Speranza, il ministro della Pandemia e le risibili scuse
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Il ministro della pandemia, Roberto Speranza, continua a dire bugie a reti unificate. E, cosa ancor più grave, senza nessuno che gli ponga domande. E dubbi.

È acclarato, ormai, che l’Italia non avesse – a marzo scorso – un Piano pandemico. L’unico Piano in circolazione era quello riferibile al 2006 che è stato copiato, incollato e inserito in quello del 2016. Nei giorni scorsi Report ha scoperto che non solo l’Italia non aveva un Piano pandemico aggiornato, ma anche che Ranieri Guerra, che tra il 2014 e il 2017 era Dg Prevenzione al Ministero della Sanità, avrebbe fatto pressioni per ritirare il Report che metteva in evidenza le falle del sistema italiano. In una serie di mail si legge che l’Oms ha bloccato il rapporto ‘An unprecedented challenge – Italy’s first response to COVID-19’ a cura di un team di ricercatori della divisione europea dell’Organizzazione mondiale della sanità.

In questi giorni il ministro della Salute sta cercando di evitare la discussione su questo aspetto della vicenda.

Ma ieri sera da Vespa a Porta a Porta si è superato andando oltre la decenza e il rispetto che dovrebbe al popolo italiano.

“Qui si confonde il Piano pandemico con il Piano antinfluenzale” ha detto Speranza. E poi ha aggiunto: “Così facendo si fa cattiva informazione”.

Evidentemente il ministro della Salute e della Pandemia è distratto dall’accanimento nei confronti del governatore della Regione Abruzzo per portarlo in tribunale. Fatto sta che Speranza cerca di confondere le acque e, ribadiamo, di prendere in giro gli italiani. Magari quelli meno informati.

Speranza fa finta di non sapere (ma lo sa perché dice di aver letto il documento) cosa c’è scritto nel Piano antinfluenzale del 2006. E allora noi glielo ricordiamo:

“Dalla fine del 2003, da quando cioè i focolai di influenza aviaria da virus A/H5N1 sono divenuti endemici nei volatili nell’area estremo orientale, ed il virus ha causato infezioni gravi anche negli uomini, è diventato più concreto e persistente il rischio di una pandemia influenzale. Per questo motivo l’OMS ha raccomandato a tutti i Paesi di mettere a punto un Piano Pandemico e di aggiornarlo costantemente seguendo linee guida concordate”.

Dunque, nel 2006 il Piano pandemico citava l’influenza aviaria facendo esplicito riferimento al virus che causò gravi infezioni agli uomini.

“Il presente Piano, stilato secondo le indicazioni dell’OMS del 2005, aggiorna e sostituisce il precedente Piano Italiano Multifase per una Pandemia Influenzale, pubblicato nel 2002. Esso rappresenta il riferimento nazionale in base al quale saranno messi a punto i Piani operativi regionali.

Il Piano si sviluppa secondo le sei fasi pandemiche dichiarate dall’OMS, prevedendo per ogni fase e livello, obiettivi ed azioni. Molte delle azioni individuate sono già state realizzate man mano che la situazione epidemiologica lo ha richiesto. Le linee guida nazionali per la conduzione delle ulteriori azioni previste saranno emanate, a cura del Centro Nazionale per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (CCM), come allegati tecnici al Piano e saranno periodicamente aggiornate ed integrate.

Spieghiamo a Speranza che lo studio di quegli anni ha permesso di anticipare una probabile pandemia anticipando un preciso piano di azione. Nel dettaglio quel Piano, tenendo conto della drammaticità della situazione, fissava alcuni punti strategici per affrontare il virus.

“In coerenza con i Princìpi del Piano, il Ministero della salute si fa carico di individuare e concordare:

con le Regioni le attività sanitarie sia di tipo preventivo che assistenziale da garantire su tutto il territorio nazionale

con i Dicasteri coinvolti le attività extrasanitarie e di supporto, finalizzate sia a proteggere la collettività che a mitigare l’impatto sull’economia nazionale e sul funzionamento sociale, comunque necessarie per preparazione e per la risposta ad una pandemia, nonché gli aspetti etici e legali a supporto delle attività concordate

insieme al Ministero degli Affari Esteri e con gli Organismi Internazionali preposti gli aspetti di cooperazione internazionale e assistenza umanitaria

L’obiettivo del Piano è rafforzare la preparazione alla pandemia a livello nazionale e locale, in modo da:

1. Identificare, confermare e descrivere rapidamente casi di influenza causati da nuovi sottotipi virali, in modo da riconoscere tempestivamente l’inizio della pandemia

2. Minimizzare il rischio di trasmissione e limitare la morbosità e la mortalità dovute alla pandemia

3. Ridurre l’impatto della pandemia sui servizi sanitari e sociali ed assicurare il mantenimento dei servizi essenziali

4. Assicurare una adeguata formazione del personale coinvolto nella risposta alla pandemia

5. Garantire informazioni aggiornate e tempestive per i decisori, gli operatori sanitari, i media ed il pubblico

6. Monitorare l’efficienza degli interventi intrapresi” 

È evidente che il ministro Speranza ha letto ma non compreso il documento altrimenti non avrebbe fatto risibili affermazioni. Il Piano pandemico andava aggiornato per prevedere un nuovo virus – magari il covid – e allertare il sistema sanitario.

Perché il ministro Speranza non risponde?

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