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Lo aveva promesso e lo ha fatto. Come direbbe il neo presidente della Regione Abruzzo: ho dato conseguenza al mio pensiero primordiale. Così, con tanto di fotografo personale, si è recato a rendere omaggio alle tombe di Emilio Mattucci, primo presidente del Consiglio regionale d’Abruzzo, e Luciano Russi, già rettore dell’università di Teramo.

I sentimenti non fanno più parte dell’intimo. I sentimenti servono per creare consenso. Così anche una visita privata in un cimitero diventa uno spettacolo. O meglio, uno show. 

Uno show perenne, prima e dopo le elezioni. E continuerà così per ben 5 anni. Un’operazione di marketing fatto sull’uomo, sulla personalità, sulla figura.

Un uomo che a me ricorda vagamente la strategia comunicativa del dittatore nordcoreano Kim Jong-un. Quel Kim che si fa fotografare ovunque, mentre è in barca sorridente piuttosto che in un’azienda dove si producono smartphone rigorosamente fatti in casa.

Kim che si fa fotografare in fabbrica mentre spiega, dice, consiglia, ordina. Il padre padrone che mette bocca su tutto. Il dittatore che supervisiona anche il taglio di capelli dei suoi sudditi.

“Il culto della personalità è una forma di idolatria sociale che generalmente si configura nell’assoluta devozione a un leader, solitamente politico o religioso, attraverso l’esaltazione del pensiero e delle capacità, tanto da attribuirgli doti di infallibilità”.Il culto della personalità è servito ai dittatori per fare carne da macello degli oppositori e giustificare ogni azione anche la più squallida. E, in genere, arriva sempre dopo una rivoluzione.

Nel pomeriggio D’Alfonso si è recato a L’Aquila per un primo incontro informale con due dirigenti della Regione, svoltosi in compagnia del sindaco Massimo Cialente e dell’ex deputato Pd Giovanni Lolli. È andato anche se non ancora ufficialmente insediatosi.

Chissà se, dopo Razzi, Crozza deciderà di portare l’Abruzzo alle cronache nazionali con questo personaggio pronto per il grande fratello.

ZdO 

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