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Qualcuno sa qual è la linea politica del segretario del Partito democratico? Ma, soprattutto, qualcuno sa se esiste una linea programmatica all’interno di un movimento politico che, fino a priva contraria, dovrebbe proporsi come alternativa alla destra governativa?

di Antonio Del Furbo

Essenzialmente, diciamocelo, c’è un problema, grosso come un palazzo, di leadership. Nicola Zingaretti a parte essere il fratello del fratello e un uomo, dicono, molto simpatico e con un grande cuore, non sfoggia il carattere del leader. Dove vuole andare a parare mister Zingaretti? Nessuno lo sa. Forse pochi. Forse gli appena eletti del suo giglio magico potranno avere qualche barlume di conoscenza rispetto alla traiettoria politica che il segretario vuole perseguire ma le domande, per noi comuni mortali, rimangono. Che politica ha il nuovo Pd in tema d’immigrazione? E in tema economico? E in tema di lavoro? C’è chi farfuglia al mattino una certa politica e c’è chi al pomeriggio rimodula la prospettiva in base a gusti personali. Al momento sulle reali questioni che angosciano la maggioranza del Paese non si ode proposta dalle parti del centrosinistra. Zingaretti appare come uomo capitato lì per caso, che non vuole disturbare (non si capisce bene chi) e che preferisce rimanere in silenzio. Sarebbe ora, forse, che qualcuno gli dicesse che rappresenta, nel bene e nel male, un partito che alle ultime elezioni ha superato il 20%. Qualcuno al “bello addormentato” dovrebbe suonargli la sveglia. E a provarci c’è il solito Carlo Calenda che gli pone ben sette quesiti per destarlo dal torpore atarassico. Quali sono le proposte del Pd per i precari? Qual è la posizione su “Quota 100”? Quale tipo di finanziaria il Pd sente più vicina: quella spagnola o quella francese? Abolirebbe il reddito di cittadinanza? Abolirebbe la Bossi-Fini in tema di immigrazione? Qual è la posizione del Pd in merito al progetto del “Green new deal”? E, infine, sulle riforme civili qual è la posizione?

Al momento sappiamo che il buon Zingaretti le ha prese (giustamente) dalla corrente renziana che lo ha contestato sul caso Lotti. Nessuna posizione da contrapporre alla calata manettara di centrodestra e, soprattutto, di stampa e procure. Nessuna narrazione, niente di niente. Zero assoluto. “Sono arrivati più attacchi a Lotti dall’interno del Pd che dagli avversari politici” ha detto Maria Elena Boschi. E ora il risultato è che un “non indagato” è fuori dal Pd senza che Zingaretti abbia spiegato il motivo. “Non facciamoci del male proprio adesso che il Pd sta dando segnali di ripresa, dobbiamo stare uniti perché dobbiamo combattere contro i progetti illiberali di Matteo Salvini” ha ribattuto il buon segretario. E ha aggiunto:“Non affossiamo i primi segnali di ripresa del Pd. L’azione deve essere rivolta tutta all’esterno, dove c’è una situazione di pericolo” per l’ascesa della destra.

Ecco, forse sarebbe il caso che il segretario riconoscesse i suoi limiti e arrivasse a fare un passo indietro proprio per abbattere quel vento di estrema destra che spira nel Paese. Forse, il nuovo leader della sinistra è donna, giovane, con il cuore “verde” a sinistra e che, soprattutto, abbia una narrazione adatta per il web.

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