Reddito di base universale, numeri e ricerche senza ideologie
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Abhijit Vinayak Banerjee, vincitore del Premio Nobel per l’economia per i suoi studi sulla povertà, affronta il tema in modo pragmatico, concentrandosi sull’effetto sul lavoro.

Reddito di base universale. Vi è un dibattito ideologico sull’argomento, con alcuni che sostengono che il reddito di base possa ridurre la propensione al lavoro, mentre altri credono possa aiutare ad uscire dalla povertà.

Eldar Shafir di Princeton sottolinea come la povertà limiti il comportamento verso la ricerca di risorse per sopravvivere, anziché soluzioni a lungo termine. Banerjee menziona l’Ong californiana “Give Directly”, che crede nel dare denaro alle persone povere per aiutarle. Un esperimento condotto in Kenya ha confermato che un reddito minimo garantito per un lungo periodo aumenta le attività economiche e agricole e i guadagni dei beneficiari. Tuttavia, un reddito garantito per un breve periodo non ha lo stesso impatto, poiché porta le persone a risparmiare anziché investire in nuove attività.

In sostanza la condizione di povertà polarizza il comportamento solo verso il recupero giornaliero delle risorse per sopravvivere, togliendo qualsiasi energia e spazio cognitivo alla ricerca di soluzioni alternative alla situazione di scarsità. Il reddito minimo servirebbe proprio a permettere loro di cambiare il «mindset» da fisso a quello di crescita.

Il modello pragmatico

Per controllare questa ipotesi la Ong ha deciso, recentemente, di sperimentare in 44 villaggi del Kenya più povero, scelti in modo casuale da un insieme di 300, la distribuzione di reddito minimo mensile per 12 anni. Un centinaio di villaggi è stato scelto come gruppo di controllo. Altri 80 villaggi hanno ricevuto lo stesso ammontare mensile, ma solo per due anni. I risultati hanno confermato le ipotesi comportamentali. Nella condizione dei 12 anni vi è, rispetto al gruppo di controllo, un aumento significativo delle attività commerciali e di quelle agricole ed i guadagni sono in genere superiori del 20 per cento. Ciò che è interessante è la scarsa performance di chi ha lo stesso reddito solo per due anni. La consapevolezza della durata limitata del contributo porta la gente non ad investire in nuove attività, ma a risparmiare o consolidare la situazione contingente.

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