Pronto Soccorso: reclutati neo laureati e over 70 in pensione
Spread the love

Mancano cinquemila medici di pronto soccorso. Il 25 per cento degli ospedali ricorre alle cooperative – nella maggior parte società a responsabilità limitata – che reclutano persino i medici in pensione (anche se gli over 70enni non potrebbero lavorare in ospedale) e neo laureati. 

Pronto Soccorso. L’inchiesta condotta dai Nas a fine 2022 ha messo in luce 165 posizioni irregolari, segnalato 205 persone. Sono stati deferiti otto titolari di cooperative per frode e inadempimento nelle pubbliche forniture. Sono 43 i casi di esercizio abusivo della professione, con medici e infermieri che smontavano da 12 ore di turno, per attaccarne un altro, fino a 36 ore filate. Il caso più eclatante è quello di medici spediti a effettuare parti cesarei in sala parto, senza averne mai fatto uno.

“Il fenomeno pone problemi di qualità e notevoli costi che gravano sul settore sanitario, in forte sofferenza”, ha detto il procuratore della Corte dei Conti del Lazio, Pio Silvestri.

Il presidente dell’autorità nazionale anticorruzione, Giuseppe Busia, ha chiesto ai ministeri della Sanità e dell’Economia e delle Finanze di predisporre un decreto ministeriale per dare indicazioni certe sui prezzi da applicare perché all’Anac: “Sono giunte parecchie richieste di pareri di congruità dei prezzi per “forniture di servizi medico-sanitari disposti in somma urgenza”. Specie in reparti “sensibili” come Pronto Soccorso e Anestesia molti dipendenti si licenziano, per tornare allo stesso posto assunti da società private, con costi moltiplicati».

Lo stesso ministro della Sanità Orazio Schillaci, dopo aver definito “allucinante che in uno stesso reparto ci sia chi percepisce il triplo di chi è assunto”, ha promesso provvedimenti legislativi e l’apertura di un tavolo al ministero che, tuttavia, non ha ancora dato risultati.

LEGGI ANCHE:

Tagli alla Sanità: ecco il piano del governo e del ministro Speranza

Il governo Draghi aumenta di 12 miliardi le spese militari e ne taglia 6 alla Sanità

L’unica certezza è che grazie alla flat tax introdotta dal governo in legge di bilancio, un medico gettonista che guadagna 85 mila euro con 20 turni di lavoro da dodici ore ciascuno, paga 12.750 euro l’anno di tasse.  Mentre il suo collega dipendente, 85mila euro li guadagna in un anno e versa allo Stato 36.550 euro. Per evitare che i medici in servizio si licenzino per assumere incarichi professionali da libero professionista sempre nello stesso ospedale, il governo ha imposto che costoro non possano più essere reintegrati in futuro nel Ssn e ha inoltre previsto 200milioni di euro di incentivi per i medici del pronto soccorso. 

Giovanni Migliore, presidente della Federazione delle Aziende Sanitarie Ospedaliere spiega che: “La spesa lorda sostenuta dalle aziende sanitarie per il personale medico delle cooperative nel 2020 è stata di 6,3 milioni. Nel 2022 è salita a 23,3 milioni. Il costo orario per il personale strutturato è di 49,45 euro, mentre un gettonista costa alle casse pubbliche 99,26 euro l’ora”. Ecco perché le società di medici a partita Iva fioriscono.

A Vicenza tre medici anestesisti hanno aperto la Mst Group.

Passata da 3.500 euro di fatturano nel 2019 a 1,2 milioni del 2021. Hanno solo tre dipendenti, ma reclutano 75 medici per i reparti di Emergenza e Urgenza di Veneto e Sardegna. In Piemonte e in Lazio, racconta L’Espresso, è attiva Medical Line Consulting, di Lorenzo Bartoletti, romano, ben introdotto nei palazzi del potere. Il volume d’affari della Srl in tre anni è passato da 10 a 15 milioni.

I dipendenti sono dieci, ma offrono servizi sanitari per 14 milioni di euro. Stesso discorso per la romana Medical Service Assistence: il fatturato è passato da tre a sei milioni in tre anni, 10 i dipendenti. Il grosso dei costi di produzione se ne va “per servizi” e in nessun bilancio c’è l’ombra di contratti siglati con i medici. Perché le società non offrono agli ospedale personale medico, bensì un servizio. Così facendo qualsiasi responsabilità legale ricade sul professionista assoldato, mentre gli ospedali contabilizzano il costo nella voce “beni e servizi”, anziché sul personale.

Il motivo dell’esplosione dei medici gettonisti è per una semplice questione contabile:

“Il blocco del tetto di spesa sul personale non consente né di aumentare gli stipendi, né di assumere. Mentre non vi sono limiti alla voce ‘beni e servizi’, su cui le Aziende Sanitarie hanno mano libera, riuscendo così a offrire ai gettonisti remunerazioni tre volte superiori rispetto al personale dipendente. Incredibile”, commenta Andrea Filippi della Cgil.

Nel 2021 una cooperativa di Sassuolo, la Fenice, è stata oggetto di segnalazioni per criticità e disservizi da parte dell’Ordine dei Medici di Campobasso, ma la stessa continua a crescere, passando nel giro di tre anni da 243 mila euro di ricavi a cinque milioni, perché le aziende ospedaliere non hanno alternative.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Segnalaci la tua notizia