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Stefano Biasini si dice estraneo ai fatti che lo vedono indagato per aver favorito l’ingresso della ‘ndrangheta nei lavori del post-sisma aquilano

 

Lo scorso 19 Dicembre la procura distrettuale antimafia di L’Aquila ha messo a segno il primo colpo ufficiale contro le mafie interessate al grande affare della ricostruzione post terremoto: quattro persone sono state arrestate con l’accusa di aver assicurato le basi logistiche e societarie per l’ingresso nei milionari appalti privati, quelli senza gara e senza l’obbligo dei certificati antimafia, di aziende vicine alla ’ndrangheta. Gli ordini sono stati firmati dal Gip  Maco Billi, per concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso. I quattro imprenditori arrestati sono legati alla cosca Caridi-Zincato-Borghetto: Stefano Biasini, Antonino Vincenzo Valenti (45), nato e residente a Reggio Calabria, il fratello Massimo Maria Valenti (38), nato a Reggio Calabria e residente nella città di L’Aquila, e Francesco Ielo (58), nato a Reggio Calabria e residente ad Albenga (Savona).

L’operazione «Lypas», dal nome di una delle aziende di costruzione in odore di ’ndrangheta, ha portato al sequestro delle quote di quattro società, di otto automezzi, cinque immobili e 25 rapporti bancari riconducibili agli indagati e alle attività commerciali a loro facenti capo. Il valore complessivo è di oltre un milione di euro.

In questi giorni è stato ascoltato  Stefano Biasini dal Pm Fabio Picuti e ha ribadito la propria estraneità ai fatti contestatigli.

 

 

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