"Salvini ha ragione ma bisogna attaccarlo": parola di Palamara
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Nelle chat segrete di Whatsapp, le toghe italiane conducono una battaglia politica. È uno spaccato interessante quello che viene fuori nel colloquio tra due pesi massimi della magistratura italiana: il capo della Procura di Viterbo, Paolo Auriemma, e Luca Palamara.

Salvini ha ragione ma bisogna attaccarlo 

“Mi dispiace dover dire che non vedo veramente dove Salvini sta sbagliando. Illegittimamente si cerca di entrare in Italia è il Ministro dell’Interno interviene perché questo non avvenga. E non capisco cosa c’entri la procura di Agrigento. Questo dal punto di vista tecnico al di là dell’atto politico. Tienilo per te ma sbaglio?”. Questo scrive Auriemma in chat a Luca Palamara, oggi indagato a Perugia per corruzione. Palamara dà ragione al collega ma con un distinguo: “Hai ragione… ma ora bisogna attaccarlo”.

L’inchiesta

Queste e altre chat riportate da La Verità, sono gli atti dell’inchiesta Umbra che ha smontato il CSM. Auriemma, che non è indagato, dissente dalle posizioni del capo di Unicost. Siamo nell’agosto 2018 e il procuratore scrive: “comunque è una caxxata atroce attaccarlo adesso perché tutti la pensano come lui e tutti pensano che ha fatto benissimo a bloccare i migranti che avrebbero dovuto portare di nuovo da dove erano partiti”. Insomma, il timore di Auriemma è che esponendosi la magistratura potrebbe risultare “impopolare” agli occhi dei cittadini e difendere una “linea politica indifendibile”. 

Nave Diciotti

La vicenda della nave Diciotti è al centro della conversazione anche con Renato Panvino, all’epoca capocentro della direzione investigativa Antimafia di Catania, citato nelle carte dell’inchiesta Perugina per l’acquisto di un anello da regalare a un’amica di Palamara. I du discutono della competenza delle procure di Agrigento e Catania, e Palamara confessa che è una situazione complessa. E Panvino replica: “Io credo che rafforzino Salvini”. Posizione condivisa anche da Palamara: “lo credo anch’io”.

Palamara evita incontri con Salvini

Il disagio di Palamara nei confronti del leader della Lega, Matteo Salvini, è confermato sempre in una della chat di Whatsapp. Ne parla, ad esempio, sia con l’ex presidente dell’ANM, Francesco Minisci, sia con il consigliere del CSM, Nicola Clivio. Non solo. Palamara, nel gruppo di WhatsApp di famiglia, avvisa addirittura la mamma mentre è in coda all’aeroporto: “Salvini davanti a me controlli se ci inquadrano sarebbe la fine…”. La mamma risponde: “lo sarebbe per te!”. Poco dopo Palamara – salito a bordo – segnala: “Salvini sul mio stesso aereo posti a metà…bisogna riconoscere che su questo sono imbattibili”.

Il dossier sulla Lega Nord e il nemico Berlusconi

Palamara s’interessa anche dei destini della Lega Nord. Dal consigliere di Cassazione, Giovanni Ariolli, si fa inviare, tramite messaggi, il pdf delle sentenze del processo di Umberto Bossi e Francesco Belsito. Il 15 gennaio 2018, Riccardo Fuzio, discute con Palamara dell’opportunità di partecipare alla cena organizzata dall’associazione “Fino a prova contraria” dove avrebbe partecipato anche Salvini. Fuzio, alla fine, decide di non partecipare su consiglio proprio di Palamara. In un’altra intercettazione di Perugia, Palamara confida a un amico che “io dovevo andare contro Berlusconi” all’epoca il cui divideva il vertice della Anm con Giuseppe Cascini.

La toga “pro” Salvini

A parlare di Salvini a Palamara anche Bianca Ferramosca, componente della giunta esecutiva dell’Associazione, che il 25 novembre 2018 si rivolge tutta all’armata a “Luca mio” per segnalare che nel parlamentino delle toghe che Antonio Sangermano, uno degli inquirenti del processo Ruby, ha dato ragione a Salvini. E la Ferramosca riferisce di chiarire la vicenda in separata sede alla presenza di tutti i colleghi.

Insomma: “Salvini ha ragione ma bisogna attaccarlo”.

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