Covid: in Abruzzo laboratori che non hanno comunicato i dati dei tamponi alla Asl
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L’aumento di strutture e laboratori privati adibiti a eseguire i tamponi per Covid ha portato ad avere laboratori improvvisati e con carenti condizioni igienico-sanitarie.

I Nas hanno scoperto, tra l’altro, che alcuni laboratori (spesso non autorizzati) non hanno comunicato alle Asl territoriali casi di positività al coronavirus.

Se non si comunica alle Asl competenti i risultati di tamponi positivi si crea un intralcio alla tracciabilità. Gli investigatori credono, inoltre, che in alcuni casi i risultati dei test non siano stati riferiti neanche agli interessati. E così restano liberi, inconsapevolmente, di girare e infettare.

Un fenomeno in crescita.

Nel corso dell’ultima settimana, sono 285 le aziende ispezionate. Si tratta di laboratori di analisi privati e convenzionati. Sono 67 i centri irregolari. Contestate “94 violazioni penali e amministrative, per un ammontare di 145 mila euro di sanzioni pecuniarie”. Di queste 94 violazioni, in 13 strutture è stata riscontrata “l’omessa o ritardata comunicazione dei casi di positività emersi a seguito delle analisi cliniche sugli utenti”. Inosservanze “ritenute di particolare gravità per la perdita di informazioni utili alla corretta e tempestiva tracciatura dei casi e conseguente diffusione incontrollata di situazioni di contagio”.

I danni

Se non si comunica i casi di Covid-19 alle Asl, le Aziende non possono tracciare gli spostamenti delle persone.

I laboratori

In Abruzzo i Nas di Pescara hanno individuato tre laboratori in provincia di Chieti, i quali hanno omesso le comunicazioni alle autorità sanitarie. In questo caso la violazione riguarda l’articolo 254 del Testo unico delle leggi sanitarie e che impone al sanitario che venga a conoscenza di un caso di malattia infettiva e diffusiva di farne immediata comunicazione. I Nas di Pescara hanno informato l’autorità giudiziaria. I carabinieri cercano anche di capire se i cittadini positivi sono informati dell’esito del proprio tampone. Se così non fosse, i responsabili dei laboratori potrebbero incorrere all’accusa di epidemia colposa.

Circostanza simile è avvenuta anche a Cremona dove i Nas hanno segnalato il gestore di un ambulatorio medico che aveva eseguito tamponi rapidi per attuare un piano di “screening collettivo concordato con alcune amministrazioni comunale del Basso pavese”. Screening fatto senza la preventiva comunicazione all’Autorità sanitaria locale.

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