WikiLeaks e Wikipedia: Julian Assange sarà fatto fuori dagli Stati Uniti e Mark Bernstein dalla Russia
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Il potere è potere. E fa di tutto per autoconservarsi. Se da una parte c’è il grande spettro dello ‘zarismo’ rappresentato da Vladimir Putin, dall’altro – qui nel libero Occidente – abbiamo una giustizia che incarcera giornalisti liberi.

E a pagare più di tutti non sono personaggi da salotto che alimentano tesi sul conflitto Ucraina-Russia e che lasciano il tempo che trovano. A pagare, gravemente, sono uomini come Julian Assange, cofondatore e caporedattore dell’organizzazione divulgativa WikiLeaks, e uno degli autori della versione russa di Wikipedia l’enciclopedia libera online, Mark Bernstein.

Assange dovrà tornare negli Stati Uniti

La Corte suprema britannica non ha ammesso il ricorso del fondatore di Wikileaks contro la sua estradizione negli Stati Uniti. Motivazione: “Non ci sono le basi legali”. A questo punto, la strada verso la libertà per Assange si fa strettissima, e le speranze di evitare l’estradizione negli Usa sono oramai minime. La vicenda, ora, è tutta nelle mani del ministro dell’Interno britannico, Priti Patel. Che ha già fatto capire che non si opporrà alla richiesta di estradizione degli Stati Uniti nelle prossime settimane. Dunque, a meno di clamorose sorprese, bollinerà la decisione. A quel punto, Assange potrebbe chiedere una revisione giudiziaria per appurare che il procedimento abbia rispettato la legge in ogni sua singola parte. E, se cosi non fosse, contestare la decisione finale di estradizione. Assange era stato arrestato nell’ambasciata ecuadoregna di Londra“rinchiuso nella Guantanamo britannica”. A denunciarne il trattamento fu la madre del fondatore di Wikileaks.

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L’arresto di Mark Bernstein

Una sorte simile è toccata a Bernstein, arrestato dalla Direzione generale contro il crimine organizzato e la corruzione del ministero dell’Interno della Bielorussia. Una notizia che riporta all’ordine del giorno gli arresti nei confronti degli attivisti contro Putin e contro la guerra che si sta svolgendo tra Russia e Ucraina, che non guarda di certo in faccia il CV di una persona. In seguito all’arresto l’account di Bernstein è stato bloccato a tempo indeterminato.

Non è chiaro quale siano le reali accuse nei confronti dello scrittore russo. Bernstein sarebbe finito in carcere per “distribuzione di false informazioni anti-russe”Bernstein, 56 anni, rappresenta una sorta di “celebrità” della Wikipedia russa. Con oltre 200mila modifiche realizzate nel corso degli anni alle voci enciclopediche, Bernstein è tra i 50 autori più attivi ed ha per questo una grande reputazione nel resto della comunità dell’enciclopedia online e non solo. Secondo alcune voci insistenti, l’arresto dell’editor di Wikipedia nasce dal lavoro compiuto negli ultimi giorni a causa della guerra, con Bernstein che aveva collaborato all’aggiornamento delle voci di Wikipedia legate all’invasione militare dell’Ucraina da parte della Russia, divulgando notizie che, a Putin, non sono andate tanto giù.

La stessa Wikipedia da tempo risultava nel mirino delle autorità di Mosca, che stanno cercando in tutti i modi di non far trapelare informazioni alcune.

La Roskomnadzor, l’autorità per la regolazione dei media, aveva inviato una nota alla comunità russa dell’enciclopedia libera online indicando come false le informazioni inerenti la pagina sull’invasione russa dell’Ucraina degli ultimi giorni e chiedendo di sistemare il tutto. In questo caso l’autorità aveva collegato a Wikipedia un riporto di dati errati sulle perdite russe in battaglia e sulle violenze contro i civili ucraini. Con la nuova legge in vigore, chi viene sorpreso a divulgare notizie (che possono essere vere ma per loro risultano false) rischia ben 15 anni di reclusione.

Assange a rischio “morte”

Il rientro di Assange è ormai certo. Ci sarebbe, per i legali di Assange, la possibilità di fare ricorso contro la decisione dell’Alta Corte (secondo grado di giudizio) che lo scorso dicembre ha ribaltato la prima sentenza favorevole all’australiano, quella della Westminster Magistrate’s Court. I giudici avevano respinto la richiesta di estradizione Usa per le condizioni disumane cui Assange, che soffrirebbe “di problemi mentali in cella” perché sottoposto in un carcere di massima sicurezza americano. Obiezione poi fatta decadere dall’Alta Corte in quanto ora sussisterebbero “solenni rassicurazioni di uno Stato sovrano come gli Stati Uniti” sul trattamento di Assange.

Assange rimasto solo

Ad occuparsi di Assange sono rimasti la moglie Stella Moris, seguaci e sostenitori di Assange, ma anche diversi giornalisti o associazioni come Amnesty International e Reporter senza frontiere. Siamo di fronte a una “terribile ingiustizia”, “un momento buio” e le “rassicurazioni americani sono insussistenti”. Assange deve rispondere di 18 capi di accusa, tra cui cospirazione. Quelle riferite alle esplosive rivelazioni dei cablogrammi di diplomazia e difesa Usa rubati dall’ex soldato americano Bradley – oggi Chelsea – Manning, e pubblicati su Wikileaks dal 2010. Assange potrebbe essere condannato fino a 175 anni di carcere negli Usa.

Anche nella prima sentenza poi ribaltata dall’Alta Corte, la giudice Baraitser, pur negando l’estradizione, aveva tuttavia definito l’ex leader di Wikileaks non un giornalista, ma un personaggio che, nella pubblicazione dei file, “era andato oltre perché ha cercato di ottenere informazioni attraverso l’hackeraggio” di Manning: “La libertà di espressione non è pubblicazione senza regole”, aveva detto Baraitser ricordando anche la libertà su cauzione infranta da Assange in Inghilterra nel 2012 e il rifugio per sette anni nella sede dell’Ambasciata ecuadoriana a Londra per sfuggire al carcere.

Prima della controversa pubblicazione delle email del Partito democratico Usa che nel 2016 inguaiarono Hilary Clinton contro Donald Trump.

Ma, a quanto pare, le sorti di due persone potrebbero concludersi nel peggiore dei modi. Sia in America che in Russia.

di Antonio Del Furbo

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