivela Ranieri Rossi – Era ovviamente una prova compromessa, perché gli indumenti, mai messi sotto sequestro e collocati insieme nella busta, si sono contaminati. C’è però una foto della scientifica che mostra cosa sono chiaramente queste macchie. Stanno a indicare che David è stato appeso fuori dalla finestra e poi fatto precipitare. Non dice ovviamente se si è appeso volontariamente o meno, però dalla foto della scientifica, che mostra il corpo di David sul suolo, risulta che la zona delle ginocchia e quella superiore fino alla cintura sono sporche. Queste macchie evidenziano un contatto con la parete sottostante alla finestra tra il terzo e il quarto piano”. Nel secondo decreto di archiviazione si legge che queste macchie e le lesioni sulla parte anteriore del corpo sono imputabili al tentativo di David Rossi di compiere una torsione del suo corpo per poter aggrapparsi al davanzale e tentare di risalire.

Arriva anche una foto della parte anteriore del corpo, con immagini in cui sono evidenti schegge di legno e materiale del davanzale sull’addome, ma anche ferite e lividi sull’addome, strisciate, un ematoma all’altezza del fegato. “Cos’è che ha prodotto quella lesione? Se non ci dicono questo, il lavoro diventa inutile”. C’è anche una foto della ferita riportata sulla mano di David Rossi. “Nella perizia Cattaneo-Zavattaro si parla di lesione dentro la mano, senza capire cosa possa averla generata” – spiega Ranieri Rossi – “E dicono che è riconducibile a giorni prima. Se però si vedono le foto della scientifica, cosa che non hanno fatto i due periti, si nota chiaramente un taglietto con del sangue fresco. Lì c’erano dei fili anti-piccione: David avrebbe afferrato uno di quei fili, quindi è motivata quella lesione. Queste non sono conclusioniche dovevo fare io, ma i periti. Faccio una domanda, anche se sono domande che vanno sempre a vuoto, visto che non abbiamo uninterlocutore che ci risponde, se non i comunicati, come ha fatto il procuratore capo di Siena: perché uno che si vuole suicidare, quando si butta, ci ripensa al punto tale da afferrare un filo anti-piccione?”.

“Chiedo un minimo di rispetto verso la famiglia, verso chi sta male, verso chi ci sta lavorando. In tutta questa storia è stata persa la maggior parte delle prove perché si era creduto a un suicidio. Magari qualcuno dovrebbe chiedere scusa per tutto quello che è successo. Il procuratore capo di Siena, Salvatore Vitello, anche nei suoi comunicati, non ha mai chiesto scusa, perché in fondo hanno sbagliato loro nel non seguire le procedure che sono di norma: repertare tutto e stabilire cosa è successo, non decidere prima e fregarsene del resto. E quella della folata di vento è una spiegazione ridicola che fa arrabbiare conclude Rossi.

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