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Riflessioni e domande al presidente della commissione regionale pari opportunità Gemma Andreini

Il Consiglio regionale dell’Abruzzo, uscito dalle urne del 25 maggio, è stata la prova che senza un obbligo di legge sulle candidature di genere, la politica al maschile ha predominato su tutti gli spazi.

Devo ammettere che ho nutrito delle perplessità prima di affrontare questo tema proprio perchè, man mano che lo elaboravo, mi accorgevo che il tema stesso aveva insita una capacità di spaccare aprioristicamente l’opinione pubblica.

Infatti, se avessi scritto qualcosa di favorevole alle pari opportunità: sarei stato osannato dalle donne e ignorato dagli uomini, se avessi scritto qualcosa di contrario alle pari opportunità: sarei stato linciato dalle donne e ugualmente ignorato dagli uomini.

Per questo, l’incipit si pone non sulla domanda: “il giornalista è favorevole o contrario alle pari opportunità”, ma piuttosto “cos’è che il giornalista non ha capito sulle pari opportunità?”.

Ecco, tutto nasce dalla percezione di non aver capito bene che cos’è la parità di genere e nel non aver trovato delle risposte negli amici, nei conoscenti e nei cittadini.

Addirittura, e da qui nasce davvero pugnace la necessità di scrivere, nella cittadinanza c’è un’opinione sbagliata in materia, infatti ho notato che alla domanda: “che cosa sono le pari opportunità?” molti cittadini rispondono: “le pari opportunità sono quella medicina contro gli uomini, i quali sono una casta di orchi cattivi che odiano le donne e non le vogliono nei tavoli delle decisioni”.

Il problema è decisamente più complesso e parte da un’ottica diversa.

Proprio quest’ottica, attraverso qualche domanda, ho voluto chiarire con il Presidente della commissione regionale pari opportunità Gemma Andreini.

 

Buongiorno

Non pensa che il concetto di pari opportunità sia già un affermare che le donne “non sono in grado di…” e necessitano di una corsia preferenziale?

Hai ragione a dire che la questione, vista da questo punto di vista, sembra una discriminazione sulle donne.

Quando ho sentito parlare di “quote rosa”, infatti, mi si sono “alzati” i capelli.

In verità, e sono contenta che mi hai rivolto questa domanda, il tutto va letto da una prospettiva diversa.

Gli uomini e le donne sono due esseri diversi, ne’ migliori e ne’ peggiori ma essenzialmente diversi. Il cervello femminile è diverso da quello maschile e, come tu ben capisci, se un esperienza, ad esempio amministrativa, viene gestita da un cervello femminile il risultato sarà sicuramente diverso rispetto alla stessa esperienza gestita da un cervello maschile.

Ci sono dei documenti che attestano i risultati ottenuti, in altri paesi, dalle donne inserite nell’ambito delle amministrazioni e sono stati risultati positivi.

Per questo, parlare di “pari opportunità” significa adottare delle misure “temporanee” per far sì che la Res Publica possa giovare del pontenziale delle donne.

Penso che la colpa della discriminazione non sia del maschio. In altri termini, credo sia il modus operandi delle attività stesse a selezionare chi è più o meno adatto. Ad esempio il basket seleziona gli alti, i cataloghi di intimo selezionano le donne dalle forme perfette. Perchè viene considerato uno scempio che la politica prediliga delle caratteristiche più maschili che femminili?

Non è uno scempio ma comunque è un’oggettività che necessita un intervento.

Non metto in dubbio e ti do ragione quando dici che la discriminazione non deriva dal maschio ma dalla strutturazione dell’attività, ma nonostante questo rimane il dato di fatto; se non ci sono degli aggiustamenti sulla normativa, le donne non possono portare il loro contributo alla pubblica amministrazione e quindi ai cittadini.

Credo che un uomo che raggiunge dei risultati politici sia uno che sta perennemente in campagna elettorale, esce la mattina e torna la sera. Come credo che Emma Bonino, Laura Boldrini, Rosy Bindi ecc…, che senza quote rosa hanno raggiunto notevoli risultati, hanno fatto la stessa cosa.

Non le sembra che la commissione di pari opportunità, parlando fuori dai denti, chieda la possibilità che una donna continui a fare la mamma, ad essere donna e in più ad avere una candidatura super appoggiata dal partito?

Le donne hanno il diritto di essere donne e allo stesso tempo di partecipare alla vita pubblica.

Come le ho detto, ciò non deve essere fatto per un beneficio personale ma per il bene della collettività.

L’articolo 3 della Costituzione Italiana si esprime in questo modo: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Il 3 Luglio verrà rinnovato il consiglio del CSM e speriamo davvero che questa volta ci sia una maggiore attenzione per le donne.

La discoteca è un luogo in cui per rimorchiare le ragazze è richiesto che hai più o meno le sembianze di Gabriel Garko.

Non pensa che la collettività dei brutti, non avendo colpa del loro essere, possa chiedere le pari opportunità, ad esempio un intervento di chirurgia plastica gratuito, per poter abbordare qualche bella ragazza in discoteca.

Credo che molti complessi si risolverebbero.

La presidentessa ha sorvolato la risposta non reputando la domanda degna di essere posta.

Marco Minnucci

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