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Antonio Norante vuole il suo bel pensionamento alla giovane età di 55 anni

In attesa di conoscere l’esito del tentativo di Antonio Norante, e probabilmente di altri ex consiglieri regionali, di avere diritto al vitalizio a 55 anni e non a 60, come ha deciso il Consiglio regionale attuale, registriamo che alla Camera dei Deputati c’è stata una vera e propria ondata di ricorsi contro la stessa decisione assunta dalla Camera dei Deputati di spostare a 60 anni il diritto a ricevere la lucrosa pensione.

Fino a sabato il numero di ricorsi era già 26, ma all’ultima ora (la scadenza era proprio sabato 4 febbraio) potrebbero diventare di più.

Non sono stati resi noti tutti i nomi dei ricorrenti, ma si è saputo che hanno firmato i ricorsi 15 leghisti, 7 del Pdl, 3 dell’Ulivo ed 1 di Rifondazione Comunista.

Più o meno sono rappresentate tutte le organizzazioni politiche, da destra alla sinistra estrema.

Solo 3 deputati sono ancora in carica, Daniele Molgora della Lega, Roberto Rosso e Giorgio Jannone, del Pdl.

Quest’ultimo ha però reso noto di aver rinunciato al ricorso.

Per conoscere tutti i nomi dei ricorrenti bisognerà attendere il 18 aprile, quando si riunirà il Consiglio di giurisdizione della Camera dei Deputati, che è l’organo composto da tre deputati competente per i ricorsi presentati contro la Camera dei Deputati.

Nel collegio, presieduto da Giuseppe Consolo, di Fli, ci sono anche Ignazio Abrignani, del Pdl e Tino Iannuzzi del Pd.

Saranno quindi gli stessi componenti della Camera dei deputati a giudicare sui ricorsi presentati: tutto in famiglia, come si conviene alla Casta.

Vedremo cosa accadrà mercoledì 18 aprile, quando, alle 13,30, inizierà la pubblica  trattazione delle cause e conosceremo anche, per forza di cose, il nome di coloro che ritengono di aver subito un torto perché il diritto da incassare la pensione è slittato di 5 anni.

A questi “onorevoli” sarebbe a quel punto giusto chiedere, soprattutto a coloro che hanno votato di recente, essendo ancora in  carica, l’innalzamento della età pensionabile di tutti i cittadini italiani, se ritengono che ci sia equità in questa situazione.

C’è comunque attesa per la decisione che dovranno prendere sia il Consiglio di giurisdizione, che il Giudice del lavoro, se verrà chiamato in causa, come sembra, da Antonio Norante e da qualche altro ex consigliere regionale, che vogliono anch’essi ottenere a 55 anni i soldi del vitalizio.

Giudice del lavoro chiamato in causa, dopo che il Tar, al quale Norante si era rivolto, si è dichiarato incompetente a decidere sull’argomento ed ha passato di mano la patata bollente.

Se venissero accettate le richieste dei deputati e dei consiglieri regionali di andare in pensione a 55 anni, perché non si possono toccare i diritti acquisiti, cosa accadrebbe per i diritti di tutti gli altri cittadini italiani che sono stati palesemente violentati dalle ultime decisioni di Governo Monti?

Perché coloro che dovevano andare in pensione e che ora sono costretti ad attendere altri anni, non dovrebbero godere delle stesse sentenze favorevoli?

Tutta la vicenda si muove su un terreno molto scivoloso, dove in tanti rischiano di cadere e di farsi male.

In primo luogo coloro che hanno attivato i ricorsi.

Il loro rischio è di perdere la faccia e la dignità.

 

di Gino Di Tizio

 

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