Caserma Levante, la trans: "massacrata di botte più di una volta". Orge fino all'alba a base di coca
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Dalla caserma Levante di Piacenza riecheggiano ancora -e chissà per quanto tempo ancora- parole vergognose. “Se non collabori, in un modo o nell’altro ti frego e ti mando in Brasile. Puoi anche scappare perché qui non ti faccio più mettere piede”.

Queste sono le minacce che il comandante della stazione Levante di Piacenza, il maresciallo Marco Orlando, avrebbe rivolto a una transessuale in diverse occasioni già un anno e mezzo fa, quando il “sistema criminale” dei carabinieri infedeli, messo in piedi sotto i suoi occhi, era ancora sconosciuto.

Le trans, le percentuali agli spacciatori e le ricompense sessuali a Nikita e Valeria

Nella centralissima caserma di via Caccialupo sarebbero avvenuti numerosi abusi. I militari l’avrebbero usata come quartier generale per gestire lo spaccio, compiere arresti illegali e torture.

I festini a base di coca con prostitute e trans nella casa con piscina dell’appuntato dei carabinieri Giuseppe Montella

Orlando è finito agli arresti domiciliari. Nel frattempo i tavoli della procura sono pieni di richieste di persone che vogliono essere ascoltate e che si dicono disposte a raccontare altri episodi legati alla maxi inchiesta che ha coinvolto dieci militari e numerosi spacciatori.

Sequestrata caserma carabinieri di Piacenza per spaccio, estorsione e tortura

Francesca è una trans brasiliana che ha 48 anni. Ha passato una vita sulla strada e un fisico debilitato soprattutto dall’Aids, tanto da pesare 35 chili. Anche lei ha presentato ai magistrati una richiesta per essere ascoltata come persona offesa. Informatrice delle forze dell’ordine sul mondo dello spaccio, è stata più volte aggredita e pestata con violenza da alcuni pusher, appena usciti dal carcere, che l’avevano ritenuta responsabile del loro arresto.

Ed è proprio lei a fornire dettagli importanti sulla vicenda della Levante. In caserma avvenivano feste a luci rosse e violenze. “È iniziato tutto due anni fa e siamo andati avanti fino alla scorsa estate: grazie alla mia amica trans Nikita ho partecipato ad almeno quattro festini hard dentro la stazione di via Caccialupo”.

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Con molta discrezione, insieme ad altre prostitute, entravamo uno alla volta, di notte: entravamo e i carabinieri ci sequestravano i cellulari per evitare di fare foto o video. A fornirci di droga era il maresciallo Orlando: la tirava fuori e la metteva su un piatto e tutti pippavamo cocaina. Mi ricordo che c’era un sacchetto con almeno mezzo chilo di roba”. Tutto avveniva Carabinieri Piacenza, le loro bevute al ‘Grida bar’ di Piacenza.

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Secondo il racconto di Francesca a organizzare le orge era Nikita che portava transessuali ed escort per soddisfare le richieste dei carabinieri della caserma Levante. Quando non era possibile in caserma, si spostavano di poche centinaia di metri a casa di Nikita ma i militari erano sempre in divisa. “Mi trattavano come la regina di Monaco, avevano un debole per me che batto da 20 anni. Il maresciallo e gli altri carabinieri erano dei depravati, facevamo sesso di gruppo a go-go, fantasie erotiche molto spinte e cocaina senza fine. Andavamo avanti tutta la notte fino alle prime luci dell’alba. Per pagarci ci lasciavano prendere tutta la cocaina che volevamo dal sacchetto”.

Nonostante tutto, anche Francesca è stata vittima della banda: “Una volta mi hanno fatto un dispetto e portato in giro tutta la notte per trovare i trafficanti e quando siamo tornati in caserma mi hanno minacciata e spinta fino a cadere per terra”. Botte che anche altre prostitute hanno dovuto subire. “C’è un’altra trans, Flavia, anche lei è stata picchiata dai carabinieri. Molte di noi sono state minacciate se non facevano quel che dicevano loro”.

Quando Francesca ha saputo la notizia degli arresti ha pensato che fosse finalmente arrivato il suo momento. “Ora qualcuno mi ascolterà. Mi hanno massacrata di botte, tante volte mi sono ritrovata in strada con la testa spaccata”.

L’interrogatorio “muto”

Marco Orlando, l’ex comandante della caserma Levante stamattina si è avvalso della facoltà di non rispondere nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al Gip di Piacenza. Si è rivolto solo ai giornalisti: “Non ho mai avuto una sanzione disciplinare in 30 anni. Come posso stare?”.  

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