Pechino lancia esercitazioni militari e avverte Taiwan: sale la tensione dopo l'insediamento di Lai Ching-te
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Pechino ha annunciato due giorni di esercitazioni militari come risposta severa agli “atti separatisti delle forze indipendentiste di Taiwan” e come un monito contro le interferenze esterne.

L’operazione di Pechino avviene pochi giorni dopo l’insediamento del nuovo presidente taiwanese Lai Ching-te, che la Cina considera una minaccia separatista. La reazione cinese, tuttavia, non ha colto di sorpresa l’isola, dove la popolazione è ormai abituata a tali dimostrazioni di forza.

Il Comando del Teatro Orientale dell’Esercito Popolare di Liberazione cinese ha iniziato le esercitazioni congiunte alle 7:45 di giovedì, coinvolgendo esercito, marina, aeronautica e forza missilistica. Denominate Joint Sword-2024A, queste esercitazioni si svolgono nello Stretto di Taiwan e nelle aree circostanti, comprese le isole di Kinmen, Matsu, Wuqiu e Dongyin. Le aree interessate sono simili a quelle delle esercitazioni del 2022, condotte dopo la visita a Taipei dell’ex speaker della Camera USA Nancy Pelosi, ma ora si estendono più vicino alla costa taiwanese e includono zone intorno alle isole amministrate da Taiwan vicine alle coste cinesi. Secondo l’analista di politica cinese Bill Bishop, il nome dell’operazione suggerisce che potrebbero esserci ulteriori esercitazioni nel corso dell’anno.

Taipei ha prontamente mobilitato le sue forze, affermando di essere fiduciosa nella capacità di proteggere la sovranità dell’isola.

Il ministero della Difesa di Taipei ha dichiarato che le esercitazioni cinesi non contribuiscono alla pace e alla stabilità dello Stretto di Taiwan, ma al contrario, evidenziano la mentalità militarista della Cina. Il portavoce del Comando cinese ha spiegato che l’obiettivo delle esercitazioni è testare le capacità di combattimento congiunto delle forze di comando, con un focus su pattugliamenti mare-aria, colpi di precisione su obiettivi chiave e operazioni integrate dentro e fuori la catena insulare.

La Cina ha reagito immediatamente dopo il discorso di inaugurazione di Lai, criticando duramente le sue posizioni.

Pechino ha definito l’indipendenza di Taiwan un “vicolo cieco” e ha accusato Lai di inviare segnali pericolosi, descrivendo le sue azioni come un tradimento. Alcune parti del discorso di Lai hanno irritato particolarmente Pechino, come ha sottolineato Chao Chun-shan, accademico taiwanese e consulente per la politica cinese di diversi presidenti taiwanesi. Chao ha osservato che la posizione di Lai rappresenta un passo verso un maggiore confronto, annullando parte della linea precedente della presidente Tsai Ing-wen.

Nel suo discorso, Lai ha affermato che “La Repubblica di Cina (Taiwan) e la Repubblica Popolare Cinese non sono subordinate l’una all’altra”, pur promettendo di mantenere lo status quo. Questa dichiarazione, sebbene simile a quella di Tsai, ha un impatto diverso per il modo in cui collega direttamente i nomi dei due Paesi. Gli esperti di politica cinese avvertono che questa mossa potrebbe compromettere l’ambiguità che finora ha permesso alle rivendicazioni territoriali di Pechino di coesistere con l’indipendenza de facto di Taiwan senza provocare un conflitto diretto.

Chi è Lai Ching-Te, il leader per la continuità e la stabilità di Taiwan

Il nuovo presidente di Taiwan, Lai Ching-Te, leader del Partito Democratico Progressista di ispirazione centrista e liberale, ha 64 anni. Con una solida formazione accademica in medicina dalla Cheng Kung University di Taiwan e un master in Salute Pubblica da Harvard, ha costruito una carriera politica significativa che lo ha portato al vertice del Partito Progressista Democratico (DPP). Dopo una lunga esperienza come amministratore locale nella sua città natale, Tainan, Lai è stato primo ministro e poi vicepresidente sotto la presidenza di Tsai Ing-wen. Ora, come presidente, Lai promette di seguire le orme della sua predecessora, focalizzandosi su tre principali obiettivi: mantenere lo status quo nello Stretto di Taiwan, rafforzare la democrazia e consolidare l’economia tecnologica dell’isola.

La priorità di Lai è mantenere la stabilità nello Stretto di Taiwan, resistendo alle pressioni di Pechino.

Intende anche rafforzare il sistema democratico di Taiwan, dimostrando al mondo che una “via cinese” alla democrazia liberale è possibile. Taiwan, una volta sotto dittatura, ha tenuto le sue prime elezioni libere solo nel 1996, e oggi è una democrazia matura con una delle economie più avanzate al mondo, con un PIL di circa 800 miliardi di dollari. Cruciale per l’economia globale, Taiwan produce il 93% dei semiconduttori di ultima generazione, componenti essenziali per la tecnologia moderna.

Nel suo discorso agli incontri con diplomatici e delegazioni internazionali, Lai ha sottolineato l’importanza di proseguire il percorso di trasformazione dell’isola verso una società aperta e democratica. Quest’anno, le delegazioni internazionali presenti a Taipei sono aumentate, inclusa una robusta rappresentanza bipartisan degli Stati Uniti. Tra queste, spicca Laura Rosenberger, ex capo dell’ufficio Cina del National Security Council, ora ambasciatrice de facto di Washington, a capo dell’American Institute of Taiwan. Insieme a lei, rappresentanti di 12 paesi che riconoscono diplomaticamente Taiwan: Paraguay, Guatemala, Belize, Isole Marshall, Tuvalu, Palau, Haiti, Saint Lucia, Saint Kitts & Nevis, Saint Vincent & Grenadines, Eswatini e il Vaticano.

Questi paesi sfidano la narrativa di Pechino sull'”unica Cina”, dimostrando che esistono due realtà cinesi: la grande e autoritaria Cina continentale e la piccola e democratica Taiwan, sempre più integrata nella comunità internazionale. Inoltre, numerose delegazioni parlamentari europee hanno presenziato, rafforzando ulteriormente i legami di Taiwan con le democrazie occidentali.

A Taipei, la tensione è palpabile mentre la popolazione attende la risposta della Repubblica Popolare Cinese.

Sono previste violazioni dimostrative dello spazio aereo di Taiwan e un’intensificata presenza navale cinese intorno alle isole di Kinmen, situate a soli 3 chilometri dalla città cinese di Xiamen. Gli occhi di Pechino sono ora puntati sulla nuova vicepresidente Bi Khim Hsiao, 53 anni, esperta di politica internazionale e architetto delle relazioni tra Taiwan e gli Stati Uniti. Bi Khim Hsiao ha giocato un ruolo cruciale nell’organizzare visite di alto profilo, come quella di Nancy Pelosi, rassicurando Taiwan sul solido supporto americano in caso di conflitto con la Cina.

In un contesto geopolitico sempre più complesso, la leadership di Lai Ching-te e la sua squadra rappresentano una speranza di stabilità e progresso per Taiwan, continuando a navigare tra le sfide poste da una Cina sempre più assertiva e un mondo in rapida evoluzione.

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