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Impressioni di un Novembre italiano, tra editoriali giornalistici, indignazioni, moniti e sangue.

Il 14 Novembre sarà una data da ricordare per chi ha la passione nel cuore, per chi sogna un mondo nuovo e per chi è convinto che la rivoluzione, oltre che con lo studio, si fà anche con il sangue. Abbiamo teste per pensare e occhi per guardare da queste parti e, su ogni articolo che postiamo, c’è qualcosa di nostro. Non seguiamo direttive e indicazioni di partito perché per noi e per i nostri investitori il progetto “zone d’ombra” non sarebbe più credibile e non porterebbe più introiti pubblicitari qualora fossimo “novantagradisti” di professione. Noi non siamo quelli che manipolano soldi a prescindere: noi ci sporchiamo le mani ogni giorno per offrire un servizio il più pulito e onesto possibile e il resto lo fate voi. Non abbiamo obblighi di censura solo perché un governatore taglia “posti letto” oppure un sindaco autorizza lo spegnimento di ripetitori radio-tv. Noi con i soldi che lo Stato non ci dà non assumiamo figli, nipoti e pronipoti nella nostra web tv, ma assumeremmo volentieri persone in gamba e soprattutto capaci di fare il proprio mestiere. Noi, se fossimo presidenti dell’Ordine dei giornalisti, cercheremmo di capire come emittenti radio tv inquadrano i professionisti della comunicazione. Noi, che ogni giorno ci esponiamo con le nostre idee e la nostra onestà, spazzeremmo via ipocriti e complottisti, lobbisti e affaristi, qualunquisti e servi. Noi, quindi, inizieremmo una rivoluzione con questi argomenti se ce lo permettessero. Sappiamo purtroppo, che il potere salvaguarda il proprio dominio anche con atti di forza. Quello che è successo oggi è qualcosa di buono specie per l’Italia che, finalmente, pare sia uscita dal torpore politico che l’ha contraddistinta fino ad oggi. È vero, la rivoluzione fino a ieri in Italia è corsa sul web, tra le tastiere, gli ipad e i mouse ed oggi, con gran dignità, è sfociata nella contestazione di piazza. Un governo illegittimo che ha varato leggi illegittime salvaguardando gli interessi forti che lo ha eletto. Le banche vogliono riprendersi il futuro che loro stesse ci hanno sottratto e la politica rivuole indietro il giusto compenso dalle banche per ciò che ha fatto per loro. Un sistema corrotto e finto, attento solo all’economia e al bilancio e con nessuna voglia di guardare all’essenza dell’uomo sta distruggendo la serenità di milioni di cittadini. Nessuno crede più ai partiti e, soprattutto, agli uomini di partito ma bensì alla persona nella sua totalità: sentimento, passione cuore e cervello. I tatticismi sono finiti, estinti, morti. Rimangono un paio di rappresentanti di un qualcosa di intangibile e dell’interesse fine a se stesso: Mario Monti e Giorgio Napolitano. I due amici e compagni espressioni dei più beceri salotti economici e politici della storia repubblicana del nostro paese. Il futuro dell’Italia, se vogliamo che ci sia, deve assolutamente passare attraverso la rivoluzione non solo delle idee ma anche degli scontri di piazza: è inevitabile. La violenza dello Stato genere violenza. La violenza di Equitalia genera esplosioni. La violenza della polizia su un bambino genera violenza. Un manganello di un poliziotto sulla testa di un operaio licenziato genera violenza. Siamo in guerra se non ve ne siete accorti. Non siamo dalla parte delle forze dell’ordine che proteggono un migliaio di “rifiuti di Stato” che siedono in Parlamento. Ci perdoneranno i “grandi” editorialisti se con quello che hanno scritto sui giornali online ci puliremo domattina in bagno. Ci perdonerà Massimo Giannini, vicedirettore di Repubblica, se dopo aver ascoltato il suo editoriale su cosa è bene fare e cosa non è bene fare siamo scappati in bagno a pulirci con i fogli di giornale di Repubblica. Non ci siamo ci dispiace, non saremo mai dalla parte di uno Stato che ha affamato un popolo e gli ha tolto il futuro. Non ci sono stati infiltrati nelle manifestazioni, se non i poliziotti stessi e nessuno ha rubato le scene a nessuno: la gente è incazzata caro vicedirettore e non ha soldi per campare. Nessuno vi crede più. State zitti, servi.

 

di Una storia Sbagliata 

 

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