Riforma della Giustizia: ecco il testo
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La bozza della riforma vuole porre un freno al fenomeno delle toghe che, dopo aver ricoperto cariche elettive, tornano poi a fare i magistrati.

Se la riforma verrà approvata in Consiglio dei ministri, i magistrati che hanno ricoperto cariche elettive, di qualunque tipo, o incarichi di governo (nazionale, regionale o locale) al termine del mandato, non potranno più tornare a svolgere alcuna funzione giurisdizionale. Da Forza Italia fanno sapere che “il governo in Parlamento non porrà la fiducia sulla riforma”. Inoltre, dicono dal partito, la separazione delle carriere e il via libera alla separazione delle funzioni, sono una ”battaglia storica del partito”, che ”andranno ulteriormente migliorate in Parlamento”.

La bozza della riforma in sintesi

In base alla bozza della riforma, i magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari che hanno svolto incarichi apicali nei ministeri o incarichi di governo non elettivi al termine di queste esperienze per tre anni non potranno svolgere funzioni giurisdizionali. La stessa disciplina si applicherà ai magistrati che si sono candidati in politica ma non sono stati eletti.

Altro nodo fondamentale del provvedimento riguarda la scelte dei magistrati che compongono il Consiglio superiore di magistratura. La composizione del plenum dell’organo di governo autonomo delle toghe è di 30 membri (3 di diritto: il presidente della Repubblica, il primo Presidente e il procuratore generale della Cassazione, 20 togati, 10 laici). Il cambiamento avverrà tramite un sistema elettorale misto, basato su collegi binominali, che eleggono cioè ciascuno due componenti. Ma è prevista anche una distribuzione proporzionale di 5 seggi a livello nazionale.

Il dato politico

Il Consiglio dei ministri ha approvato all’unanimità la riforma del Consiglio superiore della magistratura e della legge sull’ordinamento giudiziario. La terza del “pacchetto giustizia” dopo quelle del processo civile e penale. Il nodo centrale da sciogliere era la norma sulle cosiddette “porte girevoli“. Ovvero il ritorno alle funzioni giudiziarie dei magistrati che entrano in politica. La soluzione definitiva è più stringente di quella del ddl Bonafede, il testo base a firma dell’ex ministro grillino in discussione alla Camera dal 2020.

Riforma necessaria

“È stata una discussione ricchissima e anche molto condivisa grazie alle numerose interlocuzioni con le forze politiche”, ha detto il premier Draghi in conferenza stampa insieme alla ministra della Giustizia Marta Cartabia. “Era necessario approvare la riforma in tempo utile per le prossime elezioni del Csm (in programma a luglio, ndr). C’è stato l’impegno corale di tutti i ministri a sostenere con i propri partiti la legge in Parlamento, senza bisogno di porre la fiducia. È stato possibile modificare marginalmente il testo su un punto su cui c’era l’accordo da parte di tutti”, ha detto.

Secondo Cartabia, la riforma “era ineludibile per la scadenza del Csm attualmente in carica, ma anche per stare a fianco della magistratura nel percorso di recupero della fiducia e della credibilità, su cui ancora pochi giorni fa il presidente della Repubblica ha insistito nel proprio messaggio alle Camere. Era dovuta ai tantissimi magistrati che lavorano silenziosamente ogni giorno e lo dobbiamo ai cittadini, che hanno diritto a recuperare la piena fiducia nei loro confronti. Norme più adeguate e più rigorose possono sostenere la magistratura in questo percorso”.

Le norme sulle porte girevoli

“I magistrati che hanno ricoperto cariche elettive di qualunque tipo o incarichi di governo (nazionale, regionale o locale) al termine del mandato, non possono più tornare a svolgere alcuna funzione giurisdizionale, si leggeva nell’ultima bozza diffusa in mattinata. “I giudici ordinari vengono collocati fuori ruolo presso il ministero di appartenenza. I magistrati amministrativi e contabili vengono collocati fuori ruolo presso la Presidenza del Consiglio dei ministri o l’Avvocatura dello Stato. Resta la possibilità di assumere altri incarichi fuori ruolo presso altre amministrazioni e di assumere funzioni non giurisdizionali presso le sezioni consultive del Consiglio di Stato, le sezioni di controllo della Corte dei Conti e l’Ufficio del massimario della Corte di Cassazione”.

Le stesse regole valgono per “i magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari che hanno svolto incarichi apicali nei ministeri” o incarichi politico-amministrativi come “capi di gabinetto, segretari generali presso i ministeri o capi dipartimento”: ma è previsto che l’incarico debba durare almeno un anno.

