Recovery plan "votato" prima di arrivare in Aula. Tra poco la riunione
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Già prima di arrivare al voto in Aula il Recovery plan è già nero su bianco.

Ad annunciare la notizia in esclusiva è lo stesso documento del Recovery Plan, al cui interno è contenuta una previsione. A pagina 11 si legge:

“Il Consiglio dei Ministri del 12 gennaio 2021 ha approvato la proposta di PNRR che costituisce la base di discussione per il confronto con il Parlamento, le Istituzioni regionali e locali, le forze economiche e sociali, il Terzo Settore e le reti di cittadinanza, ai fini dell’adozione definitiva del Piano”.

La bozza è di ieri, ma il Cdm è previsto solo per stasera alle 21.30. Tutto insomma era già scritto 24 ore prima che il Consiglio venisse aperto.

Appena ventiquattro ore fa il testo era dato in bilico.

Per tutto il giorno Renzi, Bellanova e soci hanno lamentato il ritardo dell’esecutivo nel fornire ai partiti il testo da studiare prima dello scontro finale.

“Tirino fuori questo benedetto documento perché finora sono solo chiacchiere. Quando arriverà lo valuteremo, se non siamo d’accordo diciamo ‘amici come prima, noi le nostre poltrone ve le ridiamo'”, diceva ieri l’ex premier.

Il file è arrivato in serata e i diretti interessati hanno avuto 24 ore per leggerlo tutto. Renzi ha aperto uno spiraglio, ma Andrea Orlando non dà ancora “l’accordo per fatto”.

Com’è possibile che nel testo l’approvazione sia data già per acquisita?

Il Piano di “Ripresa e Resilienza“, così si chiama, ha una “potenza di fuoco” di 222 miliardi cui vanno aggiunti altri fondi della programmazione di bilancio 2021-26. In totale fanno 310 miliardi di euro. Alla Salute vanno 20 miliardi, all’inclusione 21, all’istruzione e alla ricerca 27. E poi infrastrutture (32 miliardi), rivoluzione verde e transizione ecologica (68 miliardi), digitalizzazione, innovazione e cultura (46 miliardi).

Il Pd mira ad arrivare all’accordo stasera per poi giocare la partita del rimpasto a bocce ferme. “La via maestra per servire l’Italia – si legge in una nota – è approvare la bozza del Recovery Plan modificata con il contributo delle forze politiche” e rimandare a domani “i problemi aperti” in seno al governo.

A novembre scorso il premier annunciò il dispiegamento di forze per la gestione dei fondi. Il governo pensava a una struttura piramidale con un organo politico e un organo tecnico-esecutivo. L’organo politico avrebbe dovuto ruotare attorno al Ciae, il Comitato interministeriale per gli affari europei, guidato dal ministro Amendola e come figure di riferimento il premier Conte e i ministri Gualtieri e Patuanelli. L’organo tecnico simile a un comitato esecutivo costituito da 6 super manager, coadiuvati da una task force di ben 300 persone.

Ora che succederà?

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