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Il parco urbano dell’Aquila si trascina dietro vicende complesse su cui ha messo da tempo l’occhio anche l’Anac, ovvero l’Autorità nazionale anticorruzione.

Ricostruzione post sisma 2009: istruttoria Anac sul Parco Urbano di L’Aquila

“A dieci anni di distanza, il Parco Urbano in piazza D’Armi a l’Aquila rimane un’opera incompiuta, con un andamento dell’appalto per molti versi anomalo”.

Così l’Anac fotografa la situazione su uno dei progetti più importanti della ricostruzione post sisma del 2009. Inserito dal capoluogo abruzzese nella proposta di valorizzazione urbana del bando “Piano per le città” con un finanziamento di 15 milioni di euro, è stato aggiudicato a una ditta del casertano nel 2016 con il ribasso del 60,53% sul prezzo a base d’asta. Oggi il progetto pensato per una rinascita della periferia Ovest della città giace irrealizzato.

I rilievi dell’Anac

Al termine dell’istruttoria avviata a luglio 2021, l’Anac, nella delibera del 16 febbraio 2022, ha messo in rilievo tre questioni.

La prima

“Si tratta della mancata correttezza della fase di sviluppo della progettazione esecutiva. Il disegno iniziale prospettato dalla ditta presentava considerevoli modifiche rispetto al progetto definitivo, già approvato dall’amministrazione e posto alla base della gara. L’importo dei lavori risultava aumentato da 10.297.290 a 15.445.845 euro. Un progetto non conforme e che non poteva essere approvato”.

La circostanza, sottolinea Anac, “avrebbe dovuto portare il Rup (Responsabile unico del procedimento) all’avvio della procedura prevista dall’articolo 136 del codice appalti. Ovvero la risoluzione del contratto per grave inadempimento e grave irregolarità. Invece la stazione appaltante, allungando i tempi, con un comportamento che l’Autorità definisce “anomalo”, ha concesso la possibilità di presentare un nuovo progetto esecutivo che la ditta ha trasmesso il 30 gennaio 2019 quindi oltre il termine perentorio del maggio 2017 previsto dalla gara. L’importo del nuovo progetto inoltre è salito a 22.950.548 euro”.

L’aumento significativo rispetto al primo progetto, secondo i progettisti, deriva dalle carenze presenti nel progetto posto a base della gara che mancava delle relazioni idrologica e idraulica, della relazione archeologica, della relazione sulla sicurezza, eccetera.

La seconda

Anac ha rilevato la mancata previsione della procedura per la bonifica dei suoli. Il parco sorge, infatti, nell’area di un ex deposito carburanti per il rifornimento dei mezzi militari e di un deposito temporaneo di macerie del sisma dell’aprile 2009. La possibile contaminazione dell’area, secondo l’Autorità, non avrebbe consentito di attestare la realizzabilità del progetto.

La terza

Anac infine ha posto la questione del monitoraggio della procedura di concordato preventivo in continuità aziendale avviata nei confronti della società casertana nel febbraio 2019 per la prosecuzione del contratto in corso e per il mantenimento del requisito generale valido anche ai fini della qualificazione SOA. Su questo il Comune de l’Aquila è chiamato a intervenire.

La palla passa al Comune dell’Aquila

Ora l’Anac ha dato due mesi di tempo al Comune dell’Aquila per verificare le anomalie, correggere la rotta e individuare una strada per portare a termine l’intervento. Si dovrà, insomma, rimettere mano all’appalto per la realizzazione del parco urbano dell’Aquila. A 13 anni dal terremoto e sei dal concorso di progettazione assegnato a un team guidato da Modostudio si trova ancora in un pantano fatto di varianti progettuali e richieste di aumento dei costi, dopo un’aggiudicazione a un’impresa del casertano (Rialto costruzioni) vincitrice nel 2016 grazie a un ribasso “monstre” del 60,53 per cento.

Le altre anomalie

Oltre alle anomalie relative allo sviluppo del progetto esecutivo affidato all’impresa, Anac ha rilevato la mancata previsione della procedura per la bonifica dei suoli. Il parco sorge, infatti, nell’area di un ex deposito carburanti per il rifornimento dei mezzi militari e di un deposito temporaneo di macerie del sisma dell’aprile 2009. La possibile contaminazione dell’area, secondo l’Autorità, non avrebbe consentito di attestare la realizzabilità del progetto.

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