Se Di Maio ha negato la scorta a Luca Attanasio perché non si dimette?
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La storia si ripete. Sempre. E specialmente in Italia. Un filo rosso che collega la vicenda di Marco Biagi che arriva fino all’ambasciatore italiano nel Congo, Luca Attanasio, ucciso con il carabiniere Vittorio Iacovacci e un autista congolese.

Proprio Attanasio aveva chiesto da tre anni sia la scorta che un’auto blindata. La richiesta – come ricorda Il Riformista – l’aveva avanzata nel 2018. Ovvero un anno dopo essere stato assegnato all’ambasciata di Kinshasa.

Le colpe della Farnesina e di Di Maio

La Farnesina e Di Maio si sono scaricate dalle colpe sostenendo che l’ambasciatore Attanasio, quando è stato attaccato e assassinato, non si trovava nell’ambasciata ma su un convoglio delle Nazioni Unite per una missione di distribuzione di cibo nelle scuole. Attanasio si trovava su un convoglio dell’Onu ed era lì nel pieno delle sue funzioni e non per una vacanza.

I servizi segreti italiani avevano da tempo consegnato al governo italiano, al ministero degli Esteri e all’ambasciata italiana a Kinshasa, un rapporto in cui si descrive la zona che ha portato alla morte dei due italiani come un territorio pericolosissimo, percorso da un centinaio di diverse bande armate. In quella zona sono stati uccisi in cinque anni duecento dei settecento “Ranger” inviati dall’ex potenza coloniale belga. Conoscendo perfettamente la situazione, Luca Attanasio aveva chiesto nel 2018 una macchina blindata e una scorta per proteggere i suoi movimenti in tutto il Congo dove la sua opera di supporter delle Nazioni unite lo portava di frequente a viaggiare in nome per conto del governo italiano.

Ma, invece di mandargli immediatamente una delle tantissime auto blindate del parco gestito dalla polizia, o dai carabinieri, o dalla Guardia di finanza, il governo italiano, guidato dall’avvocato Giuseppe Conte, con alla Farnesina l’onorevole Luigi Di Maio, affidò una gara d’appalto per ottenere il mezzo blindato. Gara andata un po’ per le lunghe e che non è mai arrivata.

Insomma, per il governo italiano quello che è accaduto all’ambasciatore Attanasio doveva ricondursi alla sventura, all’imprevedibilità.

Un parallelismo che ricorda quello che accadde nel 2002 a Marco Biagi, assassinato dalle Brigate Rosse. A quel tempo il governo in carica era quello di Berlusconi con Claudio Scajola al ministero degli interni. Si scoprì che Marco Biagi aveva chiesto scorta e macchina blindata. E che però gli erano state negate malgrado l’imminente pericolo in cui si trovava il professore giuslavorista. Il ministro Scajola ricevette dal presidente del consiglio Silvio Berlusconi l’incoraggiamento alle immediate dimissioni. E si dimise.

Quanto tempo impiegherà Mario Draghi ad accompagnare Di Maio alla porta?

 

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