Coronavirus, turbativa d'asta su gara Consip per 15,8mln di euro. L'imprenditore arrestatto: "Abbiamo margine di 16mln di euro"
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Turbativa d’asta e inadempimento di contratti di pubbliche forniture per un rifornimento di mascherine. Queste le accuse per Antonello Ieffi, 42 anni, originario di Cassino, arrestato stamattina dal Gico del nucleo di polizia economico finanziaria di Roma. “Una puntata d’azzardo, giocata sulla salute pubblica e su quella individuale di chi attendeva, e attende, le mascherine” per l’emergenza coronavirus ha spiegato il gip di Roma l’operazione. 

Le indagini dei finanzieri sono scattate dopo una denuncia di Consip per anomalie riscontrate nell’ambito della procedura di una gara del valore complessivo di oltre 253 milioni di euro. Gara bandita d’urgenza per garantire l’approvvigionamento di dispositivi di protezione individuale e apparecchiature elettromedicali. Nel mirino degli investigatori è finito il lotto n. 6, dell’importo di circa 15,8 milioni di euro, relativo alla fornitura di oltre 24 milioni di mascherine chirurgiche. Appalto aggiudicato alla Biocrea Società Agricola a Responsabilità Limitata che, con la sottoscrizione dell’accordo quadro, si impegnava, tra l’altro, alla consegna dei primi 3 milioni di mascherine entro 3 giorni dall’ordine.

Le mascherine ferme in Cina e l’aiuto a Di Maio

Sin dai primi contatti con Consip, Ieffi lamentava l’esistenza di problematiche organizzative relative al volo di trasferimento della merce, che sarebbe stata già disponibile in un punto di stoccaggio in Cina. Eppure le mascherine non arrivavano, nonostante fosse già passata la data prevista dal contratto per la prima consegna. Intanto Iezzi scriveva al ministro degli Esteri Luigi Di Maio per chiedere “un aiuto per la soluzione di una non meglio precisata problematica legata all’importazione di mascherine”. E, intanto, il 18 marzo veniva perquisito il magazzino dove le mascherine sarebbero state bloccate, ovvero all’aeroporto cinese di Guangzhou Baiyun. Delle mascherine, però, nessuna traccia.

Iezzi non poteva pagare il fornitore perché il Qatar, dove aveva sede una delle società che si era occupata dell’acquisto, gli aveva bloccato i conti correnti. Consip il 20 marzo sporge denuncia.

Biocrea e le violazioni tributarie

La storia societaria di Biocrea, intanto, aveva anche una serie di vecchie violazioni tributarie non dichiarate in sede di procedura dalla società. Tale situazione comportava l’esclusione di Biocrea dalla procedura e l’annullamento in autotutela da parte di Consip dell’aggiudicazione.

Come riferisce Repubblica, “Ieffi, essendo gravato da precedenti sia giudiziari (seppure non ancora definitivi) che di polizia, che avrebbero potuto inficiare la partecipazione alla gara, ha cercato di dissimulare la riconducibilità a sé della Biocrea, nominando come amministratore, un prestanome: Stefania Emilia Verduci (anche lei indagata), cui ha poi “ceduto” l’intero capitale sociale al prezzo di 100 mila euro, da corrispondere però tra due anni.”

Secondo gli atti degli investigatori, inoltre, le risultanze acquisite hanno dimostrato come la Biocrea, che ha un oggetto sociale estraneo al settore merceologico relativo alla gara (“coltivazione di fondi, selvicoltura, allevamento di animali e attività connesse”), fosse una “scatola vuota” senza dipendenti, strutture, mezzi e capitali, a far fronte alle obbligazioni nascenti da un contratto come quello originariamente aggiudicato.

Nonostante la palese incapacità operativa e finanziaria della Biocrea, Ieffi ha partecipato all’appalto.

Per il gip, Ieffi e la sua prestanome hanno giocato sull’emergenza: “Si tratta di una procedura percorsa sin dal suo inizio, come non poteva non essere, da una ratio assolutamente ed eccezionalmente emergenziale, derivante dal dramma collettivo già in corso in Italia e nel mondo in quei giorni e tuttora perdurante”. Insomma, i due hanno giocato sulla pandemia, “una puntata d’azzardo sulla salute pubblica”.

Il secondo appalto pubblico di Ieffi: i guanti 

Nonostante la “partita sulle mascherine” non fosse riuscita, Ieffi si è subito riorganizzato per provare ad aggiudicarsi un altro appalto pubblico, relativo alla fornitura di guanti, occhiali protettivi, tute di protezione, camici e soluzioni igienizzanti, per un valore complessivo di oltre 73 milioni di euro. Questa volta utilizzando un altro soggetto giuridico, la Dental Express H24 Srl che, però, era come Biocrea, senza patrimonio ma in più aveva un membro del cda con precedenti. Il 2 aprile, intercettato, l’indagato, per nulla provato dal precedente dice: “So’ numero esageratamente grandi…quindi io ho detto, perché non ci proviamo?”.   

 Consip, come nel precedente caso, rilevava l’incompatibilità con i requisiti di partecipazione richiesti escludendo l’operatore economico dalla procedura.

 “Mi sono messo in mezzo… ci sono 16 milioni di margine” – E al presidente del consiglio di amministrazione della Dental Express 24H diceva: “Io importo da anni il fotovoltaico dalla Cina…quando c’è stata l’emergenza, ho chiamato le ditte giù per dire, ma avete le mascherine, sta roba… mi sono messo in mezzo a questa cosa qua… perché intanto fai del bene… è una emergenza. (…) So numeri esageratamente grandi… Io ho detto, perché non ci proviamo?”. Però l’idea di fondo, al di là del ‘fare del bene’, dall’intercettazione pare chiara: fare soldi. “E ho chiesto, quindi, di diffondere in Cina questo… questa fornitura in blocco… Che se ce la fanno a quel prezzo, noi dovremmo avere circa sedici milioni in più, di margine…”, calcolava Ieffi. 

Di admin

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