Cafiero de Raho e la cacciata di Di Matteo. La "bugia" del Procuratore nazionale antimafia
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C’è un Procuratore nazionale antimafia, tale Federico Cafiero de Raho, che in una trasmissione televisiva chiama in diretta. Lo fa, precisamente, nella trasmissione di Massimo Giletti, Non è L’Arena“. Un’occasione persa, quella di de Raho, per stare zitto. 

De Raho, ha sostenuto, durante l’intervento, che Di Matteo avrebbe rifiutato la sua richiesta di reintegro nel pool stragi della Procura nazionale antimafia.

La vicenda è legata a un’intervista di 42 minuti che Di Matteo fece qualche tempo fa ad Andrea Purgatori nella puntata del 20 maggio di Atlantide su La7. Si è parlato in quell’occasione della strage di Capaci come un “momento indelebile nelle menti delle persone perbene”. Di Matteo spiegò che è “altamente probabile che insieme agli uomini di Cosa nostra abbiamo partecipato alla strage…anche altri uomini estranei a Cosa nostra”. Una riflessione che arriva dalla letture delle sentenze già emesse. Per quelle parole Cafiero de Raho decise l’espulsione di Di Matteo – che ricordiamo ha istruito il processo sulla Trattativa Stato-mafia e che vive sotto scorta da anni perché minacciato dalla mafia – dal pool sulle stragi.

Nino Di Matteo via dal “pool sulle stragi” perché ha parlato troppo

De Raho, dunque, dice che Di Matteo ha rifiutato la proposta di reintegro nel pool. Peccato che non risulti, almeno ufficialmente, alcuna proposta diretta fatta da de Raho a Di Matteo per il suo reintegro. Sarebbe bastato un incontro, una mail, una telefonata per rimettere tutto a posto. E invece nulla.

In sostanza, de Raho avrebbe dovuto comportarsi come quando ha defenestrato Di Matteo: facendo un comunicato ufficiale. Il Procuratore nazionale antimafia non gradì “il suo disquisire in tv di mandanti esterni e scenari vari che sono tuttora al vaglio di varie procure”. Di qui la rimozione del pm dal pool, con effetto immediato e con una segnalazione al Csm. Cafiero de Raho avrebbe contestato a Di Matteo “la violazione del rapporto di fiducia all’interno del gruppo e con le direzioni distrettuali antimafia” tuttora impegnate in indagini sulle stragi del ’92 e del ’93. E dunque sarebbe stato lecito aspettarsi una comunicazione simile anche per la revoca del provvedimento precedente.

L’altro punto è: perché cacciare Di Matteo e poi reintegrarlo? Nell’intervista non c’è alcuna violazione del segreto istruttorio da parte di Di Matteo. E, infatti, de Raho si ‘pente’. La verità è che de Raho ha ricevuto le rimostranze di un Procuratore di una delle Dda soggette al coordinamento della Procura nazionale che scava sulle stragi dei primi anni ’90.  

Ma se davvero non vi è stata alcuna interlocuzione tra i due giudici vorrà dire che il Procuratore nazionale antimafia ha mentito.

di Antonio Del Furbo

antonio.delfurbo@zonedombratv.it

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