Emanuela Orlandi: il caso irrisolto tra Servizi deviati, politica e Vaticano
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Mi sono posto una domanda seguita da una breve riflessione che voglio condividere con voi lettori. È possibile che spesso e volentieri le dichiarazioni di Pietro Orlandi vengano utilizzate come pietre per scalfire il dibattito che – nessuno lo nega e ci mancherebbe – c’è sulla vicenda Orlandi anche quando non persistono elementi?

Caso Orlandi. La seconda domanda è: tutto questo ha un “mandante”? Non lo so. Ma certo tutto mi appare molto strano.

Ieri mi accorgo che Repubblica scrive che “è in atto un nuovo attacco del fratello della ragazza al Vaticano sui ‘vizi’ di Agostino Casaroli, cardinale Segretario di Stato e già numero 2 di Papa Wojtyla“. Le accuse ad Agostino Casaroli sono basate su presunte rivelazioni di un religioso arrestato per legami con la Sacra corona unita e per traffico di opere d’arte.

Repubblica riporta:

Pietro: “Lui mi ha detto che ci sono cose gravi e poi anche cose che fanno sorridere. Allora io gli ho chiesto: cosa?”

Religioso: “Ti racconto questa… c’è un cardinale molto importante, soprattutto all’epoca, hai capito di chi parlo, veniva subito dopo il Papa. Si riferiva a Casaroli. Mi ha detto che si faceva portare da due o tre massoni che aveva sempre attorno tre o quattro ragazzine sui 12-13 anni, consenzienti… si faceva dare le mutandine, e faceva da solo… poi gli dava qualche soldino e loro contente se ne andavano… non le toccava… erano ragazzine che andava a prendere in certi ambienti, zingarelle…”.

Altre rivelazioni “più gravi” sarebbero rimaste segrete, non confessate dal religioso con cui racconta di aver parlato Pietro Orlandi. In ogni caso la nuova spallata al Vaticano è stato assestato.

A questo punto chiamo Pietro sia per verificare la notizia e, soprattutto, per capire se c’erano novità sulla vicenda di cui non era a conoscenza.

“Purtroppo, non ho ancora imparato che a volte le parole vengono interpretate diversamente. Sembra che io abbia fatto un’accusa diretta a Casaroli senza se e senza ma” spiega Pietro.

Insomma, nessuna accusa è stata rivolta direttamente da Pietro Orlandi nei confronti di Casaroli. I giornali hanno riportato dichiarazioni dette durante il sit-in per ricordare Emanuela Orlandi ma modificate. Nell’occasione Pietro ha svelato i ventotto nomi delle persone, probabilmente informate sui fatti, che lo scorso anno ha consegnato al promotore di giustizia Alessandro Diddi, quando il Vaticano aprì per la prima volta un’inchiesta per indagare sulla scomparsa di Emanuela. Dichiarazioni che ci aveva anticipato due giorni prima in una nostra intervista.

Si tratta di un aneddoto che, se vero, andrebbe solo a confermare quanto la pedofilia nel 1983 all’interno del Vaticano fosse una pratica nota e accettata, come si apprende anche dal racconto di un gendarme fatto a Pietro:

“Sembra che io abbia fatto un’accusa diretta a Casaroli senza se e senza ma. Quando in realtà ho detto che quel monsignore raccontandomi quell’episodio ha parlato di una carica molto in alto vicina al papa. Prima che facessi il suo nome, dicendo ‘probabilmente Casaroli’, altre persone presenti in piazza avevano iniziato a nominarlo, perché secondo le parole del monsignore il riferimento a lui era chiaro”.

Ad aprile dello scorso anno sempre tramite un giornale, questa volta Vatican news, riportò un articolo dal titolo: “Accuse a Wojtyla, Pietro Orlandi e l’avvocato Sgrò si rifiutano di fare nomi.

Secca la replica di Pietro che commentò:

“Ma sono impazziti, ma cos’è questo gioco sporco? Chi si rifiuta di fare i nomi? Ma se gli abbiamo dato una lunga lista di nomi, ma perché? Altro che strumentalizzare le parole, qui in questo titolo c’è il peggio del peggio”.

“Ma come – scrisse Pietro Orlandi in un lungo post su Facebooksono andato in primis a verbalizzare proprio per fare i nomi, tra gli altri, riguardo i famosi messaggi whatsapp affinché fossero convocati e interrogati e ora hanno il coraggio di dire che non ho fatto nomi? Mi auguro solo sia un’incapacità nel riportare le notizie da parte del giornalista e non una dichiarazione del Promotore”.

“Oltretutto vorrei aggiungere che quando mi sono presentato l’11 aprile dal Promotore per essere ascoltato e verbalizzare ero insieme all’avv. Sgrò, lo stesso Promotore disse all’avv. Sgrò che avrebbe preferito che lei fosse rimasta fuori dalla stanza perché avevano intenzione di ascoltare me non alla presenza dell’avvocato – aggiungeva Pietro Orlandi – che educatamente si congedò. Ma visto che nelle dichiarazioni fatte dalla Sgrò e riproposte in quest’articolo, cioè che aspettava da tempo una chiamata dal promotore Diddi per poter consegnare le famose chat whatsapp e poter fornire i nomi, ha preventivamente preparato insieme al sottoscritto una memoria con copie delle chat, i nomi e tutte le dichiarazioni che mi sarei apprestato a dire a voce. La Sgrò prima di uscire dalla stanza ha consegnato in doppia copia il memoriale, che è stato protocollato e letto a voce alta dallo stesso Diddi. Una copia al promotore e una all’avvocato”.

La domanda rimane pertinente: chi alimenta lo scontro con il Vaticano? E perché? Mica si vuole spostare l’attenzione su altro per no fare nulla nelle inchieste e ridicolizzare chi chiede giustizia da 41 anni?

di Antonio Del Furbo

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