Palamara-gate: "incarichi decisi nelle cene". Il pm probabile mediatore intercettazioni "Stato-mafia" Napolitano
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Palamara svela quello che era il meccanismo per l’assegnazione degli incarichi ai colleghi. “Dietro ogni nomina c’è una cena. Tante volte, però è successo che le nomine siano state negoziate prima che arrivassero nella loro sede naturale: la quinta commissione del Csm e poi il plenum”, racconta il giudice protagonista del Palamara-gate.

“Stabilire quale magistrato mandare in un posto e quale in un altro? In questo caso i partecipanti erano esponenti e Magistratura indipendente e Unicost. Bisogna vedere cosa fanno gli altri gruppi. Presente il manuale Cencelli? (assegnazione di ruoli politici e governativi ad esponenti di vari partiti politici o correnti in proporzione al loro peso, ndr) Ecco, si applica anche alla magistratura. Si spartiscono gli incarichi in base all’appartenenza”, rivela Palamara all’HuffingtonPost. “Quante cene o incontri ho fatto dal 2007 ad oggi? Vede, dietro ogni nomina ci sono cene, discussioni, accordi tra correnti. Questo deve essere chiaro: non si muove foglia che corrente non voglia”.

E la politica? “L’interlocuzione con la politica c’è. Io, ad esempio, quando ero presidente dell’Anm ho incontrato tanti esponenti politici. Ritenevo di dovere parlare con tutti”. E non è finit. L’ex presidente dell’Anm parla anche delle nomine alla Direzione nazionale Antimafia. E di quella, ad esempio, di Nino Di Matteo, sostenendo che è stato penalizzato perché non apparteneva a una corrente. “Ci sono tanti magistrati che non hanno mai fatto parte di questo sistema. Non hanno mai usato una corrente per avere un incarico. Ed è a loro che dobbiamo chiedere scusa, oltre che a tutti i cittadini…”.

La negoziazione degli incarichi

Nello “stabilire quale magistrato mandare in un posto e quale in un altro – spiega ancora Palamara – si faceva sempre riferimento a “Magistratura indipendente e Unicost”.  Insomma, un “manuale Cencelli” che si applica anche alla magistratura. Si spartiscono gli incarichi in base all’appartenenza”. Poi aggiunge: “Dietro ogni nomina ci sono cene, discussioni, accordi tra correnti. Questo deve essere chiaro: non si muove foglia che corrente non voglia”.

Quanto incide la politica incide nelle nomine?

“Partiamo dal presupposto che il ruolo preponderante lo hanno i magistrati, anzi, le correnti. Ma la politica vuole contare. I laici al Csm vogliono contare. E, lo ricordo, questi ultimi sono eletti dal Parlamento. Dalla politica. Non dimentichiamo che gli ultimi vicepresidenti del Csm sono stati dei politici.” Io, ad esempio, quando ero presidente dell’Anm ho incontrato tanti esponenti politici. Ritenevo di dover parlare con tutti. Succede, certamente, che il politico voglia dire la sua sulle nomine. Ma sa bene che l’ultima parola spetta sempre e comunque alle correnti.”

Perché Palamara parla solo oggi?

“Ho reso pubblico il documento che avrei letto se mi avessero fatto parlare. Non è altro che una ricostruzione dei fatti che potrebbero essere utili alla mia difesa.L’avrei voluto fare davanti al cdc, lo farò nelle altre sedi competenti. Ho voluto rendere noto il meccanismo attraverso il quale ho fatto associazionismo in magistratura negli ultimi 15 anni.”

E a Perugia Palamara dovrà, molto probabilmente, un processo penale.  

“Intanto faccio presente che l’accusa di corruzione più grave – quella di aver preso 40mila euro per la nomina del procuratore di Gela – non esiste più. Quanto al giudizio disciplinare, avrò modo di chiarire una volta per tutte – e con tutti gli atti a disposizione – come sono andate le cose. Fino ad ora è stato analizzato solo un frammento. Gli audio acquisiti faranno capire come si sono svolti i fatti.”

La vicenda Napolitano-Di Matteo

Di Matteo in audizione alla Commissione Antimafia, ha parlato di un presunto contatto che, nel 2012, il Quirinale avrebbe tentato con la procura di Palermo. Sono i mesi del conflitto di attribuzioni per le intercettazioni di Napolitano, giudicate irrilevanti e capitate nel processo sulla Trattativa Stato-Mafia. Di Matteo, riportando parole di Ingroia, sostiene che dal Colle volevano avvicinare i pm. Palamara avrebbe potuto essere uno dei possibili mediatori.  

“Una cosa è certa. Nella mia vita non ho mai voluto interferire nelle vicende altrui. Sono disposto però ad approfondire la mia attività di quel periodo. Sto dicendo che se mi chiameranno nelle sedi opportune a spiegare cosa facevo in quei mesi, lo riferirò.”

Di admin

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