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Nonostante sulla vicenda ci siano molti fatti rimasti oscuri, si tende a occultare e mistificare anche fatti che potrebbero portare a una verità sulla morte della donna. 

Nonostante sulla vicenda ci siano molti fatti rimasti oscuri, si tende a occultare e mistificare anche fatti che potrebbero portare a una verità sulla morte della donna. 

Paolo Ferraro, il magistrato romano che da tempo si occupa della vicenda ‘Cecchignola’, ha incrociato lungo la sua strada, la brutta storia che ha coinvolto Melania Rea al punto di essere stato chiamato a deporre a Teramo nel processo. 

«Dottor Ferraro sulla vicenda della Cecchignola ha qualcosa da dire» chiede il giudice tutelare di Roma e il magistrato risponde che, oltre a fare nuove dichiarazioni, allega anche materiale audio sulla vicenda. «Mi conferma che lei vide la signora Melania Rea dal collega Pesci?» e Ferraro risponde:«Dalle mie carte risulta che il giorno 23 marzo del 2011, dopo vari giorni di verifica della condotta grave del dottor Pesci, dopo aver notato vari colloqui anomali e dopo che, il 14 e 15 marzo del 2011 ci fu un tentativo di intrusione nella mia stanza, alle 19 di sera vidi e sentii, il 23 marzo del 2009, all’esterno della mia porta un uomo di altezza 1,69 cm. La corporatura era tipicamente meridionale e campana, vestito con un vestito grigio gessato a cui chiesi cosa stesse facendo. L’uomo rispose in maniera imbarazzata “sto aspettando mia moglie che sta lì dentro”. Poi io andai via e entrai nel mio studio» racconta Ferraro. 

Dopo 5 minuti Ferraro si riaffaccia perché sente dei rumori e vede ancora l’ometto ma anche una donna con stivali neri, gonna nera e con giubbotto scuro alta circa 1,82 cm. Una bellissima donna scura. «Cosa ci fa questa bellissima donna alle 7 di sera nella procura romana?» si chiese Ferraro.

Dell’uomo che quella sera si trovava in procura si sapeva poco ma, a quanto pare, ora si sa molto di più al punto che qualcuno sia a conoscenza della sua identità. Uno dei due autori del libro “Il caso Parolisi, sesso droga e Afghanistan” avrebbe riconosciuto la descrizione dell’uomo fatta da Paolo Ferraro durante la deposizione. L’ometto sarebbe un parente di Salvatore Parolisi.

«Vi sono due nuove didascalie sconvolgenti –  afferma Ferraro parlando del suo lavoro di ricostruzione intorno alle registrazioni fatte all’interno dell’appartamento in sua assenza – la donna della Cecchignola il martedì riceve il comando ” dobbiamo apparire dobbiamo riapparire”». Poi prosegue:«ora abbiamo scoperto che con voce persa dice a persone che abitano nel palazzo in stato evidente di tranche, mentre si allontanano dopo che ho suonato il campanello esterno al cancello che da accesso al piazzale interno di via dei bersaglieri, ” dove andate ?!?! ” e che uno del gruppo, probabilmente un ” tecnico ” rassicura il gruppo che si allontana di corsa ” calma, calma … ci chiama lei ” . Cioè rassicura che è stata “programmata ” per riattivarsi appena è sola». Il mercoledì mattina lo stesso uomo, che la sera prima aveva detto ” dobbiamo apparire , dobbiamo riapparire” rivolto alla donna, dice dopo un minuto dal suo nuovo ingresso ” TU sei una monarch ” e la donna replica ” Nò ..” poi di seguito ” compare … ” e infine ” sì ” ..». Agghiacciante. Della donna esiste anche una foto ed è quella che abbiamo messo in home.

Ci sarebbe la certezza che il magistrato Stefano Pesci, quando era ancora avvocato di Bologna, frequentava il comandante del 40° reggimento di stanza tra il 1984 e il 1986 e il generale Marchetti. Il capitano Alfano, che in quegli anni indagava con un commissario di polizia sui giri deviati della massoneria bolognese, fu ucciso ma si fece passare per un suicidio. Pesci era legato a doppio filo con gli ambienti militari.

La siringa conficcata nel seno e il laccio emostatico sul corpo di Melania Rea apparirebbero come segnali ben precisi: qualcosa messaggio legato alla droga. Come anche i resti di messe nere nel bosco di Ripe.

di Antonio Del Furbo 

 

AVVISO AI NOSTRI LETTORI

In queste ore i blogger di Zone d’Ombra Tv stanno vivendo momenti difficili. Dopo una lettera recapitataci dall’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo, che chiede conto della nostra attività dopo una segnalazione fatta nei nostri confronti, il nostro futuro è fortemente a rischio. I nostri avvocati stanno seguendo la vicenda da oltre 48 ore e, al momento, non ci sono fatti rilevanti da riportarvi. A noi rimangono oscure le motivazioni di questo atto nei nostri confronti e, soprattutto, non sappiamo ancora chi vuole distruggere il nostro progetto. Il nemico c’è ma non sappiamo chi è. Fin quando sarà possibile aggiorneremo il nostro sito. Grazie a tutti per il sostegno.

 

 

 

 


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