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Il Commissario Caputi avverte:«Non c’è più tempo. Occorrono decisioni strategiche e complessive»

L’ERSI, l’Ente Regionale per il Servizio Idrico Integrato, nasce con 25 milioni di euro di debiti non suoi, a causa della grave situazione finanziaria che eredita. Non è possibile non definire una strategia per salvaguardare il patrimonio di esperienze e di competenze delle Società in house in Abruzzo». Lo ha affermato il Commissario Unico per la Gestione Commissariale del Sistema Idrico integrato, Pierluigi Caputi, incaricato dello start-up del nuovo ente regionale. «È una situazione insostenibile, continua Caputi, è necessaria un’inversione di tendenza». Le sei società, secondo il commissario, sono accomunate da una serie di fattori negativi.

BILANCI NEGATIVI NEL 2011

Debiti totali per 300 milioni di euro per ciò che riguarda i bilanci del 2011 delle sei società e crediti di oltre 200 milioni di euro. Infine i ricavi che sono stati di 145 milioni di euro. «Nei bilanci sono impropriamente patrimonializzate le reti – beni demaniali per oltre 300 milioni di euro, ma come e’ evidente sono inutilizzabili come garanzia per i terzi» aggiunge ancora Caputi. Il commissario ha inoltre sostenuto che «spesso negli anni passati la gestione degli Enti non e’ stata finalizzata ad una gestione industriale efficiente ed ispirata all’equilibrio dei bilanci, e come si puo’ comprendere, queste mancanze sono ancora piu’ gravi perché sono Società a capitale pubblico». Caputi ha assicurato che non saranno aumentate le tariffe in quanto la legge lo vieta. Per uscire da questa situazione ha dichiarato ancora il commissario «occorre mettere in campo una vera azione di management industriale per cambiare lo status quo e determinare una inversione di marcia da parte dei soci, cioe’ i Comuni». Caputi, infine, è disposto a trovare soluzioni, compresa l’individuazione di un’altra persona che meglio di me sappia condurre la difficile attività.

LA QUESTIONE ESPLODE CON I COMMISSARI LIQUIDATORI

Con la conclusione dei lavori dei commissari liquidatori degli ATO e con la Delibera della Giunta regionale del 3 dicembre 2012 (n.812), si ha la certezza della gravità dei rischi cui è esposto il settore. Nonostante le sollecitazioni ai Soggetti Gestori di attenersi alle disposizioni di controllo degli ATO, i bilanci continuano ad essere approvati anche in costanza di parere negativo dell’Ente di controllo.

GLI SPRECONI

IL Servizio Idrico Integrato in Abruzzo è gestito da sei società a totale partecipazione pubblica: Gran Sasso Acqua Spa, CAM Spa, SACA Spa, ACA Spa, Ruzzo Reti Spa e SASI Spa. Le situazioni più compromesse sono quelli della Cam Spa, che ha accumulato debiti per 51 milioni di euro (su ricavi di 19 milioni di euro), della Ruzzo Spa, con 65 milioni di euro (su ricavi di 36 milioni di euro) e dell’Aca Spa con 92 milioni di euro (su ricavi di produzione di 43 milioni di euro).

INVESTIMENTI FERMI E NON CONCLUSI

La situazione economica compromessa rende a rischio la conclusione degli interventi degli APQ Risorse Idriche – 2003/2005 e la possibilità di accedere a nuove fonti di finanziamento pubblico (FAS), del valore di circa 75 milioni di euro. Se ciò accadesse sarebbero vanificati interventi che sono invece indispensabili per il servizio idrico regionale, come nel caso dell’ATO 2 Marsicano, dove su 13 interventi APQ aperti 6 sono fermi da oltre 2 anni per mancanza di cofinanziamento da parte del CAM (mappatura e ricerca perdite Comuni ATO 2 (€ 4.525.195,35), depuratore e collettori fognari Ortucchio (€ 774.685,35), collettori fognari e depuratore Ovindoli (€ 1.549.370,70), depuratore San Benedetto dei Marsi (€ 1.291.142,52), depuratore e collettori fognari Sante Marie ( 619.748,28, Collettori da Marsia a Roccacerto e costruzione impianto di depurazione Tagliacozzo (€ 1.549.370,70). Non sono conclusi invece, per mancanza di cofinanziamento del Soggetto Gestore: 2 interventi nell’ATO 3 Peligno Alto Sangro su 16 interventi APQ aperti; 2 interventi nell’ATO pescarese su 14 interventi aperti; 2 interventi nell’ATO 6 chietino su 19 interventi aperti.

IDV:«TARDIVO L’ALLARME DI CAPUTI»

Secondo Carlo Costantini dell’Idv:«è tardivo l’allarme del Commissario Caputi sulla gestione del servizio idrico in Abruzzo». Il capogruppo in consiglio regionale è convinto che i Sindaci sono i principali protagonisti dello sfascio, avendo completamente abdicato dalla loro funzione di controllo, in cambio di contropartite di stampo esclusivamente clientelare». Sono gli stessi sindaci che:« hanno confermato con votazioni quasi plebiscitarie, gli attuali consigli di amministrazione, a dimostrazione ulteriore di quanto siano ormai compromessi in questo scandalo» afferma Costantini. Secondo il capogruppo il Commissario Caputi avrebbe potuto fare molto di piu’ e non limitarsi «a richiamini e reprimende apparsi in molti casi solo un modo per prenderne le distanze e precostituirsi una linea difensiva». 

CHIODI:«CONVOCAZIONE URGENTE DI UN CONSIGLIO REGIONALE STRAORDINARIO»

La convocazione urgente di un Consiglio regionale straordinario che:«affronti la seria problematica del Sistema idrico integrato della Regione Abruzzo» è quanto stato richiesta dal presidente della Regione, Gianni Chiodi, al presidente del Consiglio regionale, Nazario Pagano. «Si tratta – ha detto Chiodi – di vera emergenza. I risultati della nostra ‘due diligence’ sono evidenti. A dare soluzione non bastano piu’ le azioni del Governo regionale ne’ tantomeno quelle di un Commissario, perchè occorre che le Assemblee dei sindaci, presiedute dai presidenti delle Province e soprattutto dai Comuni, che sono proprietari delle società, abbiano consapevolezza del punto di non ritorno cui si è giunti. I soggetti gestori hanno accumulato negli anni debiti enormi. La Regione Abruzzo – prosegue Chiodi – non può commissariarli, ma li metterà presto di fronte alle loro responsabilità. La musica – conclude il presidente della Regione – dovrà cambiare». Nella richiesta di Consiglio regionale straordinario, Chiodi chiede anche l’audizione del Commissario unico regionale, Pierluigi Caputi.

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