Ci siamo, questione di ore ormai. Il nobel per la pace Barack Obama attaccherà la Siria. Il pacifista nero della Casa Bianca ha deciso di far cadere le bombe sulla Siria per sconfiggere il nemico. Esattamente come Bush, il suo predecessore, è convinto di portare la democrazia in Siria sganciando bombe.
Ci siamo, questione di ore ormai. Il nobel per la pace Barack Obama attaccherà la Siria. Il pacifista nero della Casa Bianca ha deciso di far cadere le bombe sulla Siria per sconfiggere il nemico. Esattamente come J.W.Bush, il suo predecessore, è convinto di portare la democrazia in Siria sganciando bombe.
Il nemico numero uno dell’occidente ‘civilizzato’ è Bashar Hafiz al-Asad, attuale presidente della Siria e rappresentante, per Obama, di uno di quegli ‘Stati canaglia’ considerati una minaccia per la pace mondiale. La Siria almeno su tre punti è in disaccordo con gli Stati filo-americani e filo-israeliani: il pieno appoggio politico, economico e militare al partito libanese; l’appoggio incondizionato al movimento palestinese Hamas; ostilità nei confronti dello Stato di Israele.
Dal 2011, con l’inizio della ‘Primavera Araba’, la Siria viene coinvolta nella protesta che combatte la corruzione, l’assenza di libertà individuali, la violazione dei diritti umani e le condizioni di vita molto dure, che in molti casi rasentano la povertà estrema. Per Assad, invece, le proteste sono alimentate dall’America e dai governi occidentali. Il governo inglese, intanto, si tira fuori dalla faccenda perché, come riferisce il ‘Times’ citando fonti militari, “non riesce a condividere informazioni d’intelligence di alto livello su un conflitto in cui il Regno Unito non è più coinvolto”.
L’America interventista
«Non possiamo restare a guardare»: queste le parole pronunciate dal presidente americano Barack Obama, nel corso di una conferenza stampa a Stoccolma, rispondendo a una domanda di un giornalista che gli chiedeva se non rappresentasse “un controsenso” ricevere un Premio Nobel per la Pace e, al contempo, essere d’accordo con un intervento militare in Siria. Per Obama, quindi, tutto regolare. A questo punto, però, sarebbe necessario che qualcuno spiegasse qual è il vero significato della parola ‘pace’. L’Onu riferisce che sono 2 milioni i rifugiati siriani e solo un anno fa 230.671.
Intanto l’Iran riferisce di aver passato informazioni agli Stati Uniti per l’introduzione in Siria di gas nervini addirittura otto mesi fa. Per fare ciò sarebbero stati usati i ribelli siriani. attraverso un traffico che ha preparato gli attacchi chimici attribuiti da Teheran ai ribelli siriani. Il ministro della Difesa, il generale di brigata Hossein Dehqan, ha riferito che «la minaccia di un attacco militare col pretesto dell’uso di armi chimiche in Siria arriva dopo che gli Usa hanno ignorato gli avvertimenti dell’Iran circa gas Sarin che veniva portato in Siria otto mesi fa, praticamente spianando la strada per attacchi chimici in Siria».
Il messaggio di Obama a Yaakov Amidror, consigliere per la sicurezza del premier israeliano Benjamin Netanyahu, è inquietante:«Serve un attacco militare mirato per impedire a Bashar Assad di vincere, non per rovesciarlo». Il presidente americano sta per scatenare una guerra mondiale perché vuole ‘non far vincere’ Assad. Se non avessimo saputo che le parole fossero state di Obama le avremmo scambiate per quelle di Pierluigi Bersani. E poi: per quale motivo scatenare un inferno di fuoco solo per non far vincere Assad?
L’idea dei ‘super geni’ del Pentagono sarebbe stile ‘weekend di paura’: bombardamenti mirati e concentrati in pochi giorni. Eppure, come riporta ‘Panorama’, solo pochi giorni fa giungevano dagli States voci concordi nel ritenere che “il futuro della Siria non può comprendere Assad”. Assad è da combattere o no? Che cosa andiamo a fare in Siria?
Secondo il Pentagono si va per combattere l’uso delle armi chimiche da parte dell’esercito siriano. Siamo sicuri? No perché pare che queste armi non siano state usate, guarda caso gli inglesi non hanno potuto tenere d’occhio le informazioni riservate dei servizi segreti americani. E se fosse un’altra guerra del petrolio?
E poi, la domanda delle domande: Perché nel 2009 Obama è stato insignito del Premio Nobel per la Pace? «Per i suoi sforzi straordinari volti a rafforzare la diplomazia internazionale e la cooperazione tra i popoli». Belle parole. Come belle sono quelle pronunciate in occasione della commemorazione del 50° anniversario di “I have a dream” discorso Dr. Martin Luther King, Jr. ‘s del 28 agosto 2013:«A fronte di ostacoli impossibili, le persone che amano il loro paese, lo possono cambiare».