Stop al cumulo di cariche: mai più “casi Maresca”

Nella riforma c’è il “divieto di esercitare in contemporanea funzioni giurisdizionali e ricoprire incarichi elettivi e governativi, come invece possibile oggi”. Un’esigenza che ha messo d’accordo tutte le forze politiche. Per evitare il ripetersi di casi come quello di Catello Maresca, consigliere comunale a Napoli (dopo la sconfitta nella corsa a sindaco) e in contemporanea giudice di Corte d’Appello a Campobasso. Il divieto, spiegano dal ministero, “vale sia per cariche elettive nazionali e locali, sia per gli incarichi di governo nazionali/regionali e locali”.

Aspettativa senza assegno per chi si candida

All’atto dell’accettazione di una candidatura politica, si legge nella bozza, i magistrati devono essere posti in aspettativa senza assegni, obbligatoria per l’intero periodo di svolgimento del mandato, con diritto alla conservazione del posto e computo a soli fini pensionistici del periodo trascorso in aspettativa. Previsto anche il divieto di cumulo del trattamento economico.

Il sistema elettorale per i membri togati del Csm

Nella riforma rivisto anche il sistema di elezione dei membri togati del Csm. Si prevede “un sistema elettorale misto, basato su collegi binominali, che eleggono cioè ciascuno due componenti del Csm”, ma con “una distribuzione proporzionale di cinque seggi a livello nazionale. Non sono previste liste, ma candidature individuali”. I componenti del Csm tornano, come in passato, a trenta: venti togati (dai 16 attuali) e dieci laici (dagli 8 attuali). Inoltre “nel sistema elettorale misto previsto per il Csm trova spazio anche il sorteggio. Servirà ad assicurare che in ogni collegio binominale sia raggiunto il minimo previsto di 6 candidati e per riequilibrare le candidature del genere meno rappresentato”.

Riduzione dei magistrati

Introdotta una stretta sui magistrati fuori ruolo, quelli cioè distaccati nei ministeri o nelle istituzioni. La bozza della riforma del Csm prevede la riduzione del numero massimo, oggi fissato in 200. Saranno i decreti attuativi a stabilire il nuovo tetto. La durata massima del collocamento fuori ruolo è fissata in 10 anni.

Stop a nomine a pacchetto

Per l’assegnazione incarichi direttivi da parte del Consiglio superiore della magistratura la bozza di riforma prevede la pubblicità degli atti; definizione dei procedimenti, per l’assegnazione degli incarichi direttivi, in base all’ordine temporale di vacanza, salvo deroghe per gravi e giustificati motivi e ad eccezione dei posti di primo presidente e procuratore generale della Cassazione, di carattere prioritario. L’obiettivo dell’intervento è quello di impedire le nomine “a pacchetto“, cioè calendarizzate insieme per favorire gli scambi tra correnti.

Previsti anche la selezione di una rosa di candidati sulla base dei curricula; il diritto di voto per avvocatura nei consigli giudiziari sulla base di una delibera del consiglio dell’ordine; l’obbligo di partecipazione a specifici corsi organizzati dalla Scuola Superiore della Magistratura, della durata minima di tre settimane anche non consecutive, quale requisito per l’ammissione alla procedura funzionale all’acquisizione di competente organizzative; l’individuazione di un contenuto minimo di criteri di valutazione, per verificare tra l’altro anche le capacità organizzative. L’anzianità sarà considerata un criterio residuale.

Incompatibilità tra sezioni disciplinari e alcune commissioni

Incompatibilità, per i membri effettivi della sezione disciplinare, a partecipare alle commissioni I, III, IV e V, quelle che decidono su incarichi direttivi e semidirettivi, trasferimenti di ufficio e valutazioni di professionalità. Prevista la conferma dell’attribuzione al presidente della Repubblica, quale presidente del Csm, su proposta del Comitato di Presidenza, della formazione delle commissioni previste dalla legge.

Voto avvocati sulla professionalità dei giudici

La bozza di riforma introduce anche il voto degli avvocati nei consigli giudiziari sulle valutazioni di professionalità dei magistrati. Ma solo in un caso: quando cioè il Consiglio dell’Ordine abbia fatto una segnalazione formale di comportamenti scorretti da parte del magistrato che si deve valutare. In questi casi il voto degli avvocati presenti nei Consigli giudiziari sarà unitario.

Limiti territoriali all’eleggibilità dei magistrati

Nuovi limiti territoriali all’eleggibilità dei magistrati. Per cariche elettive nazionali, regionali, province autonome di Trento e Bolzano, Parlamento Europeo, e per gli incarichi di assessore e sottosegretario regionale, si prevede che i magistrati non siano eleggibili nella regione in cui è compreso, in tutto o in parte, l’ufficio giudiziario in cui hanno prestato servizio negli ultimi tre anni. Per le cariche di sindaco/consigliere/assessore comunale, non puoi candidarti se presti servizio o hai prestato servizio nei tre anni precedenti la data di accettazione della candidatura presso sedi o uffici giudiziari con competenza ricadente in tutto o in parte nel territorio della provincia in cui è compreso il comune o nelle province limitrofe.

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