A gennaio i prezzi salgono del 4,8% su base annua. Istat: situazione "preoccupante per le possibili conseguenze sociali"
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Il primo mese dell’anno ha visto una nuova fiammata dei prezzi. Una situazione che non si registrava dall’aprile del 1996 con le lire.

Secondo le stime preliminari dell’Istat, il mese scorso l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, ha registrato un aumento dell’1,6% su base mensile e del 4,8% su base annua, in forte accelerazione dal +3,9% del mese precedente. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta dello 0,2% su base mensile e del 5,3% su base annua (da +4,2% di dicembre).

La fiammata dei beni energetici

A spingere l’indice Nic è ancora una volta il comparto dei Beni energetici regolamentati, con una crescita su base annua mai registrata (+38,6%), ma “tensioni inflazionistiche crescenti si manifestano anche in altri comparti merceologici. Ciononostante – commenta l’Istituto – la componente di fondo, al netto di energetici e alimentari freschi conferma il dato di dicembre grazie anche al rallentamento dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti i cui andamenti tendenziali sono ancora condizionati dalle limitazioni alla mobilità dovute alla pandemia”. La cosiddetta inflazione di fondo, calcolata al netto degli energetici e degli alimentari freschi, rimane infatti stabile a +1,5%, mentre quella al netto dei soli beni energetici accelera da +1,6% a +1,8%.

Prezzi in aumento: i settori

Tra le altre componenti della spesa, la crescita dei prezzi è dovuta “in misura minore ai prezzi dei Beni energetici non regolamentati (da +22,0% a +23,1%), dei Beni alimentari, sia lavorati (da +2,0% a +2,4%) sia non lavorati (da +3,6% a +5,4%) e a quelli dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +2,3% a +3,5%); da segnalare, invece, il rallentamento dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da +3,6% a +1,4%)”.

In accelerazione c’è anche il “carrello della spesa”, per la cura della casa e della persona (da +2,4% di dicembre a +3,2%) sia quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +4,0% a +4,3%). “Occorre tutelare il potere d’acquisto delle famiglie ed evitare pesanti ricadute sul livello dei consumi, che restano ancora sotto i livelli pre-Covid  – dice Carlo Alberto Buttarelli di Federdistribuzione – Lo sforzo delle nostre imprese non consentirà di evitare che nei prossimi mesi si rilevi un ulteriore incremento dei prezzi sul carrello della spesa”.

L’inflazione acquisita per il 2022 è già arrivata al 3,4%, dal +1,8% ereditato dal 2021

“Un rialzo stratosferico e disastroso! Si tratta di una Caporetto per le tasche delle famiglie. Da giugno a gennaio, in appena 7 mesi, l’inflazione è passata da +1,3% a +4,8, 3,7 volte in più, e questo per colpa dei rincari dei beni energetici, senza i quali oggi l’inflazione sarebbe pari solo all’1,8%”, commenta Massimo Dona presidente dell’Unione nazionale dei consumatori. “Una catastrofe che rallenterà la ripresa in corso, per colpa dei minori consumi, indispensabile per far far fronte all’impennata dei prezzi”.

Per una coppia con due figli l’aumento del costo della vita è di 1.715 euro su base annua.

La ripartizione è di 840 solo per Abitazione, acqua ed elettricità, 416 euro per i Trasporti. Diventa di 1.611 euro per una coppia con un figlio “ma il record spetta alle coppie senza figli con meno di 35 anni che, spendendo di più di quelle con i figli per la cura della casa, hanno un aggravio annuo di 1.783 euro”. Dalla stessa Istat si sottolinea d’altra parte come l’andamento sia “preoccupante” per le possibili conseguenze sociali, così come per i riflessi che potrebbero essere “consistenti” sul Pil.

L’intervento della Bce

I dati sui prezzi sono osservati con attenzione in tutta l’Eurozona, alla vigilia della riunione della Bce che deve affrontare le pressioni per intervenire e spegnere questa fiammata. Proprio da Eurostat è arrivata la comunicazione di una accelerazione dei prezzi anche a livello di area della moneta unica: +5,1% su base annua a gennaio, in accelerazione rispetto al +5%, segnato a dicembre. Anche in questo caso c’è l’energia alla base dei rincari.

I dati provvisori registrano il tasso annuo più elevato a gennaio (28,6%, rispetto al 25,9% di dicembre), seguita da cibo, alcol e tabacco (3,6%, rispetto al 3,2% a dicembre), servizi (2,4%, stabile rispetto a dicembre) e beni industriali al netto dell’energia (2,3%, rispetto al 2,9% di dicembre).

“Il rialzo dell’inflazione ha un impatto sulla crescita e il potere d’acquisto dei cittadini, per questo i ministri delle Finanze sono naturalmente preoccupati”, ha detto il presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe, in audizione alla commissione Economica del Parlamento europeo

Entrambi i dati, tanto quello italiano che dell’Eurozona, sono superiori alle attese degli analisti di Unicredit, che in mattinata pronosticavano un lieve rallentamento dell’Eurozona (dal 5 al 4,8%) per il venire meno di un effetto-confronto legato alla diversa Iva in Germania, e un progresso per l’Italia ma limitato al 4,4% annuo e 1,2% mensile.

Andamento dei prezzi negli ultimi 20 anni

L’analisi parte dal primo gennaio 2002, con l’entrata in vigore dell’euro in undici Paesi. Se si prende l’indice nazionale dei prezzi al consumo al lordo dei tabacchi, nel gennaio scorso presenta una crescita del 40,4% rispetto alla media del 2001. A crescere di più sono stati Bevande alcoliche e tabacchi (+91,9%), a causa in particolare dei Tabacchi (+115,1%), e le divisioni di spesa che includono i prodotti energetici, quali Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+86,3%) e Trasporti (+59,3%).

“A crescere meno negli ultimi venti anni sono i prezzi dei Servizi sanitari e spese per la salute (+7,5%), mentre sono addirittura in flessione quelli delle Comunicazioni (-51,4%) che hanno risentito della forte evoluzione tecnologica del settore, con particolare riferimento ai beni, e del progressivo ampliamento delle caratteristiche concorrenziali del mercato con particolare riferimento ai servizi afferenti a questo comparto merceologico”.

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